lunedì 30 maggio 2016



IL POPOLO NON AMA LA SINISTRA:(2) IN ITALIA


Il popolo non ama e non vota la sinistra. Perché la sinistra a trazione radical chic, con la sua supponenza, il suo complesso di superiorità non ama "il popolo". La storia si ripete. Quello che ieri si diceva di Berlusconi, oggi lo si dice di Renzi. Già due anni fa "Il Fatto Quotidiano"  titolava: «Gli italiani rimbambiti che credono a Renzi». Emerge il solito fastidio snobistico della sedicente sinistra "vera" che dimostra solo disprezzo di qualsiasi cosa odori di popolare, di normale, di ordinario, di comprensibile e immediato. Ma il problema non è  quanto Renzi sia di sinistra. Il problema è quello di una sinistra che rimane bloccata da atteggiamenti che l’hanno già condannata a sconfitte e frustrazioni. E che sembra non volerlo capire. Non sopporto gli atteggiamenti di quella sinistra che, in nome della difesa della "propria identità" pretende di aiutare e rappresentare quel popolo, attraverso la somministrazione, dall'alto della loro pretesa superiorità, delle basi di una emancipazione sociale, che "quel popolo" non capisce e non vuole. Per questo si deve almeno fingere di amarlo. Senza riuscirci. Così come il problema non è quanto Renzi eviti di piegarsi alla gnagnera dei "corpi intermedi". Il richiamo alla "Ditta" non serve a niente se non si ha chiaro un progetto. Chi si dice di sinistra in realtà non sa più cosa vuole. Certo c'è chi si illude di risollevarla con un nuovo radicalismo sindacale ( salvo preoccuparsi solo di occupare tutta la scena della politica e non firmare un solo contratto). Poi un’altra area, tragicamente, pensa di resuscitare il “moralismo” berlingueriano, con il giustizialismo. Siamo, nella sinistra, a una visione sempre più corta, che vede nell'Italicum l'anticamera del fascismo, che invece di proporre cose concrete sul tema della crisi fa battaglie per eleggere direttamente i senatori.
IL POPOLO NON AMA LA SINISTRA:(1) BERNIE SANDERS.

Chi fa campagne da "sinistra", denunciando diseguaglianze e soprusi da parte dei ricchissimi, riesce solo nell'excite white liberals and leftists, ma non a vincere proprio negli stati dove ci sono più "svantaggiati" da difendere col solito, "amorevole" a parole, populismo. Cosa ci insegna (sorpresa!) la vicenda Sanders. Anche.
"Yet it is not surprising that Sanders has lost primaries in nearly every state with a large black and/or Latino population. His blasts at “the billionaire class” excite white liberals and leftists more than Americans who bear the disadvantages of belonging to a minority race or endangered ethnic group."


http://www.thedailybeast.com/articles/2016/05/27/is-bernie-sanders-our-william-jennings-bryan.html?via=mobile&source=facebook


venerdì 13 maggio 2016


DIRECT YOUR EYE INWARD

"Direct your eye right inward, and you'll find
 A thousand regions in your mind
 Yet undiscovered. Travel them, and be
 Expert in home-cosmography."
William Habbington (1605-1664), from To My Honoured Friend Sir Ed. P. Knight. Citazione da "Walden" di Henry David Thoreau. 

LA TIRANNIA DEI SOCIAL NETWORKS
Leggendo il libro "La tirannia dell'email" di John Freeman, mi sono convinto che non è tanto l'ignoranza il freno principale al capire, quanto la presunzione assieme alla mancanza di  attenzione e sensibilità. Perchè l'attenzione richiede tempo per soffermarsi e riflettere sulle notizie che corrono troppo veloci e creano un ingorgo nella nostra testa. Perchè la sensibilità si coltiva attraverso la storia e le radici di ciascuno di noi. 
"...I social media ....producono una visione a tunnel, perché sei tu ad assemblare le fonti. E finisci col seguire persone con le tue stesse idee politiche, che tifano per la stessa squadra e amano gli stessi libri. Che razza di mondo è quello in cui sentiamo soltanto ciò che vogliamo sapere? Questa non è realtà, è fantasia". John Freeman LA TIRANNIA DELL'EMAIL (Codice edizioni)




PER CAPIRE NOI STESSI

Parafrasando Jean Luis Borges...Per capire noi stessi dobbiamo vivere la nostra vita. Per accorgerci che noi cambiamo mentre il nostro mondo cambia. Per scoprire che un mattino guardiamo le cose intorno e le vediamo diverse, anche se sono le stesse del giorno prima. È il nostro sguardo che durante la notte è cambiato. Come se ci svegliassimo da un sonno di anni, in una sola notte. E ti chiedi come mai non ti eri accorto che le cose erano cambiate. E solo guardando indietro capisci che solo le relazioni contano.
"You don't you know if life is a journey, if it is a dream, if it is a wait, if it is a plan that takes place every day and you don't understand it if you don't look backwards. You do not know if it makes sense. At times, sense does not count. The bonds count."
Jorge Luis Borges



IL CUGINO PONS

Il romanzo è un eccezionale documento dell’ultimo Balzac, alla vigilia della Rivoluzione del 1848. Mi sorprende la capacità di Bazac di interpretare il clima di conflitto che sta attraversando la società francese: il dio denaro domina su tutto, sono i nuovi ricchi che si impossessano di ogni cosa, prevale una competizione sfrenata di tutti contro tutti. Balzac esprime una critica feroce a una società dove il “progresso” comporta l’annientamento dei deboli, e dove non c'è posto per sentimenti disinteressati come l’amicizia e l’amore. Patetici e ingenui appaiono i due vecchi musicisti Pons e Schmucke, La passione del collezionista Pons, esperto in «bricabracologia», ci viene presentata come incomprensibile e maniacale . È una realtà dove i droghieri, degli usurai e i portinai, si affermano in modo apparentemente inarrrestabile, contro la cultura e la civiltà.