martedì 28 febbraio 2017






DISPREZZO
Ogni giorno il dibattito politico è "ricco"  di manifestazioni del disprezzo reciproco, come modo per affermare la propria diversità e superiorità. Manca sempre più il desiderio di argomentare per convincere. Meglio l'offesa, la battuta maligna, la manovretta per squalificare l'altro. E bisogna farlo ogni giorno con parole diverse, perchè "la notizia" non dura più di un giorno. Così, invece di dedicare tempo alla riflessione, alla elaborazione, si pensa a cosa dire il giorno dopo per ottenere il titolo di testa sui giornali, in Tv, e a diventare "virale" (odio questa parola, e il suo uso giornaliero) su Internet. Letture notturne...Scrive Leopardi: " ...Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato"... “in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi. Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismo, benché per verità il più conveniente a uno spirito al tutto disingannato e intimamente e praticamente filosofo, e da tutte le sovraespresse condizioni e maniere del nostro modo di trattarci scambievolmente. Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato.” Giacomo Leopardi. “Discorso Sopra Lo Stato Degli Italiani.”



PERSONAGGI LETTERARI
Ho una passione per i personaggi, letterari ma non immaginari, che tra le pagine di un libro hanno preso vita e ci hanno reso parte del loro destino nel tempo della lettura ed ogni volta che li ricordiamo.
Scrive W. Somerset Maugham in proposito “I personaggi letterari sono strane creature. Si affacciano, ti entrano nella mente. Crescono. Assumono talune, opportune, caratteristiche. Vivono in un certo ambiente. Di tanto in tanto ti accade di pensare a loro. A volte diventano un’ossessione, sicché non riesci a pensare ad altro. Allora li racconti, e per te cessano di esistere. È buffo che un essere il quale ha occupato un posto nei tuoi pensieri, spesso solo nello sfondo, ma non di rado proprio nel bel mezzo; e allora, magari, ha vissuto con te per mesi ogni ora del giorno, e anche nei tuoi sogni, ti svanisca dalla coscienza al punto che nemmeno ricordi come si chiamava, e che faccia aveva. Capita perfino che ti scordi che sia mai esistito. Ma a volte le cose vanno diversamente. Un personaggio che credevi di aver liquidato, un personaggio di cui ti eri curato non più di tanto, non si dilegua nell’oblio. Ti accade di ripensarci. Spesso è una cosa molto irritante. Ne hai fatto quel che volevi, non ti serve più. Perché insiste a importi la sua presenza? È un intruso, non ce lo vuoi alla tua festa. Mangia il cibo, beve il vino preparato per altri. Non hai posto per lui. Devi occuparti di gente che per te conta molto di più. Ma lui se ne infischia. Incurante del decoroso sepolcro che gli hai allestito, continua caparbiamente a vivere, e anzi ? sotto sotto attivissimo; e un giorno, con tua sorpresa, scopri che si ? spinto fin nella prima linea dei tuoi pensieri; e non c?? che fare, devi dargli retta.”
W. Somerset Maugham. “Acque morte.” Adelphi,

lunedì 27 febbraio 2017




SCHIZZO
Amo i racconti di Robert Walser: originali, brevi, e fulminanti. Un esempio? Ecco il racconto "Schizzo" "Arrivò come da nebulose lontananze. Già questo giocava a suo favore. Aveva un aspetto come nessun altro ha. Lei pensò: «Ha l’aspetto di uno su cui ancora incombono pericoli». Era povero, indossava vestiti laceri, ma si comportava con fierezza. Il suo contegno esprimeva grande calma e grande letizia interiore. Lei pensò: «Che gusto meraviglioso debbono avere i suoi baci». Inoltre dava l’impressione di un uomo che non poteva non aver già suscitato molto favore e destato già molto interesse, e che ovunque avesse provocato entrambe le reazioni, fosse poi andato avanti per la propria strada, senza gettare un solo fuggevole sguardo da una parte o dall’altra.
Lei pensò: «C’è qualcosa di ardimentoso e magnanimo in lui. Chissà se lo amerò. In ogni caso è degno d’essere amato».
“Costui inoltre pareva ben sapere, e d’altro canto non sapere affatto, quanto fosse attraente. Vi era nel suo comportamento un che di smarrito, un che di ambiguo. Lei si diceva: «Questo giovane sa di sicuro essere discreto. Immagino sia dolce confidare in lui. Ancor più dolce e bello dev’essere buttargli le braccia al collo e stringerlo a sé». Nonostante la sicurezza e la fermezza con cui sapeva presentarsi, recava su di sé l’ombra di un essere reietto e indifeso. Lei pensò: «Ha bisogno di protezione. Come sarei felice di poterlo proteggere». Era giovane e tuttavia, a quanto sembrava, già provato: era di ferro, l’immagine stessa dell’irremovibilità e della pertinacia, e tuttavia aveva l’aspetto di chi desideri una profusione di tenerezze e intimità.
Allora lei gli sfiorò il braccio, come per caso e inconsapevolmente. Arrossì e pensò: «Si accorge di quel che voglio». Anche lui arrossì. Allora lei pensò: «Che uomo straordinario! Mi tiene in considerazione. È un cavaliere». Da quel momento in poi, agli occhi di lei il contegno di lui fu sempre più bello; e sempre più forza, fierezza e delicatezza emanavano dall’intero suo essere. Lei pensò: «Io amo. È vero, non mi è lecito amare, perché sono sposata. Ma io amo». Glielo fece capire con gli occhi e lui ebbe sufficiente attenzione, gentilezza e intelligenza per capire ciò che lei intendeva, sentiva e desiderava. E a questo punto cominciò il romanzo. Se, anziché un autore, io fossi un’autrice, muovendo di qui scriverei difilato due volumi.”
Robert Walser. “Storie che danno da pensare (Piccola biblioteca Adelphi)

giovedì 23 febbraio 2017



TRUMP-MUNCHAUSEN

Chissà perchè ho avuto una irrefrenabile voglia di riprendere in mano quel libro. 
"...Perché le mie storie sono assolutamente-indiscutibilmente-inequivocabilmen­te “vere”. Capisci? Sono vere, autentiche...."
"Mi capita molto spesso di recarmi a cena da amici oppure di essere invitato - ma che dico “invitato”! “supplicato di intervenire” è l’espres­sione che dovrei usare - a serate conviviali con vecchi generali, ambasciatori in pensio­ne, nobili in vena di un pizzico di mondanità.
Ecco, in queste occasioni, dopo aver banchettato allegramente e riso a crepapelle della stupidità degli assenti, tutti pretendono che li faccia divertire con il racconto delle mie avventure. E perché? Perché le mie storie sono assolutamente-indiscutibilmente-inequivocabilmen­te “vere”. Capisci? Sono vere, autentiche.
Anzi! Per pudore, per non accrescere oltre misura la stima della quale già son circonda­to… mi sento moralmente in obbligo di sminu­ire le imprese che mi hanno visto - costantemente - protagonista.
Ah, ma protagonista non per volontà mia! Per carità del cielo! Mio malgrado, sappilo.
Recentemente un amico, uno scrittore di fama internazionale, mi ha chiesto di affidare alla sua penna le mie memorie.
Io mi sono schermito, ho rifiutato cento volte, e poi cento ancora, finché quell’indivi­duo senza scrupoli mi ha minacciato: o gli avrei dettato personalmente le mie avventure o      le avrebbe strappate di bocca alla combriccola che assiduamente mi aveva come ospite d’onore."
Eric Rudolph Raspe “Le avventure del Barone di Munchausen.” 



SOCIALISTI
«Chi vi ha detto che non sono socialista anch'io?»
«Come ogni persona di cuore, sì; e appunto di ciò si tratta: di dire al popolo fino a qual segno è giusto e santo parlargli dei suoi diritti, ma quanto è necessario e doveroso rammentargli anche i suoi doveri.»
(dal romanzo di Federico De Roberto "L'imperio"

martedì 21 febbraio 2017



INTELLETTUALI.

 E adesso gli intellettuali, professori, comici e cantanti ci verranno a raccontare che siamo all'alba di un nuovo giorno. Sentiremo cantare Bandiera Rossa e Bella ciao. Le magnifiche sorti e progressive sono alla portata di mano. Tutti disuniti contro l'uomo solo al comando. Ma non dimentichiamo che "Siamo quel che siamo!" 
Alberto Arbasino " La vita bassa" 
“… Dopo decenni e generazioni di ‘ricercatori’ e ‘anticipazioni’ e acribie di ruoli e concorsi e scatti e carriere e ‘lectiones’ magari anche ‘magistrales’ ai fini di riesumare negli archivi – tutt’al più – ordinarie miserie peraltro risapute e compatite in qualunque ginnasio-liceo italiano durante e dopo la guerra. Soprattutto a causa dell’ininterrotta produzione ‘cartacea’ degli intellettuali ‘scribacchini’, durante il passaggio "in un sol giorno" e "come un sol uomo" dalla stampa & propaganda ‘fascistoide’ alla temibile egemonia togliattiana.
Altro che conformisti "fuori dal coro" in atteggiamento "contro" perennemente sfottente: i Montanelli, Malaparte, Longanesi, Ansaldo, Prezzolini, Missiroli, di successo in successo benpensante e cheap… Piuttosto, nelle fasce subalterne, per comprare scarpe e cibo ai piccini, quanti innumerevoli meschini affamati e affannati si mostravano capaci di servigi e faccende di low profile sotto qualunque gerarca presente o prossimo dei regimi successivi. E nelle famose egemonie culturali, anche senza frugare nei ‘faldoni’, correntemente si potrebbe constatare che "intellettuale" diventa sinonimo di travet mezzamanica e leccapiedi, per ottenere piccoli poteri più o meno piccoli-borghesi”.



lunedì 20 febbraio 2017



VIOLENZA SENILE

No, no, non è Bersani e neanche D'Alema, contro Renzi. “L'età avanzata aveva indebolito la sonorità della sua voce, ma aveva conferito, in compenso, al suo linguaggio, un tempo così misurato, una vera e propria intemperanza. Forse bisognava cercarne la causa in ambizioni che sentiva di non aver più tanto tempo per realizzare, e che tanto più lo riempivano di veemenza e di foga; forse nel fatto che, messo in disparte da una vita politica in cui ardeva dalla voglia di rientrare, credeva con l'ingenuità del desiderio, di poter fare collocare in pensione, con le sue critiche sanguinose dirette contro di loro, coloro che si vantava di poter sostituire. Così è facile vedere certi uomini politici assicurare che il governo di cui non fanno parte non durerà più di tre giorni. Sarebbe, d'altronde, esagerato credere che il signor di Norpois avesse perduto completamente le tradizioni del linguaggio diplomatico. Non appena sorgevano «questioni importanti», tornava ad essere, lo vedremo fra poco, l'uomo che avevamo conosciuto; ma per il resto del tempo, si sfogava sull'uno e sull'altro con la violenza senile di certi ottuagenari che li butta addosso a delle donne cui non possono più recar gran danno.”
Marcel Proust. “Albertine scomparsa.”



RISPETTO
Un richiamo di cui c'è grande bisogno. Vale per tutti. Scrive Leopardi: " ...Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato"... “in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi. Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismo, benché per verità il più conveniente a uno spirito al tutto disingannato e intimamente e praticamente filosofo, e da tutte le sovraespresse condizioni e maniere del nostro modo di trattarci scambievolmente. Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato.”
Giacomo Leopardi. “Discorso Sopra Lo Stato Degli Italiani.”

domenica 19 febbraio 2017



SOLITUDINE (Tolstoj)

La solitudine è tanto utile all'uomo che vive in società, quanto la società all'uomo che non vive in essa. Separa l'uomo dalla società, fallo entrare in se stesso, e non appena si tolgono alla sua ragione le lenti che gli mostrano ogni cosa rovesciata, non appena si schiarisce il suo sguardo sulle cose, gli sarà persino incomprensibile come prima non vedesse tutto questo.”
 Lev Tolstoj “I DIARI.” 


ASSOLUTA TRASPARENZA
Il mondo dove la regola della "trasparenza" è legge, sogno mitizzato dai Grillo e dai Travaglio, viene raccontato in un romanzo di Nabokov. La vicenda del romanzo si svolge, infatti, in un mondo dove si vive sotto la folle dittatura della "trasparenza". Il protagonista di questo romanzo, essendo «opaco», in quanto i suoi pensieri e le sue sensazioni non sono trasparenti agli occhi di coloro che lo circondano, rappresenta un ostacolo in un ambiente dove tutti gli altri sono reciprocamente trasparenti. In quel mondo capovolto, l'opacità non è solo un difetto, ma una grave colpa, in quanto segnale di «turpitudine gnostica» del singolo. Quindi succede che si viene condannati a morte non per ciò che si fa ma per ciò che si è. È per questo che il protagonista dovrà essere decapitato. In questo romanzo tutto è parodia. Salvo che, in quel mondo, le parodie uccidono. E uccidono mantenendo un'aria «di calda camaraderie», che non è altro che la perfezione della tortura. 
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Estratto: "“Fin dai primi anni Cincinnatus, che per uno strano e fortunato caso aveva capito quali rischi correva, era riuscito a nascondere accuratamente una sua peculiarità. Era impenetrabile ai raggi altrui e pertanto, quando abbassava la guardia, produceva una strana impressione, come di un solitario, oscuro ostacolo in quel mondo di anime reciprocamente trasparenti; aveva imparato, tuttavia, a fingersi translucido ricorrendo a un sistema complesso di illusioni ottiche, per così dire – ma bastava che si distraesse, che si concedesse una pausa momentanea nel controllo che esercitava su di sé, nella manipolazione delle sfaccettature e degli angoli accortamente illuminati verso cui volgeva la sua anima, perché subito scattasse l'allarme. Nel pieno dell'eccitazione di un gioco, i suoi coetanei di colpo lo abbandonavano come se avessero sentito che il suo sguardo limpido e l'azzurro delle sue tempie costituivano solo un inganno scaltro e che Cincinnatus era, in realtà, opaco. Qualche volta, nel bel mezzo di un silenzio improvviso, l'insegnante, con afflitta perplessità, chiamava a raccolta tutte le riserve di pelle intorno agli occhi, lo fissava a lungo e infine diceva: «Che cosa c'è che non va, Cincinnatus?». Allora Cincinnatus riprendeva il controllo di sé e stringendosi quel suo sé al petto lo traferiva in un luogo sicuro"...."“A poco a poco Cincinnatus aveva smesso completamente di controllarsi e un giorno, durante una riunione all'aperto nel parco cittadino, vi fu un'improvvisa ondata di allarme, e qualcuno disse ad alta voce: «Cittadini, tra noi c'è un…». Era seguita una parola strana, quasi dimenticata, e il vento aveva frusciato tra le robinie, e Cincinnatus non aveva escogitato niente di meglio che alzarsi e andarsene, staccando con aria assente le foglie dai cespugli lungo la strada. Dieci giorni dopo era stato arrestato.”
Vladimir Nabokov “Invito a una decapitazione.” Adelphi

sabato 18 febbraio 2017




POLITICA DELLA PAURA. 
Propongo di seguito una riflessione come risultato della lettura di Carlo Levi, "Paura della Libertà". Sono molte le ragioni che creano paura e che influenzano le scelte di orientamento politico nelle nostre società. Sono soprattuto le questioni come la distribuzione del reddito, l'insicurezza di fronte alle immigrazioni, i salari, la difficoltà di trovare lavoro, il lavoro precario, il terrorismo, impatti sociali legati alla globalizzazione e finanziarizzazione dell'economia. Tutto ciò rende i sistemi democratici più fragili e vulnerabili e facile preda alla predicazione che esalta le paure. Questo ci porta a una ragionare, oggi come allora, su come la paura sia parte della storia italiana del Novecento, se si pensa al fascismo. Come scriveva Carlo Levi nel 1944, su «La Nazione del Popolo», il giornale del Cln da lui fondato e codiretto dopo la liberazione di Firenze,che la paura spiegava la dedizione di tanti schiavi a Mussolini, una «mediocrità divinizzata, necessaria per riempire il vuoto dell’animo, e calmarne l’inquietudine con un senso di riposante certezza»[C. Levi, Paura della libertà, in «La Nazione del Popolo», I, 2 novembre 1944, 58 ora in C. Levi, Il dovere dei tempi, a cura di L. Montevecchi, Donzelli, Roma, 2004, p.75]. Levi denunciava il fatto che la paura faceva sentire «il peso della libertà», agitando lo stato di emergenza dell’Italia, della necessità di salvare il Paese dalla miseria e da ogni problema. Levi in questi scritti, metteva in evidenza il riemergere dei custodi fedeli dei vecchi riti della politica, mai sconfitti. Nei suoi articoli troviamo l'uso del termine religioso “casta” per evidenziare come l'azione delle classi dirigenti sia fattore di resistenza cronica al cambiamento. È sorprendente scoprire che già nel 1944 il passato stava divorando ogni occasione di progresso democratico. Quel racconto dei sentimenti contrastanti di speranza/delusione di fronte all'incertezza fra passato e futuro dell’Italia alla fine della seconda guerra mondiale dovrebbe essere oggetto di una lettura oggi, per capire come l’Italia repubblicana sia strutturalmente legata a un passato che rischia sempre di condannarci per l'eternità.
......
I contadini lucani dipinti da Carlo Levi negli anni '30, durante il suo confino politico in Basilicata


RICORDI: FALSI RICORDI? 
Ma quanto falsifichiamo i nostri ricordi?. Ci spiega James McCaugh, professore all'UC Irvine’s Center for the Neurobiology of Learning: "Tutta la memoria è colorata con pezzi di esperienze di vita. Quando le persone ricordano, "stanno ricostruendo," ha detto. "Non significa che è totalmente falsa. Vuol dire che stanno raccontando una storia su se stessi e stanno integrando le cose che realmente si ricordano in dettaglio, con le cose che sono generalmente vere"

"All memory, as McGaugh (James McCaugh, professor at UC Irvine’s Center for the Neurobiology of Learning) explained, is colored with bits of life experiences. When people recall, “they are reconstructing,” he said. “It doesn't mean it’s totally false. It means that they’re telling a story about themselves and they’re integrating things they really do remember in detail, with things that are generally true.”


When people with Highly Superior Autobiographical Memory—those who can remember what they ate for breakfast on a specific day 10 years ago—are tested for accuracy, researchers find what goes into false memories.
THEATLANTIC.COM

venerdì 17 febbraio 2017


EROS
G. VERGA "EROS" Ed. Treves, 1884 : "Egli era ritto, immobile, serio — troppo serio per gli abiti che indossava — e avea tuttora un leggiero strato di polvere sui capelli e sul viso; dovea essere giovane, [p. 7]invecchiato anzi tempo, pallido, biondo, elegante, alquanto calvo.
— Dovete parlarmi? domandò la marchesa dopo un breve silenzio.
— Sì.
— Sedete adunque.

Egli volse un’occhiata sulle seggiole ed il canapè, ingombri di vesti e di arnesi muliebri, e rispose secco secco: — Grazie.
— Vi chiedo scusa per la mia cameriera: disse la moglie arrossendo impercettibilmente.
Alberti inchinò appena il capo.
— Scusatemi piuttosto la mia visita importuna. Mi premeva di parlarvi... stasera.
Cecilia gli lanciò uno sguardo rapido e penetrante, e domandò:
— Avete perduto?
— Non ho giocato.
— Vi battete...?
— Sì.
Ella impallidì.
— Tranquillizzatevi, soggiunse il marchese. Non mi batto col conte Armandi.
Ella si rizzò a sedere sul letto, rossa in viso, coi capelli sciolti, e il corsetto discinto: — Perchè mi dite cotesto, signore?
— Perchè il mio amico Armandi è spadaccino famoso, e avreste potuto essere inquieta per me.
La donna rimase a fissarlo con istraordinaria fermezza.
— Perchè vi battete? [p. 8]
Il marito sorrise — sorriso grottesco su quel viso impassibile — e rispose tranquillamente:
— Per voi.
La marchesa si passò il fazzoletto sulle labbra.
— Galli aveva lo scilinguagnolo un po’ sciolto e pretendeva avervi vista alla Scala, in dominò, nel palco del mio amico Armandi.
— Eravate a cena?
— Sì.
— Ah, vi battete per un cattivo scherzo da dessert! — diss’ella sorridendo amaramente.
Il marchese la guardò fiso. Poscia coll’aria più indifferente del mondo, prese un dominò ch’era sulla seggiola più vicina, lo buttò sul canapè, e sedette di faccia a lei. — Perdonatemi, soggiunse; non potevo lasciar calunniare mia moglie.
Ella s’inchinò, troppo profondamente ed ironicamente forse, e perciò tutto il sangue le corse al viso:
— Tutti sanno che Galli è geloso di voi perchè gli avete rubato l’Adalgisa!
— Lo sapete anche voi? rispose il marchese accavallando l’una gamba sull’altra.
— Scusatemi, debolezze di donne! diss’ella un po’ pallida, e cercando di sorridere.
— E di uomini, se volete; aggiunse il marito con galanteria.
Ci fu un istante di silenzio: ella giocherellava collo sparato del suo corsetto; egli dondolava la gamba posta a cavalcioni: evitavano di guardarsi."


OSSESSIONE
Paolo Bolzani Triste destino, degli "ex" PCI/Pds/Ds reduci sconsolati di quella che fu una gloriosa, forte ed essenziale forza di opposizione. Incapaci di produrre idee vincenti e praticabili si distinguono per combattere come nemico chi, all'interno del proprio campo, la pensa diversamente, sostenendo che "loro" hanno in tasca la verità assoluta. La loro ossessione è sconfiggere il proprio leader, il giorno dopo di averlo acclamato: Prodi, Veltroni, Renzi e avanti il prossimo.
‪Adria Bartolich‬ Guarda che è stato fatto fuori anche D'Alema. Naturalmente questo non cambia il concetto ma rende l'affermazione più obiettiva. Aggiungo che comunque quel che resta del PCI,PDS ,DS è comunque l'ultimo è unico partito rimasto della 1a repubblica, anche se un po' cotto, per cui è facile dire che sono stati fatti fuori tutti. Ha quasi 100 anni ma c'è ancora. Gli altri non esistono più, semplicemente più.
Paolo Bolzani‬ ‪Adria, io non ho detto che sono stati fatti fuori tutti. La storia di quel partito è una cosa di serietà e coerenza della quale poco rimane se si guarda alla povertà  di questi politici. ‬
‪Adria Bartolich‬ Paolo, Renzi per tre lunghi anni ha fatto tutto quello che voleva, e quando si è inscritti ad un partito è legittimo anche pensare male del proprio segretario che tra l'altro è andato avanti come un treno rimuovendo le persone dissidenti addirittura dalle commissioni parlamentari per approvare riforme ,diciamo cosi, discutibili, cosa mai successa prima. Bersani a fatto molti errori ,il primo tra tutti di avere trattato con Grillo, detto questo chiunque dica ora a Renzi "fermati" fa bene perché è bollito. Che lo sia anche Bersani, bollito intendo, non toglie nulla al problema che ha Renzi e con lui, di conseguenza, il suo partito.
Paolo Bolzani‬ ‪Parlo ‬di quelli della "minoranza" che hanno perso l’ultimo Congresso, che non hanno mai rispettato il Segretario eletto, e neanche gli elettori del PD che lo hanno scelto nelle primarie, che non producono una linea politica alternativa per conquistare la maggioranza nel PD, che sanno quindi di perdere il prossimo Congresso, che volteranno le spalle al 30% che dichiara che voterà PD, e ora hanno inventato una nuova storiella: la caccia degli elettori persi. I migliori auguri: spero che vadano a fare danni altrove, producendo vaniloqui e distinguo e vivendo minoritariamente, per sempre. ‪Adria, ieri sera Speranza ha detto che bisogna rifare il referendum delle trivelle!!! Questi si sono bevuti il cervello. Non dobbiamo più parlare di politica ma di psicoanalisi.‬

mercoledì 15 febbraio 2017



IMMAGINARIO
"Nel contesto delle rappresentazioni inverosimili la verosimiglianza delle altre si conferma e si trasforma in probabilità. E' vero l'inverso. Nel contesto delle rappresentazioni verosimili l'inverosimiglianza delle altre non può dipendere quasi mai da una 'funzione fabulatrice' che si eserciterebbe gratuitamente, per il piacere di inventare una finzione. Noi riconosciamo l'immaginario, sicuramente, comunque non un immaginario qualsiasi, bensì l'immaginario specifico degli uomini assetati di violenza." Da René Girard "Il capro espiatorio"


ELEZIONI!!! ELEZIONI!!!. 
La politica è sempre più "mera produzione di consenso". Non solo sono spariti i riferimenti valoriali, tramontati con la "fine delle ideologie", ma siamo di fronte a una tendenza che vede vincente la spregiudicatezza, la velocità quotidiana con cui si reagisce sui social o in televisione. Mancando contenuti e progetti le argomentazioni appaiono pressoché uguali, indipendentemente dall’appartenenza. Lavoro, giovani, tasse, etc. Non sono programmi ma slogan vuoti. Allora "elezioni , elezioni" non è che si tratti ormai di un fasullo “inchino” al popolo, una riverenza che serve a dargli l’illusione di contare quale fonte di legittimità effettiva.



PASSIONE
“Una passione può essere indicibilmente bella quando torna a nascere cieca, avventata, dalla domesticazione, dall’ordine e dalla consapevolezza. Si salva proprio perché minaccia distruzione. Chi vive senza passione non vive; chi la padroneggia sempre, vive a metà; chi in essa va in rovina, ha per lo meno vissuto; chi la ricorda ha futuro, e chi l’ha bandita non ha altro che passato.”
Elias Canetti. “La Provincia Dell'uomo.” ADELPHI EDIZIONI,1993.


MARE
“Erano già nelle Calabrie; alle fermate, nell'improvviso dilagare del sllenzlo notturno, si sentivano frasi in dialetto. Ad un momento il treno si fermò in riva al mare, il suono del mare si fece immagine, come nelle illusioni del cinema, una di quelle dissolvenze in cui le figure umane appunto si dissolvono nell'avanzare delle onde, l'ingegnere se ne sentì penetrato, disciolto: ed era, indecifrato, il suo sentimento di accordo col mondo, con la natura, con l'amore.” Leonardo Sciascia “Il mare colore del vino.”

martedì 14 febbraio 2017



DUE STORIE SPORCHE
Anche se pubblicato da Adelphi, in Italia Alan Benett è autore quasi sconosciuto. Raro trovare qualcuno che abbia letto un suo romanzo. Bennett ha, per me,  una staordinaria capacità di mettere sotto lente di ingrandimento la "normalità" per farci scoprire - con un grandissimo, impareggiabile, effetto umoristico - come da vite modeste, di piccolo-borghesi di provincia, mediocri in tutto, emergano aspetti sorprendenti, generati dai conflitti nascosti dell’animo umano. 
Estratto da Alan Bennett "Due Storie Sporche" - Adelphi: "«Graham, se vi sposate in chiesa il canonico vuole che fingiate di credere in Dio. Lo sappiamo tutti che è solo una cosa decorativa. Hai presente le hostess che prima del decollo fanno il discorso sulla sicurezza? Ecco: Dio sta nell’alto dei cieli e il salvagente sotto la poltrona».
«Non capisco cosa c’entra se siamo andati a letto o no».
«All’età del canonico Mollison» spiegò Mr Forbes con calma «uno dei pochi vantaggi del mestiere è potersi impicciare della vita sessuale dei giovani. In qualsiasi altro contesto ti arrestano; se sei prete, passa per assistenza spirituale».
«Che brutto mestiere».
Graham constatò di essere uno schianto. Solo allora si staccò a malincuore dalla propria immagine allo specchio e ispezionò brevemente il padre. Poteva andare.
A tempo debito i due fidanzati andarono in chiesa, fecero le pubblicazioni e poi ebbero il famoso 
incontro col canonico. Betty scoppiò a ridere appena fuori. Si era trattenuta per tutto il tempo, mentre Graham si era solo annoiato. Poi lei gli fece notare il lato comico della faccenda e lui, che non si era mai imbattuto in una donna spiritosa, si rese conto per la prima volta che Betty poteva anche piacergli.

mercoledì 8 febbraio 2017




RICORDI: PIACERI DELLA MEMORIA (BRANCATI) 
Estratto da Vitaliano Brancati, "I piaceri della memoria". "Coloro che, dentro di sé, preservano i ricordi lieti, difendendoli dal pericolo di oscurarsi, corrompersi, dilavarsi, compiono un’opera utile come chi non lascia spegnere il fuoco in un paese privo di fiammiferi e di pietre focaie. Una delle condizioni più misere delle epoche infelici, non è di rimpiangere vanamente la felicità, ma di averla totalmente dimenticata."


I Piaceri della memoria si fonda sulla consapevolezza che il mondo cosiddetto reale è una lastra priva di spessore a cui solo la memoria può ridare volume. È la bipolarità ragione-fantasia, verità-finzione, che anima l’universo narrativo del siciliano. Egli si conferma come uno di quegli scrittori che, più vivo hanno il senso della realtà, tanto più acutamente ne percepiscono la limitatezza e l’im perfezione.
Perdere la memoria significa perdere se stessi, e dimenticare il passato vuol dire perdere quei punti di riferimento che ci consentono di imparare, di riparare agli errori compiuti, di migliorare. Le malattie della memoria sono paragonabili a un ladro che penetra nel nostro cervello e ci ruba tutti i ricordi. Per questo Brancati ci dice che «ho l’abitudine di sorvegliare continuamente la mia memoria e contare ogni sera i miei ricordi come l’avaro conta i suoi marenghi».

Le prospettive sociopolitiche e l'ironia del Brancati, II parte
KULTURAL.EU|DI ILARIA PESCE


RAZZISMO DELL'ANTIRAZZISMO
"Un racisme imaginaire" di Pascal Bruckner (Gasset) Ogni mattino nasce un nuovo razzismo....Per arricchire il pensiero progressista. Ma non è altro che un "razzismo dell'antirazzismo". Scrive Bruckner: "L'antiracisme, pareil à l'humanitaire, est un marché en pleine expansion où chaque groupe, pour exister, doit exciper d'une blessure qui le singularise"
L'autore afferma che la "classe intellettuale" in ultima analisi, giustifica la propria sottomissione . Il problema che si pone è in effetti centrale: "Comment une société en vient-elle à célébrer ceux qui veulent la détruire? Par la manipulation symbolique des hécatombes, par un syndrome de Stockholm reformulé en termes de subversion". L'exemple qu'il donne à l'appui de ce jugement fait froid dans le dos: en mai 2016, un collectif d'artistes danois tenta d'organiser une exposition intitulée "Martyrs", à Copenhague, pour y mettre à l'honneur les frères El Bakraoui, kamikazes des attentats de Bruxelles..."
Ciò che Pascal Bruckner denuncia in queste pagine, è un devastante (ravageur) islamo-sinistrismo che offre legittimità alla barbarie dall'odio verso l'Occidente e il capitalismo. Gli autori delle stragi sarebbero infatti vittime del brutale imperialismo americano ed europeo. Questa cultura "delle scuse" sempre e comunque, non rivela altro che una forma di disprezzo per le persone che rifiutano di considerare noi come coscienze libere e responsabili. Si evidenzia inoltre come il vero razzismo ora si nasconde dietro le parole di antirazzismo, a partire da un violento antisemitismo.

domenica 5 febbraio 2017



LA ROTTA DEL PO
Scrive Bacchelli:" ..la campagna sembrava più stupita che atterrita ..." “Vedeva il fiume circondare una casa di contro la rotta, i contadini sbucare dal comignolo sul tetto, come formiche da un formicaio. Un rombo cupo, simile a tuono in distanza, ma vicino invece e continuo, che pareva espresso dalla terra, da cateratte profondate sotto i piedi, intronava l'aria, sommesso e terribile. Tremava l'aria, tremava il suolo. La campagna sembrava più stupita che atterrita, immota come nelle angosciose calme di vento che precedono il temporale. Si levava voce umana dai campi e dalle case e dalle aie, e correva, correva nella calma pomeridiana ancor più ignara che allibita:
- L'acqua, l'acqua, - gridavano, - la vien l'acqua, la vien! Ma questo, più che di paura, pareva un avviso, un grido di mestiere, come quando il minatore avverte che ha dato fuoco alla miccia, perché gli altri si riparino. Era l'ora della stagione già calda e laboriosa, in cui i contadini prendon un po' di riposo diurno. Dall'alto dell'argine l'occhio penetrava abbastanza lontano in campagna, per scorgere altri tetti subitamente gremiti d'uomini e donne coi bimbi piccoli in collo; e stradelli e cavedagne incassate, dove l'acqua andava fervida a snidare genti e bestie che le fuggivano innanzi a rotta di collo, col torrente alle calcagna. E dileguavano nell'acqua le opere campestri sommerse, mentre altri uomini, sorpresi dallo straripare dei fossi, sguazzavano nelle fette lavorate, già impantanate. E si scorgeva qualcuno, solitario o in piccola compagnia, che rifugiato su qualche rilievo del terreno e sui sentieri degli arginelli o sugli alberi, faceva gesti di disperato, scorgendosi imprigionato d'ogni parte, coll'acqua che cresceva intorno inesorabile. L'occhio del riguardante, da essa abbagliato, cercava gli umani quasi affascinato da una curiosità crudele. Ma dalla bocca dello squarcio della coronella, larga, la corrente non precipitava a cascata, anzi fluiva rapida e uguale, volava, sotto gli occhi di chi se la scorgeva ai piedi dal tetto della casa, ch'era stata la prima investita."
Riccardo Bacchelli. “Il mulino del Po.”
Bacchelli, Riccardo. “Il mulino del Po.” Mondadori


POLITICA E DE-RESPONSABILIZZAZIONE
Lo slogan di ieri era ULIVO 4.0 in nome della "Pluralità". Oggi non so ancora. Ogni giorno assistiamo a una progressiva degenerazione delle politica che ormai sempre più produce uno spettacolo dove gli attori si esprimono con una narrazione che quasi mai ha un rapporto con la realtà. Si tratta cioè di una generale di deresponsabilizzazione della politica, in quanto il "principio di responsabilità" richiederebbe un impegno, ormai scomparso, frutto dell'analisi, della definizione di obiettivi e programmi, In funzione dell'interesse comune, Invece di partiti intesi come organizzazioni immerse nella vita e nella storia del Paese, ci troviamo di fronte personalità politiche che ogni giorno fanno dichiarazioni autoreferenziali sui mezzi di comunicazione senza alcun riferimento a proposte. Quando fanno proposte, siamo sicuri che non vedremo mai azioni concrete conseguenti. Ed ora vai con la polemica su "Ulivo 4.0" che ci salverà. Scrive Buttafuoco:"....Ulivo 4.0 in nome della pluralità che vuole Bersani, una lagna che ricorda il programma in 276 pagine ( ma forse erano 306 o 316) dell’Ulivo-Unione che tutti firmarono e nessuno lesse tenendosi le mani libere per cuocere Prodi a fuoco vivissimo, cosa che avvenne in pochi mesi." ....ad opera principalmente di D'Alema.

sabato 4 febbraio 2017





DEMOCRAZIA!

 “Ci sarà pure un giudice a Berlino", diceva il mugnaio di Potsdam nel ' 700, opponendosi al sopruso di un nobile. A Berlino il brav' uomo ebbe giustizia. La citazione brechtiana calza a proposito. “What we’re seeing here is the courts standing up to the unconstitutional ban that President Trump imposed,” said Omar Jadwat, director of the Immigrants’ Rights Project at the A.C.L.U. “There’s obviously more litigation to come, but this is truly good news for the many people both in this country and abroad who have been unfairly targeted on the basis of their religion by this ban.”

A judge in Seattle ordered a nationwide halt to the ban while a Boston court refused to extend a stay. Earlier the State Department said 60,000 visas had been revoked.
NYTIMES.COM|DI NICHOLAS KULISH, CAITLIN DICKERSON AND CHARLIE SAVAGE