venerdì 28 febbraio 2014

AGOSTINO  IL LIBERO ARBITRIO

Tutto ciò che viene fatto non si può equiparare a chi l’ha fatto; altrimenti bisogna eliminare dalle cose la giustizia, che deve dare a ciascuno il suo. Dio dunque, quando ha creato l’uomo, pur avendolo creato ottimo, non l’ha tuttavia creato uguale a se stesso. Ma l’uomo che è buono volontariamente è migliore di chi lo è per necessità. Era pertanto necessario concedere all’uomo una volontà libera.


ALLORA TI SEI RICORDATA DI ME


L’arrivo da Nonna.
Arriviamo dalla Grande Città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, più il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche. Camminiamo a lungo. La casa di Nonna è lontana dalla stazione, all’altro capo della Piccola Città. Qui non ci sono tram, né autobus, né macchine. Circolano solo alcuni camion militari. I passanti sono pochi, la città è silenziosa. Si può udire il rumore dei nostri passi; camminiamo senza parlare, nostra Madre tra noi due. Davanti alla porta del giardino di Nonna nostra Madre dice:Aspettatemi qui. Aspettiamo un po’, poi entriamo in giardino, giriamo intorno alla casa, ci accovacciamo sotto una finestra da cui giungono delle voci. La voce di nostra Madre: Non c’è più niente da mangiare in casa nostra, niente pane, carne, verdura, latte. Niente. Non posso più sfamarli. Un’altra voce diceE allora ti sei ricordata di me. Per dieci anni non ti eri mai ricordata. Non sei venuta, non hai scritto.  AGOTA KRISTOF, TRILOGIA DELLA CITTA’ DI K. 
A PROPOSITO DI LENTEZZA E BUROCRAZIA... 

Per aprire un'impresa IN ITALIA occorrono 52 adempimenti fiscali, dato che probabilmente contribuisce alla posizione numero 65 dell'Italia nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare imprese (su Messico (53°) e Botswana (56°).

martedì 25 febbraio 2014

.... tutti vogliono deporre nelle mie mani il fardello della loro vita

"Come in una di quelle assurde processioni del paradiso dantesco sfilano in teorie interminabili, ma senza cori e candelabri, gli uomini della mia gente. Tutti si rivolgono a me, tutti vogliono deporre nelle mie mani il fardello della loro vita, la storia senza storia del loro essere stati. Parole di preghiera o d'ira sibilano col vento tra i cespugli di timo. Una corona di ferro dondola su una croce disfatta. E forse mentre penso la loro vita, perché scrivo la loro vita, mi sentono come un ridicolo dio, che li ha chiamati a raccolta nel giorno del giudizio, per liberarli in eterno dalla loro memoria".  Salvatore Satta, Il Giorno del Giudizio, Gli Adelphi, pagg.292, Milano 1979
 

domenica 23 febbraio 2014

DOVE RISCHIA DI PORTARE LA LINEA PASTORALE MISERICORDIOSA DI PAPA FRANCESCO 
BLAISE PASCAL CONTRO LA CAUSISTICA GESUITICA
La linea pastorale misericordiosa di Papa Francesco sta rivelando un approccio di tipo "causistico" che e' coerente alla tradizione gesuitica. Questo sembra portare a una qualche legittimazione del divorzio. La domanda e' se questo nuovo orientamento possa portare anche a una posizione meno intransigente verso il matrimonio omosessuale,  l'adozione dei figli da parte di coppie dello stesso sesso o metodi surrogatori di concezione dei medesimi. 
.....
Ho cercato di capire innanzitutto cosa significa parlare di "causistica". 
La casuistica e' un sistema d'interpretazione misericordioso verso le debolezze umane, che riconduce le singole azioni peccaminose ad un complesso predeterminato e precodificato di casi, le classifica e le valuta in modo tale da ridurre la colpa (e quindi la conseguente pena) del peccatore. Nel  pensiero teologico cattolico, si tratta di  una branca della teologia morale che esamina i casi di coscienza, in cui emerge un dubbio la propria coscienza e la prescrizions della norma morale. La casuistica, o casistica, non si propone di prescrivere "caso per caso" quali comportamenti siano da considerare leciti , ma adotta un approccio sistematico, identificando casi tipici di dilemma morale, analizzandoli secondo i  dettami della rivelazione e traendone indicazioni di tipo generale applicabili a un'intera categoria di casi analoghi.La casuistica si propone anche di indicare le norme morali da rispettare e il grado di colpa eventualmente commesso.
La casuistica e' ferocemente criticata da Blaise Pascal (1623-1662), che polemizzò contro i gesuiti nelle sue "Lettere provinciali'', scritte in difesa del giansenista Antoine Arnauld. E' questa una lettura difficile in cui e' facile smarrirsi dati i numerosi  argomenti sollevati nelle  diciotto epistole, rispetto ai quali possiamo solo riconoscere quanto siamo disarmati dinanzi a tale cultura. Per chi volesse affrontare il tema puo' avvalersi della Edizione curata da Carlo Carena (con prefazione di Salvatore S. Nigro) uscita nella «Biblioteca della Pléiade» di Einaudi (Le provinciali, testo francese a fronte, pp. 814), che ha un ricco apparato di note.  Conosceremo cosi' il  gesuita Etienne Bauny, ritenuto da Pascal ingegnoso e sottile (VI lettera), che aveva utilizzato Aristotele per definire le azioni volontarie dalle quali dipendono le colpe, che ammetteva la celebrazione della messa anche in stato di peccato mortale, che si era intrufolato nella toilette delle donne consentendo alle giovani la possibilità di disporre della propria verginità. Cosi' come leggeremo gli attacchi di Pascal, nella IX lettera, a padre Antonio Escobar de Mendoza, gesuita autore di una Teologia morale in sei volumi, che riteneva lecito mangiare e bere senza misura per il solo piacere. E' questo gesuita che trova le scappatoie morali  per i bancarottieri e i ladri, nonché per taluni omicidi. Mettendo in scena gesuiti e ridicolo Pascal vuole sollevare il tema del rischio derivante dall' abbraccio tra la dottrina cristiana e lo spirito dei tempi.  "Le Provinciali"  nel loro complesso costituiscono una “formidabile requisitoria” contro le conseguenze in morale e in politica delle novità teologiche promosse e seguite dai padri gesuiti. 

PASCAL, Le provinciali,  LETTERA V
B. Pascal, Le Provinciali, lettera V, a cura di G. Preti, Torino, Einaudi, 1983, pp. 41-43
Nel colloquio che ebbi con lui (1),  mi disse delle cose cos`ı strane, che stentai a crederle; ma me le mostro` nei libri di quei padri (2), in modo che a loro difesa non potei replicare altro che questo, che dovevano essere le opinioni di alcuni particolari, e che non era giusto imputarle a tutto il Corpo (3). E, di fatti, lo assicurai che ne conoscevo alcuni altrettanto severi quanto rilassati. erano quelli che mi citava. Fu a questo proposito che egli mi svelo` l’anima della Societa`, che non e` conosciuta da tutti; e forse sarete ben contento di venirla a conoscere. Ecco quello che mi disse. «Voi pensate di fare molto in loro favore mostrando che hanno dei padri altrettanto conformi alle massime evangeliche quanto gli altri vi sono contrari; e concludete da cio` che quelle opinioni di manica larga non appartengono a tutta la Societa'. Lo so bene: perche', se fosse cosi', non permetterebbero che ce ne fossero di cosi' contrari ad esse. Ma poiche'ne hanno anche alcuni che professano una dottrina cosi' licenziosa, dovete ugualmente concluderne che lo spirito della  Societa'non e' quello della severita' cristiana: perche', se fosse cosi', non permetterebbero che ce ne fossero di cosi' contrari ad essa».«Ma allora, – gli risposi, – quale puo` essere dunque il pensiero del Corpo nel suo complesso? Senza dubbio non ne hanno alcuno stabilito, e ciascuno ha la liberta' di dire a caso quello che pensa».«E` impossibile, – mi rispose: – un Corpo cosi' grande non potrebbe sussistere con una condotta cosi' avventata, e senza un’anima che lo governa e che ne regola tutti i movi- menti; oltre al fatto che hanno il voto particolare di non stampare nulla senza il permesso dei loro superiori».«E allora, – chiesi, – come e` possibile che gli stessi superiori diano il consenso a massime cosi' differenti?» «E` proprio questo che bisogna insegnarvi», rispose. Sappiate dunque che il loro scopo non e` quello di corrompere i costumi: non e' nei loro progetti. Ma neppure hanno per unico scopo quello di riformarli: sarebbe una cattiva politica. Ecco qual e' il loro pensiero: essi hanno un’opinione abbastanza buona di se stessi per credere che sia utile e quasi necessario al bene della religione che la loro autorita` si diffonda dovunque e che essi governino tutte le coscienze. E poiche ́ le massime evangeliche e severe servono per governare alcuni tipi di persone, se ne servono in quelle occasioni in cui esse giovano loro. Ma siccome queste stesse massime non s’accordano con le tendenze della maggior parte delle persone, nei riguardi di queste le abbandonano, per poter soddisfare tutti. Per questo motivo, avendo essi a che fare con gente di tutte le condizioni e appartenenti a nazioni tanto differenti, e` necessario che abbiano dei casuisti adatti per tutte queste diversita`. Mediante questo principio potete facilmente capire che se essi avessero soltanto casuisti rilassati rovinerebbero il loro scopo principale, che e` quello di comprendere tutti, perche ́coloro che sono veramente pii cercano una guida piu` ferma. Ma siccome di questo tipo non ve ne sono molti, non occorrono loro molti direttori severi per guidarli: ne hanno pochi per pochi, mentre il grande numero di casuisti rilassati si offre al grande numero di coloro che cercano il rilassamento. [...] Con cio` conservano tutti i loro amici, e si difendono da tutti i nemici. Perche ́ se si rimprovera il loro eccessivo rilassamento, mettono subito davanti agli occhi del pubblico i loro direttori austeri con alcuni libri da essi scritti secondo tutto il rigore della legge cristiana; e gli ingenui, coloro che non approfondiscono le cose, si accontentano di queste prove
(1). con lui: l’interlocutore e` «un amico giansenista».
(2). quei padri: i gesuiti.
(3). il Corpo: la Compagnia di Gesu`.

venerdì 21 febbraio 2014

Alexsandr Puskin

Elegia

La spenta gioia dei folli anni
Mi è greve, come una confusa ebbrezza.
Ma, come il vino, la tristezza dei giorni passati
Nella mia anima, quanto è più vecchia, tanto è più forte.
Malinconico è il mio cammino. Mi promette fatica e dolore
Il mare agitato del futuro.

Ma io non voglio morire, amici ;
Voglio vivere, per pensare e soffrire;
Lo so che ci saranno dei piaceri
Frammezzo alle tristezze, gli affanni e i turbamenti:
Talora mi inebrierò di nuovo di armonia,
Verserò lacrime sulle mie fantasie,
E forse sul mio triste tramonto
Brillerà l'amore con un sorriso d'addio

GIUSTIZIA E IMPUNITA' DEI POTENTI

La giustizia  in Italia e' inefficiente per tutti, non solo per i potenti. E a volerla inefficiente e a non volerla riformare sono molti all'interno classe dirigente del nostro paese nel mondo della politica e della societa' in generale. In particolare  (1) quelli che ne traggono vantaggio come impunita', (2)  quelli, in politica, che pensano di trarne vantaggio politico "contro gli avversari" (3) i magistrati che si proteggono come corporazione conservatrice dei propri giochi e carriere (4) i magistrati che usano il propria carriera come trampolino per far politica. E' necessario comprendere tutti questi aspetti per capire che e' difficile fare una riforma della giustizia Per quanto riguarda il tema del rapporto fra magistratura e politica, mi sembrano rilevanti tre aspetti, per capire le contraddizioni che si perpetuano  (1) La politica delega alla magistratura quello che dovrebbe autoregolamentare.(2) la magistratura fa il suo mestiere a perseguire la corruzione (3) La magistratura qualche volta, non sempre, agisce in modo improprio con inchieste che sembrano nascere o per motivazioni di protagonismo o, per scelte "politiche" di singoli magistrati. 

giovedì 20 febbraio 2014

A proposito degli intellettuali (2) 

"Ma all'Intellettuale niente succede, perche' niente deve succedere. Perche' detesta i fatti." Ennio Flaiano, Le ombre bianche, Adelphi, pag. 25


Nota: Bisogna leggere l'intervista a Luciano Canfora, grande intellettuale che dice profonde banalita' su Matteo Renzi, citando Crozza, e la sua testimonianza "diretta"  su la fila al gazebo delle primarie di berlusconiani che votano Renzi, ecc. Conclusione di Canfora: la scuola ci salvera'...con lui come professore!!!
Pb
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Luciano Canfora da Il Fatto Quotidiano 20/02/14
"Per lui non bisogna scomodare i Classici. Basta citare Crozza"
LUCIANO CANFORA FA UNA DISAMINA SPIETATA DEL NUOVO PRODOTTO NATO IN CASA DEMOCRATICA: È CINETICO, PER QUESTO L'HANNO MESSO SUL TRONO
di Antonello Caporale
Fermarsi alla parola e definire con Luciano Canfora, filologo dell'età classica e osservatore sgomento della lunga crisi italiana, i parametri espressivi di Matteo Renzi, la forza della sua leadership. Immaginare il nuovo mondo dentro il quale il giovane fiorentino sta conducendo il Paese ha una sua utilità, in qualche modo è fatica necessaria.
"Riprendo in mano Aristofane e a mente rivado a "I Cavalieri", quando fa dire a uno dei suoi protagonisti: emetti dalla bocca delle polpette ripugnanti". 
Renzi è Paflagone? Il servo che - conquistato il comando spadroneggia in casa? Il professore vive un pessimismo cosmico, sembra così atterrito dal nuovo che addirittura affida a Crozza l'interpretazione più degna del renzismo.
"Fare, dire, amare... quando il comico pronuncia quelle parole interpreta magistralmente la vena sconclusionata e stravagante del nostro leader. Ma cosa vuoi dire fare, amare? E allo stesso tempo che razza di progetto è, che pensiero sottende, quale carica espressiva si dipana nella frase: faremo una riforma al mese!. Neanche se parlassimo di frittelle! Questo è il dramma, da qui lo sconforto e la rassegnazione". 
Ma l'Italia l'ha scelto perché non ne poteva più del potere immobile, incartapecorito. Almeno la velocità, la voglia di dare risposte, la forza di stare in movimento, gliela dobbiamo riconoscere. "Ma si rende conto che un partito ha fatto indicare la sua leadership da alcune migliaia di passanti? Ho visto con i miei occhi signori che avevano il Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi sotto braccio in fila ai gazebo per votare alle scorse primarie, a queste benedette primarie che gli sono servite per espandere in modo arbitrario un campione minuscolo della società italiana, a sentirsi legittimato da tutti invece che da pochi. Affidare a gente che la pensa nel modo opposto di quel che ritieni la scelta del tuo leader significa commettere il secondo errore madornale, ingiustificabile dopo quello di aver costruito un partito senza passione, nato da convenienze, da una fusione fredda". 
L'alterità renziana per Canfora nasce qui, da questo deficit genetico: prendere uno che non la pensa come te ma appare vincente, e porlo alla guida del tuo partito, che è perdente. Estraneo tra estranei.
"Renzi, proprio lui, lascia spazio a Berlusconi di dire: l'ultimo premier eletto sono io. Renzi, proprio lui, garantisce, giura che uno come Alfano non sarebbe mai potuto essere ministro e ora lo stiamo per ritrovare al suo fianco. Capisce il danno? E la misura della colpa? E non si rimedia con paroline tipo: il dire, il fare, l'amare. Ma cos'è? Lo hanno issato al trono solo perché dotato di questa straordinaria energia cinetica? Ecco l'iniqua, sperequata logica. Io non mi sorprendo. Studio da una vita i classici e già in Eschilo, Agamennone e poi naturalmente in Platone la parola esprime il contrario del pensiero. Non c'è dunque stupore. Perché è certo che anche adesso la parola ingannevole è usata come un bastone nodoso". 
SI DICE A PER PREFIGURARE B, ci si allea per fìnta con questo e insieme si tratta per davvero con quello.
"E nascono sconcezze lessicali, si consumano vere e proprie truffe ai danni della nostra intelligenza e della lingua. Quando non ci piace l'avversario, magari invoca rigore e integrità morale, lo tacciamo di populismo. E che significa? Non c'è continenza, adeguatezza, misura. Parole inutili, vuote, vacue. Cesti rotti". 
Le parole truffaldine.
"La verità è che siamo in una condizione di soggezione, completamente piegati a poteri esterni. Le sembra possibile che la Merkel, il cancelliere tedesco, ci indichi i giorni e le ore che possiamo permetterci per formare un nuovo governo? È nella sua disponibilità? Siamo asserviti, e la nostra debolezza ha la radice nella crisi della classe dirigente. E la crisi esprime poi questi volti, queste fughe solitàrie, questi tipi italiani. I partiti hanno una forma provvisoria e stentano a stare insieme. E siamo feriti, uccisi dalla valanga di informazioni che sembrano avere come unico obiettivo l'azzeramento della memoria. Siamo un popolo senza memoria purtroppo e tutto ci è concesso". 
Perfino di avere in campo una coalizione che si chiamava Popolo della libertà.
"E qui ritorniamo alle parole ingannevoli. Questo è davvero un mirabile esempio: se tu sei il popolo della libertà io che non ti voto appartango al popolo della schiavitù? Esiste un partito democratico, quindi si contrappone a un partito aristocratico?". 
Parole come zucche vuote, professore.
 "Temo di sì, penso di sì".
Sembra che il fiorentino non le piaccia proprio.
 "La città di Renzi ha una antica amicizia con la lingua italiana, e questo è l'unico un punto a suo favore".
Poi è veloce.
"Si veloce".
Il fare.
 "Purtroppo la memoria mia va a Crozza e al suo stupendo: dire, fare, amare".
Dobbiamo rassegnarci, non c'è proprio scampo?
"Non la prenda così male e non si angusti. Sappia che l'unica vera resistenza, l'unico baluardo a questa deriva, l'unica struttura antagonista è la scuola. La scuola ci salverà" 

mercoledì 19 febbraio 2014

È possibile che nonostante le scoperte e i progressi...

“È possibile che nonostante le scoperte e i progressi, nonostante la civiltà, la religione e la sapienza universale, si sia rimasti alla superficie della vita? È possibile che perfino questa superficie, che sarebbe stata pur sempre qualcosa, l'abbiano ricoperta con un tessuto incredibilmente noioso, così che offra l'aspetto dei mobili del salotto durante le vacanze d'estate?
Sì, è possibile.”
Rainer Maria Rilke. “I quaderni di Malte Laurids Brigge.” Garzanti Classici

BUROCRAZIA  (Antonio Gramsci 3 Aprile 1918)

Raccontano i giornali che un usciere del ministero della Pubblica istruzione fu arrestato perché aveva preso l'abitudine di far sparire dai tavoli degli impiegati le pratiche voluminose, per venderle come carta straccia e ricavarne qualche guadagno in questi tempi di caro-viveri e di carissima carta. Naturalmente avrà il destino di tutti i geni incompresi; sarà processato, condannato e perderà il posto. Eppure se la giustizia fosse, almeno essa, meno burocratizzata e meno fossile, quell'ignoto dovrebbe essere assolto ed esaltato. Perché lui, mentre da anni imperversano i lamenti contro la burocrazia, mentre si succedono studi e commissioni per la riforma delle amministrazioni pubbliche, mentre ogni ministro che voglia passare per modernista e scroccare qualche approvazione alla stampa e alla pubblica opinione, si affretta a iniziare il suo governo con la solenne promessa di sburocratizzare, lasciandosi poi inevitabilmente travolgere dalla consuetudine, dagli ingranaggi della mastodontica e inesorabile macchina, lui solo, quell'umilissimo travet, ha additato in modo sicuro, rapido, di liberarsi dalle montagne di carta sotto cui gemono gli uomini del XX secolo.
3 aprile 1918

lunedì 17 febbraio 2014

"L'applicazione dei principi dipende dalle circostanze" Montesquieu

«non c’è cittadino che non debba sacrificare il suo proprio onore per il bene pubblico [...], l’applicazione dei principi dipende dalle circostanze. Per quanto riguarda il caso presente voi non dovete determinarvi e decidervi che in base ad un solo principio: la salute dello Stato è la legge suprema»  [Lettera a un membro del Parlamento di Parigi esiliato a Bourges: Montesquieu a *** (09/07/1753), in Corr.OC, III, p. 1465].
« per quanto le vostre rimostranze siano piene di belle cose, ve ne sono alcune che, pur pervase di uno spirito imparziale, sono intollerabili e che risulta impossibile accordarvi. Sono oramai quaranta anni che dibattiamo sulla Costituzione [la bolla Unigenitus]. Essa è stata dichiarata legge della Chiesa e dello Stato e questa dichiarazione è una specie di punto di riferimento fra i cittadini. [...]. Noi non possiamo comprendere per quale fatalità il Parlamento, giudice naturale di queste cose, si trovi oggi parte e come, al posto di essere alla testa della giustizia, si trovi invece, per così dire, alla testa di un partito » [ Ibidem, p.1466]

A PROPOSITO DEGLI INTELLETTUALI

Tutta colpa di Berlusconi... A proposito degli intellettuali ....L'importante che si parli di noi,  cosi' esistiamo....l’accesso al mondo della comunicazione è garanzia di sopravvivenza...e' la narrazione come ideologia .... Non importa che niente cambi. Anzi meglio che non cambi niente... Soprattutto i nostri privilegi di intellettuali: noi scrittori che siamo attori  protagonisti dell'avanspettacolo, con la nostra autorevolezza morale di letterati.... noi giornalisti, che non forniamo solo la vile merce della informazione ma siamo diventati quelli che piu' "formiamo" l’opinione pubblica, con il nostro autorevole punto di vista attraverso  articoli, libri e nei talkshow in tv....e noi filosofi del "non ci sono fatti, ma solo opinioni" ... ma poi noi comici, noi magistrati-scrittori o magistrati politici, i registi.....

LISTA TSIPRAS ...“Europa dei cittadini” vuole cominciare a costruirla non solo per i cittadini ma con i cittadini.... 

Non mi convince. Mi sembra il solito richiamo alla "Societa' Civile", populismo "di sinistra", davanti a un nuovo "uomo simbolo".   Temo che si basi su un ragionamento che  semplifica il conflitto interno alla società: si fa della “società civile” un corpo "omogeneo",  che si vorrebbe volontaristicamente come soggetto che agirebbe contro un altro corpo sociale "omogeneo" (che sarebbe esterno, estraneo alla societa' civile) cioe' contro la “casta” (il ceto politico) che persegue il proprio vantaggio a discapito dell’interesse generale. Iniziativa inutile e fallimentare ~ come e' successo tutte le volte che si e' tentata ~ perche' nasce da un grave errore di analisi della societa', delle forze in campo, e quindi delle strategie da perseguire. Il richiamo alla "società civile" contro la "Casta" si basa su una visione che impedisce la comprensione della struttura della società, di quali siano i perche' dell'azione compatta del ceto politico (come fosse un unico soggetto) in un’unica direzione,  indifferente alle richieste “popolari” e alle indignazioni della sedicente "societa' civile". Allora gridiamo impotenti contro lo svuotamento materiale della democrazia, e facciamo liste che si chiamano "fuori dai partiti" visti come parte della "casta".  Non ci domandiamo se la rappresentazione della società di cui ci avvaliamo non sia una grande mistificazione che non puo' che portare a false soluzioni, salvo eccitare per lo spazio di un mattino.

domenica 16 febbraio 2014

Bona mens nec commodatur nec emitur

Bona mens nec commodatur nec emitur; et puto, si venalis esset, non haberet emptorem: at mala cotidie emitur. XXVII.8 SENECAE EPISTULARUM MORALIUM AD LUCILIUM

La saggezza non si prende in prestito, e nemmeno si compra; e ritengo che se anche fosse in vendita, non si troverebbero compratori: la stupidità, invece, si compra quotidianamente.

Dickens, sull'argomento giustizia, in "Casa Desolata"

Ai nostri magistrati si applica la citazione  di Dickens, sull'argomento giustizia, in "Casa Desolata"
And almost thence my nature is subdued
To what it works in, like the dyer's hand:
Pity me then, and wish I were renewed,
La mia natura e' sottomessa
Al lavoro che svolge, come la mano del tintore:
Abbiate dunque pieta' di me, e auspicate il mio rinnovamento.
Shakespeare, Sonetto 111

Noi siamo l'unica democrazia che..

Noi siamo l'unica democrazia che... demolition man... un energia vitale... molto giovane... chiusura di una fase... non e' legittimato dalle elezioni... Crisi extraparlamentare... condannato in via definitiva... un ventennio... fuori dal gioco politico... legittimazione... rifiutato di andare  al Colle... i cittadini non sono stati interpellati.... stare sulla scena... patto elettorale... vicolo cieco... quarantotto ore... passaggio parlamentare... sfiducia in aula... La Ruota della Fortuna... Maria De Filippi... spinta oggettiva... c'e' un limite... opinione pubblica europea... dati della realta'...perche' in questo paese... rapporti di forza... un problema morale... senza Berlusconi... non precitare i tempi... governo di scopo, no, di legislatura...  a me sembra... riesumato... tripolare... M5s... diverso da Letta... la questione interessante e' un'altra... una questione politica... anomalia italiana... populismi... rispetto all'Europa... 


Ma se invece di mettere l’uomo al centro dell’universo, come ha fatto Kant....

Ma se invece di mettere l’uomo al centro dell’universo, come ha fatto Kant, lo vedessimo come spettatore neanche cosi' importante di un mondo che esiste da molto piu' tempo di lui, e che e' enormemente piu' grande di lui? Potremmo dire che sono  il linguaggio, la storia, i concetti che modellano il mondo?. Il mondo per Kant, non è pensabile se non come una idea regolatrice, che contiene la totalità di tutti gli enti. Ma mi domando se possiamo avere una esperienza diretta del mondo, visto che esso e' cosi' enormemente grande. Mi domando se i nostri schemi e concetti non possiedano alcun valore costitutivo rispetto al mondo.
CRISI DELLA POLITICA (1)
Una delle cause della crisi della politica che investe l'Occidente e' sicuramente il declino della sua capacita' di "decidere sui fini" per ridursi a mera scelta dei mezzi per realizzare fini che vengono accettati come imposizione derivante da uno stato permanente di necessita' e di emergenze che non si riescono a governare. Questo avviene ad esempio in riferimento alla rinuncia  da parte della politica di fronte alle crisi finanziarie e alle trasformazioni dell'economia, e alla soggezione della stessa al "funzionamento dei mercati", assunto come valore incontestabile. L'autonomia della politica si manifesta solo come scelta fra modi diversi di ottenere quegli obiettivi derivanti dagli imperativi della finanza, che si assumono come immodificabili. Allora la Sinistra al governo, delude  sempre le attese, anche quando, come nel caso di Hollande, si propone  agli elettori con programmi (velleitari) di risanamento del bilancio con le tasse sui "ricchi" , salvo fare penose retromarce di fronte alla "reazione dei mercati". Allora Zapatero e Hollande, mentre sulle politiche economiche fanno le stesse cose delle "destre", fanno i "sinistri" su costume e diritti civili (matrimoni gay, ecc.).

venerdì 14 febbraio 2014

Na bèla scoperta
Commedia dialettale in tre atti
di Franco Zaffanella
http://www.francozaffanella.it/Default.aspx?TabId=90&language=en-US

PERSONAGGI:
Leonardo Fidati          L’assicuratore
Vittoria Sironi             La moglie
Corinna Scalogna        Amica di Vittoria
Gisto Bolla                   Un cliente
Elisa Veri                     Una cliente
Fortunato Barino          Il marito di Elisa
Clotilde Ventura               Una cliente
Toni Stracco                 Un vicino di casa 

Scena terza
LEONARDO – Buongiorno.
CLOTILDE – Buongiorno.  ( Leonardo da la mano a Clotilde )
LEONARDO – Molto lieto Leonardo Fidati.
CLOTILDE – Piacere Clotilde Ventura.
VITTORIA – CORINNA – ( Guardandosi negli occhi stupite udendo il cognome, scalmano poi insieme ) Ma èla parenta cun quela a dla televisiun?
CLOTILDE – No, l’è mia mè parenta.
LEONARDO – Alura  l’am diga pör. ( Corinna e Vittoria sono li tutte orecchi per sentire cosa vuole Clotilde )
CLOTILDE – Ma veramente la sares na roba an po personale.
LEONARDO – Ah u capì. ( Rivolgendosi alle due donne ) Duvresu par piaser andà dad la cha gh’hu da parlà cun la siura.
CORINNA – E’t vest? Sta atenti, me a vaghi a ca, ciau.
VITTORIA – E me inveci a vaghi dad la a vardà an po ad televisiun, arvedas. ( Tutti si salutano mentre Corinna e Vittoria escono ).
VITTORIA – ( Uscendo guarda lorologio ) Che urè, ahh ma l’è ša cumincià.
LEONARDO – Alura ades siura la pöl parlà liberamente.
CLOTILDE – Ah ma vedal, l’è na roba an po delicada, savria mia cuma digal.
LEONARDO – Ma l’as faga mia problemi, me su che aposta.
CLOTILDE – Parchè la püdria parì anca na roba an po strana, e sicurament agh sarà mai capità da fa n’asicurasiun dal genar.
LEONARDO – Ma insoma la mal diga,acseta pos dagh anca na risposta no.
CLOTILDE – Alura sares cha vures fa n’asicurasiun.
LEONARDO – A ma agh mancares atar, l’è mia gnida certu a cumprà dal culatèl.
CLOTILDE – Quel!
LEONARDO – Quel cosa? Vulevla dabun dal culatèl? Ah ma sa fos par me gh’an dares fin cl’an völ, parchè me da caran ‘m pias sul al pulastar, e me dal pulastar  agh resta gnint,me a magni töt, la testa, li sgrefi fin al ciciarun.
CLOTILDE – Quel!
LEONARDO – Al ciciarun? Ma cusa disla insoma?
CLOTILDE – A vures di . . . cha vuria asicuram . . . insoma a vures sicuram al mè ciciarun!
LEONARDO – Cosa!? Le,la vuria sicuras . . . al cul!
CLOTILDE – Propria, agh lu det chl’era na roba an po particolare.
LEONARDO – An po particolare, ma me che dentar nu sentì ad coti e at crudi,ma na roba acse lu mai sentida, ma cuma  as pöl fa n’asicurasiun dal genar?
CLOTILDE – Inveci as pöl fala,i la det a la televisiun la smana pasada, che n’attrice americana la fat n’asicurasiun acse.                                                                                          
LEONARDO – Ah ècu la la det la televisiun, ma le èla n’attrice?
CLOTILDE – Me no però al varda ( Si alza girandosi per mostrare il sedere ) al vest che roba?
LEONARDO – Ehhh . . . vedi . . .
CLOTILDE – Al vest? Ma sal che ogni induva a vaghi a gh’è töti i’om ch’is gira cume a dli mariuneti, ma lu al s’imagina mia che sudisfasiun, am pias acse tant quand im varda.   
LEONARDO – Se ma cusa centra l’asicurasiun?                                                                 
CLOTILDE – Ma sa gh’es da sucedum quèl am vardares po nisun, e pu li robi bèli bisogna asicurali.
LEONARDO – Quel al dighi anca me,ma l’am diga cuma faghi a sicuragh al cul? Ma dai! ( Alzandosi )
CLOTILDE – Ma insoma l’è lu l’asicuradur, al varda cuma as pöl fa. Ma al prova a sentar, al prova. ( Indicandogli di toccare il sedere )
LEONARDO – Ben ma, la vurà mia ch’agh meta li man in sal cul.
CLOTILDE – Se parchè, a vöi ch’as renda cunt personalmente.                                              
LEONARDO – Ma vures mia . . . insoma . . .
CLOTILDE – Ma al gabia mia vergogna dai.
LEONARDO – Se propria l’insist, ma la varda cl’am la det le né.
CLOTILDE – Ma certo, al senta, al senta. (Leonardo si avvicina timidamente e tocca piano piano con un dito il sedere di Clotilde, la quale  però cerca in un qualche modo di prendere le mani di Leonardo e di appoggiarle poi sul sedere ).
CLOTILDE – Ma mia acse, acse! ( Leonardo piuttosto imbarazzato si trova con entrambe le mani posate sul sedere di Clotilde ) 
Alura l’am diga, l’am diga se na roba acse l’è mia d’asicurà?
LEONARDO – Ahhh . . . ehhh . . .
CLOTILDE – Elura?
LEONARDO - U gnamo capì ben
CLOTILDE – Al senta, al senta pör.
LEONARDO – Atar che televisiun,chesta se cl’è na bèla scuperta. ( In quel mentre entra la moglie Vittoria, che si trova davanti la
scena descritta )

giovedì 13 febbraio 2014

Mio padre

Mio padre 

A mi padre Pedro Garfias
¿Por qué no hablamos nunca, largamente,
tú y yo padre, cuando esto era posible,
como dos hombres, como dos amigos
o dos desconocidos que se encuentran

Non ricordo di essermi mai seduto da solo con mio padre a parlare. Era di poche parole. Il tema rapporto con i  figli era delegato a mia madre. Le parole che ricordo sono : " Paulin, 'o  taca' al caval,  dai che a go da da' l'aqua a la vida" (Paolino, ho attaccato il cavallo, dai vieni che devo dare il pesticida alla vite. (Mio padre e' morto di cancro, quasi sicuramente per effetto pesticidi.... quello studio che ho pubblicato su la Rivista Sapere era come un presentimento?). Quella mattina come sempre andammo per "dar l'aqua a la vida", io ero seduto dietro il sedere del cavallo sulla stanga di sinistra, della botte del veleno, mentre mio padre teneva lo spruzzo per irrorare la vite. Il mio ruolo era far fare due metri al cavallo e poi fermarmi per dar tempo al papa' di irrorare. Ma io nell'attesa mi guardavo intorno e fantasticavo sul volo delle farfalle nel prato, sul leprotto che scappava al rumore, sui contadini che lontano "si davano la voce". Cosi' quella mattina il cavallo, probabilmente disturbato dalle mosche, fece uno scatto in avanti e trascino' mio padre che non aveva finito quel tratto. Disse, senza alzare la voce, "Oh vacca...", si levo' dalla testa il cappello, lo butto' per terra, lo schiaccio con rabbia tre volte, destro sinistro destro, lo raccolse, se lo rimise in testa, e mi disse "tiral in dre' " (fai arretrare il cavallo)'. La crisi era superata.