lunedì 29 giugno 2015





ANCORA ENCICLICA LAUDATO SI' 

27 giugno 2015
ENCICLICA. Ho letto attentamente e riflettuto sulla enciclica LAUDATO SI’ di Papa Francesco; quali sono i principi cardine del testo? Il comunitarismo che porta ad affermare l’unità profonda tra tutti gli uomini senza alcuna distinzione, l’idea che la vita sia relazione, il principio del bene comune come criterio ispiratore della politica, in grado di guidare ed orientare il mercato, perché la logica del profitto fine a se stessa non basta per raggiungere il bene comune, il principio della solidarietà e della giustizia distributiva. Sul piano filosofico troviamo la centralità assoluta e l'imprescindibilità della domanda e della ricerca sul senso delle cose, oltre gli specialisti dei diversi saperi ed in particolare del sapere tecnico e scientifico. Al centro dell’enciclica sta la questione ecologica, pienamente inserita nel quadro concettuale richiamato, ma al di là degli accenti specifici sulla questione ambientale e dello stile particolare dell'attuale Pontefice, non mi pare che Francesco vada oltre l’orizzonte tradizionale della dottrina sociale della Chiesa che ben conosciamo. Personalmente condiviso questi principi, seppure la mia sia una prospettiva di totale immanenza, perché non credo ad una verità che trascende questa terra, il senso per me sta qui e va cercato qui nella storia, certamente anche il cristiano pensa ad una verità incarnata su questa terra, tuttavia pensa, forse solo nell’immaginazione e nel sentimento, ad un oltre. Una domanda tuttavia mi resta, insieme ad un dubbio radicale, quei principi che anche io condiviso, dopo le dure repliche della storia, possono essere garantiti senza richiamare in qualche modo la trascendenza? Perché il Papa oggi è l’unico leader mondiale che può affermare quei principi?
  • Paolo Bolzani La tua domanda, caro Gianfranco, sui principi senza richiamo alla trascendenza?. Io rilevo che è difficile, anche per te, la dissociazione del sentimento religioso dalla fede in un dio determinato, per consegnarlo alla universalità dello spirito umano universale. Mi piace pensare al concetto di Einstein, per il quale la religione è il senso di mistero, con la sua bellezza che ci cattura quando guardiamo all'universo. La religiosità nasce dalle domande che ci poniamo di fronte ad esso. Allora, mi sembra, che la questione religiosa non sia una questione fra atei e credenti perché anche se opposti essi, in un certo senso, sono anche identici. La tua domanda mi fa pensare che siamo tutti credenti, perché ci troviamo tutti con l'ansia e il senso di sorpresa di fronte alla scoperta. Rifiutando ogni dogmatismo o intransigenza razionalistica, ci troviamo con un sentimento religioso che ci accomuna se consideriamo la voglia inappagata di conoscere, e la tensione verso l'infinito.
  • Gianfranco Giudice Caro Paolo, magari dalle mie parole non era chiaro, ma concordo totalmente con te, tra sentimento religioso, da religio=legame, e fede in un dio determinato o addirittura trascendente, non c'è alcuna coincidenza.
  • Grazia Martinez Condivido la conclusione. ci troviamo con un sentimento religioso che ci accomuna come anelito alla conoscenza del divino e anelito all'infinito ,tuttavia se siamo tutti credenti,mi sembra più coerente il trionfo della fede in Dio per la maggior parte di chi Lo ricerca,mi sembra più coerente come conclusione,date le premesse
  • Grazia Martinez La mia conclusione mi sembra molto adeguata alle premesse di Paolo Bolzani
  • Paolo Bolzani Ma Gianfranco, aver divinizzato l'uomo e quindi creato una religione che rifiuta la trascendenza a cosa ci ha portato?. A renderci schiavi di altri miti. Come dice Heidegger a proposito della sdivinizzazione (Entgötterung) del mondo: " Così gli dei finirono per andarsene. Il vuoto lasciato da loro viene colmato dall'esplorazione storica e psicologica dei miti"
  • Paolo Bolzani Grazia, dopo le tre basilari encicliche teologiche di Benedetto XVI, Papa Francesco, mi sembra un pò con astuzia "gesuitica", ha scelto questioni che sono di moda la fuori nel mondo, a bassa intensità teologica. Parlando di ambiente si fa ben volere dagli ambienti terzomondisti e da quelli del "politicamente corretto", senza discostarsi dalla tradizionale linea della chiesa, ma facendo sembrare che fa "la rivoluzione". Il mio punto è che, a parte i discutibili argomenti ambientalisti ed anticapitalisti, di fronte alla profonda crisi della fede cattolica a livello mondiale, credo serva a ben poco inseguire il consenso del mondo. Altri lo hanno fatto prima, come le varie confessioni protestanti a partire dagli anni '70: con quale risultato?. Ma davvero pensa il papa, che per svolgere il suo ruolo di pastore universale serva predicare per uno sviluppo equo e solidale e per un intervento di uno Stato ancora più regolatorio e invasivo, affinché tutti siano meno poveri e più felici?. Questo mi chiedo.




http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

mercoledì 24 giugno 2015




 DE ENCICLICA. UNA DISCUSSIONE 

Notizie

Condivido il ragionamento di Chicco Testa su Il Foglio al 100%. Ben detto.
"Perché l'enciclica del Papa è uno zibaldone di idee che rischia di diventare un'opinione come un'altra di Chicco Testa 22 giugno 2015 .
Posso essere irriverente? L’enciclica di Papa Francesco mi ricorda un po’ la relazione di Achille Occhetto al Congresso di Roma nella primavera del 1989. Il Muro aveva cominciato a scricchiolare, il crollo dell’impero sovietico si avvicinava a grandi passi e con esso quello delle residue ideologie comuniste e Occhetto decise di aprire la sua relazione congressuale con 10 minuti dedicati… alla distruzione delle foreste dell’ Amazzonia. Il tema ambientale allora maggiormente in auge. Con una tesi molto simile a quella di Francesco. La crisi ecologica è la dimostrazione dell’insostenibilità del capitalismo, destinato a crollare sotto il peso di questa nuova contraddizione. C’era persino in quella relazione, come nell’ enciclica, la richiesta di un governo mondiale dell’economia.  Ugualmente Francesco dice che crisi ecologica e crisi della società moderna viaggiano congiuntamente e accusa politica e finanza di esserne i responsabili. Farei timidamente notare che le più grandi crisi sociali, la povertà' estrema dei secoli scorsi, le carneficine della prima meta del '900, giusto per fare qualche esempio, si sono verificate in epoche in cui il riscaldamento globale era di la' da venire.
L' Enciclica è uno zibaldone di idee di origini diverse: un po' Greenpeace, un po' Onu, un po' Naomi Klein, un po' teologia della liberazione. Con scarso rigore. Basti vedere il modo confuso e indistinto, da gita domenicale fuori porta, con cui vengono usati i termini natura e ambiente. Qualcuno ha spiegato a Francesco che della natura fanno parte a pieno titolo, per esempio, anche virus, microbi, batteri (e insetti) che sono responsabili di milioni di morti ogni anno e nel passato di epidemie che hanno sterminato fino a metà della popolazione mondiale? O che milioni di specie si sono estinte a causa di cambiamenti climatici e battagli evolutive, prima della comparsa della specie umana?
La coppia natura buona / uomo cattivo è solo un luogo comune dell'ambientalista collettivo di cui fa da oggi ufficialmente parte anche il Papa. La cosmologia cristiana, il Dio creatore dell'universo, del cielo stellato e di miliardi di pianeti, viene sostituito dalla biodiversità. La natura, l'universo hanno 14 miliardi di anni, la Terra 4,5, e tutto si riduce nell'enciclica alla storia degli ultimi 50 anni della Terra. Il creato non è quella magnifica e tragica storia evolutiva che espande l'universo e ha visto la Terra immensamente calda, qualche volta gelata, spesso inospitale, frantumata da giganteschi terremoti ed eruzioni vulcaniche, abitata da dinosauri e mammut e modificata continuamente dalla deriva dei continenti, ma una specie di giardino, ricordo di un Eden immutato nel tempo, dato da Dio in affidamento all' uomo.
Dice Francesco che "occorre riparare il danno causato dagli umani alla creazione di Dio" . Solo che il modo migliore per farlo , se fosse vera la responsabilità della specie umana, sarebbe quello di levarci di torno. Anche perché una cattiva gestione dell'ambiente certamente non mette in discussione la sopravvivenza del pianeta, che non va certo in rovina per qualche grado in più di temperatura, ma casomai la nostra.
L'altro obiettivo polemico dell' enciclica è la tecnologia , anzi la tecnocrazia. Francesco sa che questo è il nemico principale di ogni religione. Perché rivela il carattere naturale della vita e va squarciando secolo dopo secolo, ma ormai decennio dopo decennio, ogni mistero che sia originato da Dio e regala conoscenza al genere umano. Troppo potere e troppa libertà? Certo usare questo potere con responsabilità sara' una bella sfida. Ma non è che i secoli oscuri alle nostre spalle siano stati rose e fiori. Anzi.
Infine, il relativismo. Che, con buona pace di Scalfari viene attaccato e difese invece le "verità assolute". Ma Francesco non si rende conto che nel momento in cui si mescola con dubbie teorie politico/ ambientali la chiesa per prima cede ad un estremo relativismo abbandonando il terreno delle verità assolute. Senza le quali la Sua diventa solo un'opinione come un' altra."

  • Bruno Perlasca E anche Bergoglio è sistemato...Certo "Il Foglio" preferiva Ratzinger. In ogni caso Le banalità si sprecano da entrambe le parti
  • Severina Alberti Certo che Testa 'Chicco' che spiega al papa è troppo forte... 
    Il papa che non mantiene i confini della religione... ma chicco può entrare e cercare pure di rubargli il 'mestiere'. è quasi una barzelletta.
    Battute a parte, lo sa Chicco che la religione
     e la ragione non stanno sullo stesso piano? ... forse Chicco non lo sa che alla base delle religioni,come di ogni movimento sociale, ci sono le 'intuizioni' e non i ragionamenti... 
    Papa Francesco ha le sue intuizioni che stanno 'sopra' la scienza e il ragionamento... è solo un papa che parla alla gente comune... che fa il papa e basta... non trasformiamolo in scienziato che lui nemmeno lo pretende...
    Io non vado in chiesa,non leggo l'enciclica,ma non sopporto chi prende in giro il papa... fingendo di usare un linguaggio erudito con la parola Zibaldone...
    Non si riesce proprio a evitare mescolanze fra sacro e profano...
  • Bruno Perlasca Segnalo che il sociologo Rifkin e il filosofo Esposito sull'Espresso prendono molto sul serio il Papa "ecologista" e la pensano in modo opposto rispetto al Foglio e a Testa.
  • Paolo Bolzani Mi piace la religione dell'etica e non quella della ecologia, anti- tecnocrazia etc. Ascolto quando parla di bene e male di grazia e peccato. Non quando fa il verso a Naomi Klein e ai vari Rifkin. Ma, Bruno Severina, farò una riflessione ulteriore.
  • Paolo Bolzani Su L'ESPRESSO  ROBERTO ESPOSITO scrive:
    " L'enciclica sull'ambiente di Papa Francesco è una sferzata ai politici sordi
    Dell'Enciclica 'Laudato si'' colpisce la laicità dei termini e degli argomenti- E l’accesso ai grandi temi del dibattito internazionale: l’ecologia, i beni comuni, i
    l rapporto tra tecnica, economia e politica
    18 giugno 2015
    L'enciclica sull'ambiente di Papa Francesco è una sferzata ai politici sordi 
    Ci aveva da tempo abituati alle sorprese. Parole forti e incisive, quali assai di rado abbiamo sentito pronunciare nella Chiesa. Proteste vibranti contro la violenza, la corruzione, l’indifferenza. Inviti pressanti all’assunzione di responsabilità da parte di coloro che hanno in mano le sorti del mondo. Un linguaggio semplice e diretto che arriva nello stesso tempo al cervello e al cuore non solo dei fedeli, ma di ognuno di noi.
    Eppure in queste quasi duecento pagine dell’Enciclica “Laudato si’”, anticipate da “l’Espresso on line”, c’è qualcosa di più che colpisce. Non solo la “laicità” dei termini e degli argomenti, che però non toglie spazio ai riferimenti di carattere spirituale e alle citazioni bibliche. Ma l’accesso ai grandi temi del dibattito internazionale - l’ecologia, i beni comuni, il rapporto tra tecnica, economia e politica. Interpretata, quest’ultima, in una chiave che oggi si ama definire “biopolitica”.
    La lettera papale è più di un appello ecologico. È l’apertura della Chiesa a un nuovo modello economico. Parola di guru.
    E infatti la parola-chiave, intorno alla quale ruota l’intero discorso, è “vita”. Certo, un termine consueto nel linguaggio cristiano. Ma inteso, in questo caso, non solo in senso religioso, come vita dello spirito, ma anche, e forse soprattutto, come vita biologica, legata ai bisogni e alle necessità di intere popolazioni. Condizione della loro futura sopravvivenza è quell’ecologia integrale cui Francesco rimanda a più riprese come la nuova frontiera per cristiani e laici.
    Noi viviamo nel mondo e il mondo vive dentro di noi, afferma il Pontefice: «Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta e la sua acqua ci vivifica e ci ristora». Siamo «spirito e volontà, ma anche materia», terra, acqua, linfa vitale che viene dall’ambiente, dalle piante, dagli animali.
    Per quanto lo possiamo dividere attraverso poteri e saperi che procedono separati, perdendo di vista il fine che li accomuna, il nostro mondo è uno, «intimamente connesso». Non solo dalla rete, ma dallo stesso ambiente vitale che ci circonda. Per questo non è possibile abbandonarne una parte al disagio e alla povertà senza che ciò si rifletta sul resto del pianeta. Oggi siamo a un punto di svolta. Non è più possibile salvare un pezzo del mondo a danno di altri. O lo si salva tutto o lo si perde tutto.
    Ciò vale sul piano sociale come su quello ambientale. Francesco insiste sulla intima relazione tra la situazione dei poveri e la fragilità del pianeta. Certo, l’inquinamento colpisce tutti, nord e sud, zone ricche e zone povere, metropoli e bidonville. Ma con diversi effetti. Quando «la terra sembra trasformarsi in un immenso deposito d’immondizia», a soffrire di più sono sempre i più deboli. Perché esposti più di altri a siccità e ad alluvioni, all’inalazione di gas tossici e al contatto con detriti radioattivi. Per accorgersene basta gettare uno sguardo al degrado delle nostre periferie, moltiplicato per cento nei Paesi meno sviluppati.
    Il caso dell’acqua potabile è in tal senso esemplare. Intere parti dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina, ne sono prive o non ne hanno a sufficienza, con conseguenze devastanti non solo sulla siccità, ma anche sull’igiene e dunque la salute. Ciò non accade solo per una povertà di risorse ambientali ma anche per l’abuso che se ne fa nei Paesi ricchi. Bergoglio spende parole durissime contro la privatizzazione dell’acqua in straordinaria sintonia con i movimenti per la difesa dei beni comuni C’è un nesso evidente, nelle sue parole, tra la distruzione sistematica di interi ecosistemi - foreste, boschi, specie vegetali ed animali - e sofferenza dei popoli più esposti a carestia, malattia, soprusi.
    In questo senso va letta l’osservazione, affilata come una lama, che mentre «il debito dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, non accade la stessa cosa con il debito ecologico», vale a dire con quello contratto dai Paesi ricchi nei confronti di quelli cui per lungo tempo hanno sottratto risorse. Una ecologia integrale - insieme ambientale e sociale - è oggi l’unico modo per riequilibrare un mondo sempre più disuguale. Ma Francesco parla anche di “ecologia culturale”. Che significa? Intanto che, come le specie viventi, anche le culture o le lingue sono beni, la cui perdita ha gravissime conseguenze sul complesso in cui tutti siamo inseriti. Un mondo senza differenze è monco e privo di intelligenza.
    Ma per ecologia culturale il papa intende anche qualcos’altro: la necessità da parte delle élites politiche e sociali di affrontare simili problemi assumendoli nel loro insieme. Il riferimento ai beni comuni - acqua, aria, terra, ma anche luoghi pubblici, città, cultura, informazione - è un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva. Non solo nei confronti dei più bisognosi, che si affacciano, sempre più numerosi e stremati, ai nostri confini, provocando ulteriore degrado. Ma anche delle generazioni a venire, che erediteranno il mondo che lasceremo loro.
    A questo fine occorre la solidarietà di tutti. Ma anche, ancora di più, un mutamento del nostro “stile di vita”.
    Ciò significa risparmiare le risorse che normalmente sprechiamo, ridurre i consumi superflui, riciclare i rifiuti, modificare i sistemi, pubblici e privati, di trasporto. La tecnologia, se usata non per un dominio dissennato sulla natura, ma in accordo con essa, può essere di grande giovamento a tale scopo. E anche la politica. A patto che sappia rinunciare agli interessi di parte che la muovono. Questa - rivolta al ceto politico dei Paesi sviluppati - è la parte più problematica del documento. Quella in cui si sente un tono di incertezza maggiore: oggi, osserva Francesco, si tende a mascherare i problemi, a nasconderne i sintomi.
    Come pensare a una effettiva “conversione ecologica”, da parte di chi è avvantaggiato, a favore di tutti? Le prime reazioni dei politici non inducono all’ottimismo. Qui si tocca con mano la difficoltà di articolare il livello della predicazione con quello dell’azione. È immaginabile che le lobbies industriali ed energetiche cedano sui propri interessi economici a favore di un nuovo “principio speranza”? Ed è ipotizzabile che coloro che detengono il potere, lo rivolgano agli interessi generali? La risposta negativa parrebbe scontata. Ma non tiene conto dello straordinario carisma di Francesco, oggi superiore a quello di qualsiasi uomo politico. Direttamente interpellati, i padroni del mondo dovranno, prima o poi, rispondere. E non è certo che vorranno mostrare il loro volto peggiore.
  • Franco Cazzaniga Al di là delle opinioni nel merito, nell’enciclica c’è una corretta spiegazione dell’ecologia “alle masse”. Questa è la parte buona.
    Ma c’è anche la solita incomprensione della Chiesa dei meccanismi economici, che sono dati e non possono essere piegati
     a piacere ai fini che ci si dà.
    Purtroppo la Chiesa non riesce ancora, dopo duemila anni, a liberarsi dell’idea pauperistica del mondo che la permea. 
    Papa Francesco ha il merito personale di vivere una vita semplice, ma ha il grave demerito di non saper comprendere che la povertà, quando non è una scelta, non è una buona cosa.
    Nel fondo della dottrina sociale della Chiesa dimorano due idee. Una è quella pedagogica dell’esortazione, sulla quale non c’è nulla da dire, la seconda è l’illusione che il mondo sia il frutto della volontà degli uomini, e che il volontarismo possa cambiarlo, prescindendo dai vincoli reali, i quali vengono affrontanti come se fossero superabili con la buona volontà.
    La dottrina sociale della Chiesa si muove come un pendolo fra queste due idee. Purtroppo Francesco la sposta troppo verso la seconda, e la sua fondamentale superficialità culturale si rivela in questo errore.
  • Bruno Perlasca È un tema molto complesso. Vedo esagerazioni e semplificazioni in tutte le posizioni espresse. Personalmente non liquiderei in modo così frettoloso l'utopia del "governo mondiale" che in fondo non sarebbe altro che la consacrazione definitiva del razionalismo. Nella sopravvalutazione "dei vincoli reali" si cela un determinismo degli "spiriti animali" del capitalismo che non mi convince. Peraltro non mi convince nemmeno l'esaltazione dello "sharing" di Rifkin, non perché non sarebbe, almeno in una certa misura, auspicabile, ma perché non si realizzerà mai, confliggendo con il senso comune e l'esercizio concreto della libertà individuale.
  • Paolo Bolzani Ma poi c'è la visione anticapitalistica che non considera quanto il capitalismo ha indotto come riduzione della povertà.
  • Lilli Movilli Non aggiungo niente e prima riflettero' meglio ma penso che il papa abbia affrontato con la consueta decisione e prendendo decisamente posizione uno dei temi piu' scottanti difficili e potenzialmente divisivi come quello dello sfruttamento delle risorse del pianeta. Mi sbaglio o ha indicato una nuova morale e ha superato la concezione classica economica di sfruttati e sfruttatori, forza lavoro e capitale trasferendola in un altro campo quello della ecologia? Nuovi buoni e cattivi con vecchi vizi. Spero non sia solo cosi'
  • Franco Cazzaniga I vincoli reali non hanno nulla a che vedere con gli spiriti animali, Bruno. E non hanno nemmeno nulla a che vedere con il “capitalismo”, che è a sua volta un termine riassuntivo di fenomeni che hanno spesso differenze notevoli. Il capitalismo nordico è diverso da quello tedesco, che è a sua volta diverso da quello americano, da quello italiano, eccetera. A meno che tu con questo termine voglia intendere l’esistenza stessa del capitale come fattore economico, ma, allora o sei estremamente astratto o, peggio, sei in viaggio verso le utopie.
    La visione di questo papa è pauperistica perché fa della povertà un valore in sé e perché è un ostacolo al miglioramento delle condizioni di vita delle masse quando non comprende che solo lo sviluppo economico nella libertà può gettare le basi di un maggior rispetto della natura. Non sono i “cattivi” paesi ricchi a causare disastri ecologici nei paesi poveri, ma la povertà e la necessità di sfuggirla. Ed è proprio la ricchezza a far sì che il consumo e la qualità delle acque e dell’aria migliorino. L’Europa dell’ottocento e del primo novecento era un luogo molto più inquinato dell’Europa di oggi, e il merito di ciò va tutto al progresso economico. 
    La pressione ecologica delle masse umane ha solo due possibilità di soluzione: il miglioramento delle condizioni di vita e il progresso tecnico, oppure la riduzione del numero degli esseri umani. La Chiesa dovrebbe scegliere coerentemente invece di perseguire nella sua ambiguità.
  • Bruno Perlasca Sull'ultimo punto sono d'accordo, caro Franco. Però sul fatto che non siano i paesi ricchi a provocare il disastro ecologico nei paesi più poveri sarei più cauto. Nigeria, Niger e Mali dimostrano il contrario
  • Franco Cazzaniga Vedi, Bruno, è sempre facile condannare i “ricchi", in fondo uno si consola pensando che è meglio sbagliare a loro sfavore che sfavore dei poveri. Ma io ci vado piano: i disastri ecologici africani (o altrove) non sono causati dall’europeo che fa il pieno all'auto, giusto per stare all’esempio nigeriano. C’è una stretta correlazione fra povertà e malgoverno che dovrebbe far pensare. E le multinazionali sono dei paesi “ricchi” solo nel senso che hanno lì le loro direzioni e la presenza in borsa, ma quando operano localmente lo fanno tramite esponenti locali e a contatto con i governi locali. Se possiamo estrarre il petrolio dal Mare del Nord senza fare disastri è perché i governi inglese e norvegese vigilano. Se il governo nigeriano non lo fa, e se non reinveste le royalties per mantenere pulito l’ambiente, è per sua scelta, non per nostra scelta.
  • Paolo Bolzani Non solo pauperismo in nome dell'ecologia. Ma anche dirigismo che immagina un’ingegneria sociale estesa al globo intero, in nome della difesa del pianeta. La realtà andrebbe sottratta ai cattivi capitalisti e consegnata a un’élite a capo di istituzioni internazionali per dettare le regole sulla terra intera. Di fronte a inquinamento e iniquità, insomma, si invoca meno libertà ( e meno giustizia) e più controllo da parte di politici e tecnostrutture.
    • Franco Cazzaniga Sì, c’è anche questo aspetto.
      Franco Cazzaniga Un dettaglio un po’ OT, ma che è bene tener presente quando si parla del terzo mondo: ai tempi del colonialismo si usava la scusa della missione civilizzatrice dei “bianchi” per opprimere e sfruttare le popolazioni coloniali. Poi sono state eliminate le colonie e le popolazioni locali hanno avuto accesso al potere nei loro paese. Da questa rivoluzione sono passati ormai oltre cinquanta anni, ovvero due generazioni. Ora tocca a loro tenere in ordine la loro casa, e se non lo fanno la responsabilità non è più nostra: il “fardello dell’uomo bianco”, ovvero l’onere morale di far migliorare le condizioni di vita ce l’hanno tolto dalle spalle da molto tempo (giustamente, visto che i nostri padri e nonni toglievano molto più di quanto davano), ma ora le responsabilità sono loro.
  • Bruno Perlasca Tuttavia le élite africane e asiatiche sono spesso educate nelle università europee...
    • Franco Cazzaniga Beh, ma che c’entra? Mica vengono educate al malgoverno. E, poi, quelli che hanno studiato a loro tempo in URSS, o studiano ora in Cina, eccetera sono forse migliori.
  • Bruno Perlasca Quando Paolo scrive "la realtà andrebbe sottratta ai cattivi capitalisti e consegnata a un’élite a capo di istituzioni internazionali per dettare le regole sulla terra intera. Di fronte a inquinamento e iniquità, insomma, si invoca meno libertà ( e meno giustizia) e più controllo da parte di politici e tecnostrutture" tocca un punto centrale che richiederebbe una riflessione molto profonda sul concetto di libertà e giustizia. Personalmente non ho certezze, ma dubito che il valore astratto dell' "anarchismo individualista", che è alla base del capitalismo, possa essere "santificato", demonizzando l'opposta suggestione del "razionalismo tecnocratico".
    • Paolo Bolzani Salvo il fatto che il capitalismo reale è tutto fuorché "anarchismo individualista". Ma anche questo merita una riflessione a parte.
    • Franco Cazzaniga Messa in termini di “anarchismo individualista” non posso che condividere la tua preoccupazione, Bruno, ma allora si parla di una ideologia particolare, non dell’economia capitalista quale è.
  • Fabio Noto ...l'enciclica 'francescana' si muove in un ambito esclusivamente 'etico', indica ciò che è 'Bene' e ciò che è 'Male': è 'Bene' la salvaguardia dell'ambiente, del lavoro come dimensione di 'dignità', l'accoglienza, ecc., ed è 'Male' ciò che contrasta con quei 'principi'; poiché il capitalismo, anche nella sua 'variante' finanziaria, contrasta con la loro tutela, esso si inscrive nel 'Male'... la 'salvezza', non qui ed ora ma 'eterna', passa, per Francesco, nel non lasciarsi traviare dalle promesse (terrene) del capitalismo; è, dunque, un discorso etico-religioso e non politico e richiede, per chi voglia contrastarlo, una risposta sullo stesso piano: cosa dà 'salvezza' e distinzione di 'Bene' e 'Male'?... Testa si limita a magnificare la 'tecnica' come obiettivo, 'salva' l'uomo come produttore e consumatore, non risponde all'oltre, vive già nel migliore dei mondi possibili... personalmente parto da una domanda anteriore: può l'uomo 'salvarsi'?...
    • Franco Cazzaniga Credo che la salvezza sia una decisione individuale. Dopotutto non tutti credono che passi attraverso la Chiesa. 
      E permettimi di dire che chi sostiene che il capitalismo contrasta con la tutela dei valori di salvaguardia dell’ambiente, di dignità dell
      a persona e di accoglienza farebbe meglio a togliersi subito gli occhiali ideologici che indossa. La Storia degli ultimi secoli ha dimostrato ad libitum che il capitalismo genera la peggior società possibile, ad esclusione di tutte le altre. Soprattutto di quelle propagandate dall’ipocrisia utopistica che, quella sì, ha prodotto solo sconquassi della dignità, della persona, dell’ambiente e della convivenza.
      Fino a quando il Papa parla dei valori la cosa non mi disturba affatto, ma quando suggerisce che i valori che sostiene sono in contrasto con i fondamentali dell’economia ha il dovere di spiegare per bene quali sarebbero le alternative migliori. Il pauperismo non è una di quelle. Anzi, è un crimine morale.
    • Fabio Noto ...Franco, rimani sul terreno del terreno, mentre il Papa parla d'altro... il non essere 'fedeli' non può portarci a spingerlo dove vogliamo noi... è una polemica che non mi riguarda proprio perché 'infedele'...
    • Severina Alberti Franco Cazzaniga, scusa se scrivo qui,... sono d'accordo quasi su tutto quanto tu asserisci tranne che su una cosa: non siamo noi che attribuiamo al papa una funzione che non ha e nemmeno richiede? proprio come si farebbe al capo di uno stato...
      Alla fin fine lui parla ai fedeli e ai possibili ascoltatori...
      perchè gli attribuiamo più carisma di quello che richiede?...

    • Franco Cazzaniga No, non ci siamo. Quando il Papa parla di etica o di fede io lo ascolto con interesse. Posso condividere o no, ma è sul suo terreno.
      Quando parla di argomenti che richiedono una preparazione e un respiro scientifico, però, lo standard è diverso. Se sul tema ecologico ha detto cose ragionevoli, i suoi discorsi sull’economia non son solo sbagliati, ma finiscono con il danneggiare proprio coloro a cui vorrebbe giovare. La mancanza di cultura economica non è un difetto trascurabile in chi parla con la sua autorità. Io non attribuisco al Papa proprio nessuna funzione: è la Dottrina Sociale della Chiesa che gliel’attribuisce. Non diciamo che parla d’altro. Intanto perché non è vero, e poi perché parlar “d’altro” non è un buon motivo per parlare a ruota libera senza farsi carico dei potenziali effetti delle proprie parole. La Santità va coniugata con la responsabilità. Altrimenti fa il santon

    • Severina Alberti Sarò breve: il papa può dire quello che vuole,esattamente come noi tutti. E' un'autorità, deve starci attento.La chiesa però non è una istituzione democratica... alla base della religione ci sta la ragione e la 'fede'...
  • Bruno Perlasca Dopo l'ultimo intervento di Fabio Noto vorrei condividere con voi una riflessione che può sembrare "eterodossa": questa discussione fra noi, al di là del fatto che a volte mi piacerebbe fosse fatta davanti a un bicchiere di vino piuttosto che su queste "fredde piattaforme", è in sintonia con il sentire "medio" della dialettica politica? Fuor di eufemismo secondo voi oggi nei partiti europei, ammesso che esistano sedi fisiche di confronto, si fanno discussioni di questo tipo?
  • Fabio Noto ...Bruno, condivido l'idea del bicchiere di vino e la convivialità che ne consegue... ... anche se questa è birra, ma fa lo stesso...
  • Bruno Perlasca Era solo per dire che la cultura europea non può essere totalmente "deresponsabilizzata" dal fatto che le oligarchie al potere nel terzo mondo si rendano ostaggio degli interessi delle multinazionali che confliggono con l'autodeterminazione dei loro popoli. La concezione del potere che viene loro trasmessa nelle università europee (compresa una malintesa esaltazione del machiavellismo come "spregiudicatezza politica") secondo me non è ininfluente nel loro modo di intendere lo sfruttamento delle ricchezze autoctone e nel perpetuare la mancata democratizzazione delle loro società.
  • Paolo Bolzani Da un post che fa una citazione di PioXII....
    albertob
    22 giugno 2015 at 10:20

    C’è Papa e Papa, io preferisco quelli di altri tempi come PIO XII che aveva centrato il vero problema:
    Papa PIO XII (1876.1939-1958)
    «I bisogni finanziari di ogni nazione, grande o piccola, sono enormemente cresciuti. La colpa non va attribuita solamente alle complicazioni o tensioni internazionali; ma anche, e forse più ancora, all’estensione smisurata dell’attività dello Stato, attività che, dettata troppo spesso da ideologie false o malsane, fa della politica finanziaria, e in modo particolare della politica fiscale, uno strumento al servizio di preoccupazioni di un ordine assolutamente diverso” (2.10.1948).
    «Astenetevi da queste misure (fiscali) che, a dispetto della loro elaboratezza tecnica, urtano e feriscono nel popolo il senso del giusto e dell’ingiusto, o che rilegano la sua forza vitale, la sua legittima ambizione di raccogliere il frutto del suo lavoro, la sua cura della sicurezza familiare: tutte considerazioni, queste, che meritano di occupare nell’animo del legislatore, il primo posto anziché l’ultimo” (2.10.1948).
    «L’imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un’amministrazione imprevidente” (2.10.1956).
    «Spesso imposte troppo pesanti opprimono l’iniziativa privata, frenano lo sviluppo dell’industria e del commercio, scoraggiano i volenterosi” perciò è necessario “eliminare dalla legislazione certe disposizioni dannose ai veri interessi degli individui e delle famiglie, come pure al progresso normale del commercio e degli affari” (2.10.1956).
    «Lo Stato non può esagerare all’eccesso i carichi tributarii che giungano ad esaurire i leciti benefici della proprietà privata” (9.11.1957).
    • Severina Alberti la citazione fa riflettere... è di anni fa quando c'era l'ossessione che si potesse stabilire un regime di tipo comunista... il papa ha dato i suoi consigli per evitarlo...
      oggi però impera il capitalismo e nonostante ciò si pagano tasse molto alte... forse il papa vorrebbe evitare il liberismo sfrenato...
      sono due posizioni opposte,ma in due situazioni diverse...
    • Severina Alberti non potrà mai la chiesa assecondare il liberismo... non può farlo senza rinnegare i suoi principi... 
      nelle parole di Pio XII è chiaro il messaggio contro uno stato totalitario,secondo me... esorta l'iniziativa privata e la sicurezza economica della famiglia... la sua considerazione è fra i poteri dello stato e quelli individuali... 
      (non sto spiegando nulla a nessuno... sono io che sono confusa e cerco di capire)
    • Paolo Bolzani Papa Francesco, mentre descrive la radice del nostro problema come il fallimento di riconoscere Dio come creatore, ha voluto offrire una lettura postmoderna del desiderio del Vaticano II di essere aperti al mondo moderno. Purtroppo però lo fa chiedendo alla chiesa cattolica di aderire ad un sentimento occidentale post umanista pessimista, come superamento del tradizionale umanesimo. In questo senso mi sembra un cambiamento di direzione rispetto sia a Giovanni Paolo II che ha denunciato la cultura della morte, sia anche a Benedetto XVI che ha parlato della dittatura del relativismo. Ci si allontana dal loro insegnamenti che esprimevano critiche intese come necessarie per ristabilire le basi morali e religiose dei successi della modernità. Mi domando: per andare dove?. E l'impronta dell'anticapitalismo ecologista a cosa serve?
  • Fabio Noto ...detto in soldoni: se il mio problema sono le tasse, il Papa 'deve' parlare di tasse! se parla d'altro non è un buon Papa... 'papi' a propria misura, come i politici, gli amici, gli amanti e, persino, i parrucchieri...
    • Paolo Bolzani Hai visto le date?. Più di cinquant'anni fa. Non oggi.
    • Fabio Noto ...appunto!... ma oggi qualcuno lo rispolvera perché vorrebbe sentir parlare di tasse... l'ossessione dei neoultraliberisti di oggi... fuori luogo, sterilmente polemico... ripeto: datemi il mio Papa, che sia solo mio e che mi capisca... forse perché non sono in grado di sostenermi da me?... ho bisogno di un Tutor?...
    • Paolo Bolzani Preferisco un Papa che demonizza le tasse a quello che condanna il capitalismo come male assoluto. Come dici tu, ad ognuno le proprie preferenze.

  • Gianni Di Bolina Corrias In un'epoca banale pensieri banali... Ratzingewr non si sarebbe mai espresso così....



P B