lunedì 11 aprile 2016





FIGLIO DELLA MISCREDENZA E DEL DUBBIO 


Figlio di miscredenza e del dubbio....e della sete di credere....Lettera do Dostoevskij a Natalija Dmitrievna Fonvizina: "Di me le dirò che io sono figlio del mio secolo, figlio della miscredenza e del dubbio, e non solo fino ad oggi, ma tale resterò (lo so con certezza) fino alla tomba. Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti appaiono gli argomenti a essi contrari! Ciò nonostante Iddio mi manda sereno talora degli istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegli istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegli istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice e suona così: credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c’è, ma addirittura, con geloso amore mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.”  (Dostoevskij, Lettere sulla creatività, Feltrinelli, Milano 1991, pag 51). 
Preferisco considerare il Dostoevskij di Ivan Karamazov e del Grande Inquisitore, cioè di quello che ci mette di fronte allla tesi per cui, se si ritiene che Dio non esista, o, esistendo, sia ingiusto, allora non si avrebbe distinzione fra comportamenti morali e immorali, perché l'uomo potrebbe sostituirsi a Dio e decidere arbitrariamente del destino degli uomini. Con la ribellione di Ivan Karamazov, che diventa una filosofia del “tutto è permesso”, attraverso l'eliminazione di Dio dalla vita dell'uomo si toglie senso alla vita stessa, si permette la legittimazione di ogni delitto. Per me attraverso Ivan, Dostoevskij, come sostiene  Frank  (S. Frank, “Dostoevskij e la crisi dell'umanesimo”, in Il dramma della libertà, saggi su Dostoevskij, pp. 193-99.) non soltanto denuncia il nichilismo, ma avverte un nuovo tipo di credente ateo, che sorgerà in Europa dopo la sua morte.