mercoledì 24 settembre 2025

STRAGI DIMENTICATE: I CRISTIANI MASSACRATI IN AFRICA SOTTO SILENZIO Luigi Giliberti


 STRAGI DIMENTICATE: I CRISTIANI MASSACRATI IN AFRICA SOTTO SILENZIO 

Luigi Giliberti

@LuigiGiliberti2

Le cronache internazionali sanno indignarsi a comando. Gaza, Ucraina, Afghanistan: ogni volta un’ondata di titoli, editoriali, manifestazioni. Poi c’è l’Africa. Qui i massacri di cristiani si susseguono con una regolarità spietata. Centinaia di morti, chiese bruciate, interi villaggi svuotati. Ma le notizie restano in fondo alle agenzie, spesso senza immagini, senza hashtag, senza piazze.

Congo: la lunga scia di sangue

Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo. A febbraio 2025, a Kasanga, i ribelli ADF affiliati all’ISIS hanno fatto irruzione in una chiesa protestante: almeno 70 civili cristiani decapitati. Luglio, Komanda: una veglia cattolica trasformata in mattanza, 50 vittime. L’ADF colpisce da anni, ma la macchina dell’informazione internazionale non se ne accorge. Perché il Congo non rientra nelle mappe dell’attenzione globale, se non quando si parla di miniere e coltan.

Nigeria: la guerra dei villaggi

Giugno 2025, Stato di Benue. I villaggi cristiani di Yelwata vengono assaltati da uomini armati. Le fonti oscillano tra 100 e 200 morti, migliaia di sfollati. Case incendiate, campi distrutti, chiese rase al suolo. È il volto più crudo di un conflitto che intreccia Boko Haram, ISWAP, milizie locali e scontri etnici tra agricoltori (spesso cristiani) e pastori nomadi (prevalentemente musulmani). La religione è la bandiera, ma sotto ci sono dispute su terra, acqua, sopravvivenza.

Burkina Faso: la messa interrotta dai fucili

Febbraio 2024, villaggio di Essakane. Durante la messa domenicale, un commando jihadista apre il fuoco. 15 fedeli uccisi. La scena è identica in decine di altri villaggi del Sahel: le chiese diventano obiettivi militari, i fedeli bersagli simbolici. Colpire i cristiani significa terrorizzare comunità intere e costringerle all’esodo.

I numeri che non emergono

Secondo Open Doors, nel 2023 sono stati oltre 5.600 i cristiani uccisi nel mondo per motivi legati alla fede, con la maggioranza dei casi in Africa sub-sahariana. Non si tratta di episodi isolati, ma di un fenomeno strutturale. Chiese distrutte, proprietà saccheggiate, villaggi interi cancellati. È un conflitto a bassa intensità che dura da anni, senza generare la minima mobilitazione occidentale.

Le cause intrecciate

Ridurre tutto al “fondamentalismo religioso” non basta. La dinamica è più complessa:

Gruppi jihadisti: Boko Haram, ADF, IS-Sahel, sigle diverse ma stesso metodo: attacchi mirati contro cristiani.

Conflitti etnici e pastorali: agricoltori e pastori in lotta per le risorse, dove la religione amplifica lo scontro.

Stati deboli: governi incapaci di garantire sicurezza, territori lasciati a milizie e gruppi armati.

Povertà estrema: giovani senza futuro reclutati per poche decine di dollari o un fucile.

La fede diventa il marcatore identitario in conflitti che mescolano economia, politica e sopravvivenza.

L’assenza di eco internazionale

Ogni strage a Gaza apre i telegiornali. Ogni offensiva in Ucraina riempie le prime pagine. Quando invece 200 cristiani vengono uccisi in Nigeria o 70 in Congo, la notizia non supera il breve d’agenzia. Non ci sono cortei, non ci sono slogan. È la gerarchia selettiva dell’indignazione. Il sangue dei cristiani africani vale meno, perché non si inserisce in nessuna narrazione utile.

Comunità cancellate

Gli attacchi non sono solo numeri: significano sfollamenti di massa, comunità che spariscono, villaggi che non esistono più. Decine di migliaia di cristiani vivono oggi in campi improvvisati, senza scuole, senza luoghi di culto. Molti scelgono di emigrare, ma la loro voce non arriva nei circuiti mediatici. Non hanno lobby, non hanno portavoce, non hanno immagini capaci di scuotere l’opinione pubblica globale.

Secondo l’ultima World Watch List di Open Doors, oltre 380 milioni di cristiani nel mondo vivono oggi in condizioni di persecuzione grave o estrema.

Si tratta di 1 cristiano su 7 a livello globale, con punte di 1 su 5 in Africa e 2 su 5 in Asia.

Nel 2024 sono stati registrati 4.476 cristiani uccisi per motivi legati alla fede e 4.744 arresti o detenzioni arbitrarie.

In Nigeria, epicentro della violenza, si concentra il numero più alto di vittime: migliaia di morti ogni anno in attacchi a villaggi e chiese.

Complessivamente, tra il 2023 e il 2024 il numero di cristiani perseguitati è aumentato di circa 15 milioni, segno di un trend in costante crescita.

Conclusione

La domanda resta aperta: perché i massacri di cristiani in Africa non fanno notizia? Non mancano i fatti, non mancano le cifre, non mancano le fonti. Manca la volontà di guardare. In un mondo che si proclama paladino dei diritti umani, la selezione delle vittime da ricordare e di quelle da ignorare è diventata una prassi.

Le stragi ci sono, avvengono ogni mese, hanno nomi e date. Ma restano fuori dal radar. È questo il vero scandalo: il silenzio che copre un massacro lento e costante.