lunedì 28 aprile 2014



RICORDI. MIO FRATELLO

Cresciuti insieme, avevamo studiato all'universita', condividendo lo stesso appartamento freddo ed umido, a Bologna.  Divisi ora, dalle diverse professioni, ci ritrovavamo due o tre volte all'anno, nella vecchia casa dei genitori nella bassa mantovana, oppure a casa mia su in valle sopra il lago di Como. Un giorno passeggiavamo, salendo per il ripido sentiero di sassi dietro la casa su in valle. In silenzio volgevamo il capo a tratti per godere la vista dei boschi e prati interrotti dalle case di paesini abbarbicati ai pendii della montagna. Non avevamo bisogno di parlare. I nostri pensieri si incontravano senza bisogno delle parole, per non rompere i silenzi della valle. 


venerdì 25 aprile 2014

SIAMO QUEL CHE SIAMO!

“… Dopo decenni e generazioni di ‘ricercatori’ e ‘anticipazioni’ e acribie di ruoli e concorsi e scatti e carriere e ‘lectiones’ magari anche ‘magistrales’ ai fini di riesumare negli archivi – tutt’al più – ordinarie miserie peraltro risapute e compatite in qualunque ginnasio-liceo italiano durante e dopo la guerra. Soprattutto a causa dell’ininterrotta produzione ‘cartacea’ degli intellettuali ‘scribacchini’, durante il passaggio "in un sol giorno" e "come un sol uomo" dalla stampa & propaganda ‘fascistoide’ alla temibile egemonia togliattiana.


Altro che conformisti "fuori dal coro" in atteggiamento "contro" perennemente sfottente: i Montanelli, Malaparte, Longanesi, Ansaldo, Prezzolini, Missiroli, di successo in successo benpensante e cheap… Piuttosto, nelle fasce subalterne, per comprare scarpe e cibo ai piccini, quanti innumerevoli meschini affamati e affannati si mostravano capaci di servigi e faccende di low profile sotto qualunque gerarca presente o prossimo dei regimi successivi. E nelle famose egemonie culturali, anche senza frugare nei ‘faldoni’, correntemente si potrebbe constatare che "intellettuale" diventa sinonimo di travet mezzamanica e leccapiedi, per ottenere piccoli poteri più o meno piccoli-borghesi”.


Alberto Arbasino


"La vita bssa"j

lunedì 21 aprile 2014





IPER-DEMOCRAZIA DI GRILLO E CASALEGGIO

Mi ricorda un mito che mi aveva conquistato, anche se per poco: l'assemblearismo sessantottino che doveva sostituire la democrazia rappresentativa. Casaleggio e Grillo sono ancora al rigenerato sessantottismo .... anche con i capelli. Allora come ora i partecipanti attivi erano una ristretta minoranza; ma cio' non interessa ai fan della democrazia diretta. Quelli che non partecipano hanno torto, quelli che lo fanno sono i "migliori" e quindi è giusto che poi le scelte vengano prese da loro. Nel mondo di Grillo e Casaleggio, la minoranza che sta davanti al computer, a cui si chiede di decidere su tutto, in realta' e' fatta dai più aggressivi, i più faziosi, i peggio informati, che leggono solo cio' che conferma le proprie opinioni, i meno vicini al sentire comune delle persone normali....questi sono solo la deformazione delle persone "normali". I Grillo e Casaleggio (col codazzo osannante alla Scanzi, Gomez, ecc.) con il loro disprezzo della democrazia rappresentativa, in realta' disprezzano il loro stesso elettorato che per il 95% non clicca il "mi piace" e non e' detto che condivida i piu' scalmanati odiatori che sono attivi sulla rete.

domenica 20 aprile 2014






EQUITY AND LAW

Charles Dickens "Bleak House
....Equity sends questions to Law, Law sends questions back to Equity; Law finds it can’t do this, Equity finds it can’t do that; neither can so much as say it can’t do anything, without this solicitor instructing and this counsel appearing for A, and that solicitor instructing and that counsel appearing for B; and so on through the whole alphabet, like the history of the Apple Pie.....
Anche Balzac "L’interdiction" ..... le droit et l’équité.....
"Les magistrats, les avocats, les avoués, tout ce qui pâture sur le terrain judiciaire distingue deux éléments dans une cause : le droit et l’équité. L’équité résulte des faits, le droit est l’application des principes aux faits. Un homme peut avoir raison en équité, tort en justice, sans que le juge soit accusable. Entre la conscience et le fait, il est un abîme de raisons déterminantes qui sont inconnues au juge, et qui condamnent ou légitiment un fait. Un juge n’est pas Dieu, son devoir est d’adapter les faits aux principes, de juger des espèces variées à l’infini, en se servant d’une mesure déterminée. Si le juge avait le pouvoir de lire dans la conscience et de démêler les motifs afin de rendre d’équitables arrêts, chaque juge serait un grand homme. La France a besoin d’environ six mille juges ; aucune génération n’a six mille grands hommes à son service, à plus forte raison ne peut-elle les trouver pour sa magistrature."
Gli occhi blu della primavera
 Heinrich Heine
 Poesie Nuove, la lirica numero XIII:

Gli occhi blu della primavera
spuntano tra la verzura;
sono le amate violette,
che ho scelto per un mazzetto.

Le ho colte e intanto penso,
ed i pensieri tutti,
che mi sospirano in petto,
or l’usignol gorgheggia.

Sì, canta quel che penso
con voce forte, che riecheggia;
a conoscere il mio tenero segreto
è ormai il bosco intero

Die blauen Frühlingsaugen

Die blauen Frühlingsaugen
schauen aus dem Gras hervor;
das sind die lieben Veilchen,
die ich zum Strauß erkor.

Ich pflückte sie und denke,
und die Gedanken all’,
die mir im Herzen seufzen,
singt laut die Nachtigall.

Ja, was ich denke, singt sie
laut schmetternd, daß es schallt;
mein zärtliches Geheimnis
weiß schon der ganze Wald.




Contemplava con slanci d'amore i puledri nei pascoli....

“Contemplava con slanci d'amore i puledri nei pascoli, gli uccelli nei loro nidi, gli insetti sui fiori; tutti, al suo avvicinarsi, correvano lontano, si nascondevano terrorizzati, volavano via veloci come il fulmine. Cercò di nuovo la solitudine. Ma il vento recava al suo orecchio come rantoli d'agonia; le lacrime della rugiada che cadevano al suolo gli rammentavano altre gocce, più pesanti. Tutte le sere il sole ricopriva di sangue le nubi;”
Flaubert. “I tre racconti.” 


BUROCRAZIA, BUROCRAZIA...MALE ITALIANO

Burocrazia cancro dentro le nostre istituzioni
che invece di servire i cittadini opera
- per proteggere se stessa e 
- per favorire quelli che ci lavorano 
- per rifiutare qualsiasi valutazione di merito 
- per tener fermo e immodificabile l'avanzamento con l'anzianita'
Burocrazia che si organizza
- in lobby sindacali 
- in consorterie 
Burocrazia che funziona attraverso
- il  formalismo, 
- la complicazione insensata  di procedure,
- l' uso della demagogia come strumento per mascherare la realta' dell'interesse personale.
Burocrazia...uno dei mali d'Italia


domenica 6 aprile 2014






NELLA MENTE DELLO STORICO

Nella mente dello storico la conoscenza storica è la ricostruzione del pensiero la cui storia egli sta studiando"(R.G. Collingwood) A parte che Collingwood non ha mai voluto riconoscere il proprio debito al pensiero di Croce....se seguiamo il suo ragionamento, la storia non è racconto di eventi o un diario di cio' che si e' modificato nel tempo, perché lo storico deve interessarsi degli eventi in quanto espressione di pensieri. La storia è una scienza che conosce gli eventi interpretando documenti per raggiungere una maggior conoscenza di sé: la storia ci insegna, attraverso quello che l’uomo ha fatto, quello che l’uomo è. Collingwood ci dice che il legame tra lo storico e gli uomini del passato non è memoria o temporalità, ma comune partecipazione ad un solo spirito "che è" in quanto si autorealizza nella storia:  " [..]Il processo storico è un processo in cui l’uomo crea per sé questo o quel genere di natura umana col ricreare nel proprio pensiero il passato del quale è erede [...]. Il processo storico è esso stesso un processo di pensiero [...]. Col pensare storico, lo spirito la cui autoconoscenza è storia, non solo scopre in sé quelle forze di cui il pensiero storico rivela il possesso, ma effettivamente sviluppa quelle forze da uno stato latente ad uno effettivo, le porta a reale esistenza [...]. " R.G. COLLINGWOOD, The Idea of History, Oxford: Clarendon Press, 1946,cap.V, 1,3 
Anche se sono d'accordo con Momigliano quando critica l'insistenza di Collingwood)  "[..] sul principio che si trova solo quel che si cerca, e perciò ogni scavo deve partire dalla chiara formulazione del problema che si vuole risolvere con lo scavo stesso. Questo principio [...] portò spesso il Collingwood a trovare nei suoi scavi esattamente quello che desiderava di trovare, cioè a cadere in grossolani errori. Di fatto così si trascura l’ovvia verità che si scava nel passato, o con la penna del filologo o con la zappa dell’archeologo, non solo per risolvere problemi già formulati, ma per aprire le porte all’infinito della realtà,[...]" A. MOMIGLIANO, La storia antica in Inghilterra, cit., pp. 764-5).