TESTAMENTI TRADITI
Milan Kundera
Sto rileggendo "Testamenti traditi"
Questo libro è una dichiarazione d'amore di Kundera per la musica e il romanzo. Molte le pagine dedicate agli autori preferiti: Rabelais, Broch, Kafka, Hemingway, Fuentes, Rushdie, Mann, Musil, Joyce, ma anche i russi per la letteratura; Janacek, Bach, Schonberg, Stravinskij per la musica.
"Oggi la società occidentale è solita presentarsi come quella dei diritti dell'uomo; prima di poter rivendicare dei diritti , però, l'uomo aveva dovuto costituirsi come individuo, considerare se stesso in quanto tale ed essere considerato in quanto tale; questo in Europa non sarebbe mai accaduto senza una lunga pratica delle arti e in particolare del romanzo che insegna al lettore a essere curioso dell'altro da sé e a cercare di capire verità diverse dalle sue. In questo senso Cioran ha ragione a definire la società europea come 'società del romanzo' e a parlare degli europei come dei 'figli del romanzo'".
"Che cos'è un individuo? in che cosa consiste la sua identità? Tutti i romanzi cercano di dare una risposta a queste domande. E in effetti, cos'è che definisce un io? Quello che fa, le sue azioni? Ma l'azione sfugge al suo autore, rivoltandosi quasi sempre contro di lui. La sua vita intima, allora, i pensieri, le emozioni segrete? Ma un uomo è in grado di capire se stesso? I suoi pensieri segreti possono davvero fornire la chiave della sua identità? Oppure ciò che definisce l'uomo è la sua visione del mondo, le sue idee, la sua Weltanschauung? E' questa l'estetica di Dostoevskij: ciascuno dei suoi personaggi obbedisce a una originalissima ideologia personale in base alla quale agisce con logica inflessibile(...). Alla ricerca di un tale fondamento - una ricerca interminabile - Thomas Mann ha dato un contributo assai importante: noi crediamo di agire, egli afferma, crediamo di pensare, ma è un altro o sono altri ad agire e a pensare in noi: abitudini ancestrali, archetipi tramandati sotto forma di miti da una generazione all'altra; e sono questi archetipi, dotati di una immensa forza di attrazione, che dal fondo di quello che Mann definisce "il pozzo del passato" continuano a governarci".
"E' impossibile andare più lontano di quanto ha fatto Kafka nel Processo; egli ha creato l'immagine estremamente poetica del mondo estremamente apoetico. Con 'mondo estremamente apoetico' intendo: il mondo in cui non c'è più posto per la libertà individuale, per l'originalità di un individuo, il mondo in cui l'uomo è ormai solo uno strumento di forze extraumane: della burocrazia, della tecnica, della storia".