martedì 22 dicembre 2015

IL BOSCO INCANTATO 
Teatro Sociale dal 20 al 27 dicembre 2015 






sabato 19 dicembre 2015

PAROLE SENZA FATTI: APPLICARE IL RASOIO DI OCKHAM?


"entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem" oppure "frustra fit per plura quod per pauciora" ("Il rasoio di Ockham") 
Non è soltanto regola fondamentale di ogni scienza. Quello che ci dice è, anche, che bisogna metter confini tra le parole e le cose, per evitare di far passare per cose esistenti quelle che sono solamente chiacchiere, e per non credere che tutte le nostre parole si riferiscono a cose esistenti. Spesso pensiamo che ci sia una corrispondenza reale alle parole, mentre dovremmo chiederci se  le parole poggino  soltanto su altre parole e non su cose. 

venerdì 18 dicembre 2015



LIBERTA' NELLA SOLITUDINE

....each in the cell of himself is almost convinced of his freedom...
"But in the importance and noise of to-morrow
When the brokers are roaring like beasts on the floor of the Bourse,
And the poor have the sufferings to which they are fairly accustomed,
And each in the cell of himself is almost convinced of his freedom,
A few thousand will think of this day
As one thinks of a day when one did something slightly unusual."
From Another Time by W. H. Auden
'A ZUPPA 'E LATTE

Luca ~Tummasì, Tummasì, scétate songh' 'e nnove! Io lo so che stai sveglio, è inutile che fai finta di dormire.  Tommasì, scétate songh' 'e nnove.  E questo vuoi fare!  Vedete se è possibile; nu cetrulo luongo luongo che dorme fino a quest'ora!  Io, all'età tua, alle sette e mezza saltavo dal letto come un grillo per accompagnare mio padre che andava a lavorare.  Lo accompagnavo fino alla porta, ci baciavo la mano… perché allora si baciava la mano al genitore… poi me ne tornavo e mi coricavo un'altra volta. Hai capito, svegliati? È meglio ca nun te dongo retta, se no ci facciamo la croce a prima matina.
Tommasino ~ 'A zuppa 'e latte!
Luca  ~ E questa è la sola cosa che pensi: 'A zuppa 'e latte, 'a cena, 'a culazione, 'o pranzo”…  alzati, 'a zuppa 'e latte te la vai a prendere in cucina perché non tieni i servitori.
Tommasino ~ Se non me la portate dentro il letto non mi soso.
Luca ~ No, tu ti sosi, se no ti faccio andare a coricare all'ospedale.
Concetta ~ 'A colla… Io nun capisco che 'o faie a ffà, stu Presebbio.  Na casa nguaiata, denare ca se ne vanno… e almeno venisse bbuono!
Tommasino ~ Non viene neanche bene.
Luca ~ E già come se fosse la prima volta che lo faccio! Io sono stato il padre dei Presepi… venivano da me a chiedere consigli… mo viene lui e dice che non viene bene.
Tommasino  A me non mi piace.
Luca ~ questo lo dici perché vuoi fare il giovane moderno che non ci piace il Presepio… il superuomo. Il Presepio che è una cosa commovente, che piace a tutti quanti…
Tommasino ~A me non mi piace.  Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?
Luca ~ Sùsete! Hai capito sùsete?
Tommasino ~  'A zuppa 'e latte!
Concetta ~ Alzati, bello di mammà, alzati!
Luca ~ Embè, si le porte 'a zuppa 'e latte dint' 'o lietto ve mengo 'a coppa abbascio a tutte e due!   Lo stai crescendo per la galera!
Concetta ~ Quello mo si alza!
Luca ~ È incominciato il telegrafo senza fili.
Tommasino ~  'A zuppa 'e latte!
Luca ~ Embè, mo te mengo 'a colla nfaccia.
Concetta  ~ Alzati, bello 'e mammà. Ti lavi tanto bello, e mammà intanto ti prepara nu bello zuppone.
Luca  ~ Niente affatto. 'O zuppone s''o va a piglià in cucina. Che l'hai presa per una serva, a tua madre? Eh? Tua madre non serve!  Pasqualino si è alzato?
Concetta ~ Sì, sì, si è alzato quello scocciante di tuo fratello!  Cu' nu raffreddore che ha tenuto, è stato capace di stare una settimana a letto.

LE SORPRESE DELLA STORIA


Ma forse dovremmo  provare ad analizzare il jihadismo islamista dell’Isis come uno dei molti movimenti rivoluzionari che fanno parte del percorso della storia umana... La storia, come sempre, continuera' a sorprenderci, e, come sempre, scopriremo di essere "impreparati". Ma questo perche' la storia non dipende quasi mai dai calcoli degli uomini, ma dall’evolversi di realtà e situazioni che portano inevitabilmente a nuovi scenari.

giovedì 17 dicembre 2015




LA VITA È BELLEZZA ( ZWEIG) 

 La vita è bellezza, ma solo nella sofferenza trova un senso (Stefan Zweig "Dostoevskij",  pagg. 118, euro 14,50 Castelvecchi). Zweig, scrittore austriaco ebreo e' morto suicida in Brasile. Zweig coglie l'essenza tragica, la vicinanza con l'abisso, la dimestichezza con i demoni, l'esperienza di Dio come tormento, il male e la perdizione come occasione di salvezza e redenzione, l'oscillazione tra generosità e dissolutezza, la centralità assoluta dell'anima. Kirillov, Satov, Raskol'nikov, Karamazov: i suoi personaggi, per Zweig, vivono nell'agitazione, intorno all'anima si forma il loro corpo, le passioni plasmano le loro figure. 
SINISTRA: È ORA DI FINIRLA CON LE QUESTIONI IDENTITARIE 

Ho l'impressione che la sinistra abbia una sola strada: finirla con le questioni identitarie e non fare la sinistra. Domandarsi perché nelle fabbriche non fa più presa sugli operai, smetterla di cullarsi nell’illusione che la Cgil possa ancora portare consensi elettorali, capire una volta per tutte che il voto degli operai, anche dei metalmeccanici, è andato al centrodestra in alcune zone, alla Lega in altre e ora ai grillini. E che l’emorragia non si ferma...
ON CROIT QUE SELON LE DÉSIR...

On croit que selon son désir on changera autour de soi les choses, on le croit parce que, hors de là, on ne voit aucune solution favorable. On ne pense pas à celle qui se produit le plus souvent et qui est favorable aussi : nous n’arrivons pas à changer les choses selon notre désir, mais peu à peu notre désir change. La situation que nous espérions changer parce qu’elle nous était insupportable nous devient indifférente. Nous n’avons pas pu surmonter l’obstacle, comme nous le voulions absolument, mais la vie nous l’a fait tourner, dépasser, et c’est à peine alors si en nous retournant vers le lointain du passé nous pouvons l’apercevoir, tant il est devenu imperceptible.
— 
Marcel Proust, Albertine disparue ou La fugitive (La fuggitiva o Albertine scomparsa, Alla ricerca del tempo perduto, VI, p.38):
“Si crede che si potranno mutare a piacere le cose intorno a noi; lo si crede perché, fuori di questa, non si scorge nessun’altra soluzione favorevole. Non si pensa a quella che più spesso si avvera e che è, anch’essa, favorevole: noi non riusciamo a mutare le cose conforme al nostro desiderio, ma poco a poco il nostro desiderio muta. La situazione che desideravamo mutare perché insopportabile ci diviene indifferente. Non abbiamo potuto sormontare l’ostacolo, come volevamo assolutamente, ma la vita ce lo ha fatto aggirare, oltrepassare; e facciamo fatica allora, se, volgendoci verso le lontananze del passato, riusciamo a scorgerlo, tanto è diventato impercettibile”.

mercoledì 16 dicembre 2015



MINISTERO DELLE CIRCONLOCUZIONI

Leggendo  il Capitolo X  di Charles Dickens "La piccola Dorrit",  mi sono accorto  di aver sbagliato a considerare questa opera  un pò  "romanzo d'appendice", lunghissimo, complicatissimo con intrecci di numerosi personaggi. 
Rileggendolo possiamo scoprire diverse altre chiavi di  lettura. Questa per esempio: Dickens fa, nel capitolo decimo, un mirabile efficacissimo attacco alle istituzioni ed alla pubblica amministrazione, malate di burocratismo, il cui funzionamento è orientato sul “non-fare”. Stupenda minuziosa descrizione del "Ministero delle Circonlocuzioni",   anticipazione della descrizione del funzionamento organizzativo de "Il castello" di Kafka.

"....È vero che l'arte di non far le cose è l'oggetto e lo studio principale di tutte le pubbliche amministrazioni e di tutti gli uomini politici che circondano il lodato Ministero. È vero che ogni nuovo presidente del Consiglio ed ogni nuovo governo, venuti al potere per avere sostenuto che la tal cosa si debba fare, si danno subito a tutt'uomo per trovare il mezzo di non farla. È vero che, compiute appena la elezioni generali, tutti quei deputati che si sono sgolati e slogati e dimenati perchè la tal cosa non si è fatta, e che hanno interpellati gli amici dell'onor avversario di dichiarare perchè non l'hanno fatta, e che hanno asserito che bisogna farla, e che si son obbligati di farla, incominciano subito a ricercare in qual modo si possa non farla. È vero che le discussioni di ambo i rami del Parlamento, durante tutta la sessione, tendono uniformemente alla deliberazione finale di non farla.”
Estratto di: Dickens, Charles. “La piccola Dorrit.” 1857

giovedì 3 dicembre 2015

LA STORIA AL DI LÀ DELLE INTENZIONI

LA STORIA DA SEMPRE SI SVILUPPA AL DI LÀ DELLE NOSTRE (BUONE) INTENZIONI. 
Per quelli che tutti i giorni, per posa "corretta", ci dicono di amare una società multiculturale, multireligiosa e multietnica e dicono con orrore “non vorremmo mica credere allo scontro di civiltà di Huntington” hanno mai letto una riga del suo libro? Si sono mai posti la domanda se, per lo studioso, tale scontro fosse lo scenario desiderato e non una sua ipotesi di studio, una previsione sul possibile, un caveat, e, in ogni caso non un incitamento allo scontro. Allora si scoprirebbe che, in realtà, nella visione di Samuel P. Huntington lo scontro di civiltà è , in parte, una descrizione di ciò che succede, e soprattutto una previsione non irragionevole di ciò che potrebbe essere, mai ma, proprio mai, non un auspicio. Uno studioso sociale o di geopolitica, come è nel suo caso, ha il diritto/dovere di enucleare e porre in evidenza alla comunità scientifica come a chiunque sia interessato a conoscere, anche attraverso gli scenari predittivi, il nostro futuro prossimo venturo. Huntington sostiene nel libro che se prima della caduta del Muro il divisorio dei conflitti planetari era la classe e quindi il conflitto Est-Ovest (capitalismo contro comunismo) dopo la caduta, la frizione, la linea di potenziale scontro si sposta sui popoli e prevalentemente sul confine Nord-Sud, e verso la Cina. «Gli scontri più pericolosi del futuro – sintetizza Huntington – nasceranno probabilmente tra l’arroganza occidentale, l’intolleranza islamica e l’intraprendenza sinica». Come dargli torto.