sabato 30 settembre 2017


GIOIRE DELLE PICCOLE COSE
Ho imparato a non dare niente per scontato..neanche il piacere di potermi soffermare su piccole cose per goderle in tranquillità, considerandole ogni volta una conquista,  riguadagnando l'attenzione di volta in volta.


LA VECCHIAIA
 Molti considerano la vecchiaia  qualcosa che imbarazza e che si desidera solo nascondere. Per questo  ci troviamo spesso di fronte a "vecchi"  che sono ossessionati degli anni che passano e fingono di essere giovani.
Questi non capiscono che la vecchiaia, essendo l'occasione per allontanarsi dalla corsa febbrile della vita, è una opportunità per  cercare il senso della propria esistenza,  coltivando  il gusto dell'esplorazione, della scoperta di sé e degli altri.
È bello rivisitare la propria  storia, accettando la propria condizione senza esagerare con  risentimenti e rimpianti, per rintracciare il significato del percorso compiuto e trovare motivi nuovi per reinventarsi,  per rivedere il mondo dei rapporti, dei sentimenti. 

Ėdouard Manet. Café concert.

venerdì 29 settembre 2017






E CI RICORDEREMO
Di Emanuela Fortunato
E ci ricorderemo di chi ci ha preso per mano e ci ha fatto danzare nel suo mondo. 
Ci ricorderemo di chi col fuoco ha imparato a giocarci, di chi col fuoco convive, di chi fuoco lo diventa senza scendere a patti; di chi pone a difesa del fuoco solamente la spinta, la grinta, la gioia. 
Ci ricorderemo di chi ci ha toccato l'anima senza chiedere rimborsi per l'orrore; di chi non ha timore del presente, di chi al serpente regala a sua volta la mela e infinite altre carezze. 
E ci ricorderemo... di chi il corpo lo accende con un sorriso, con un passo, con il proprio odore e il proprio sesso. 
Ci ricorderemo di chi la porta la apre per sempre e dell'assurdo fa vita e fa vanto. 
Ci ricorderemo di un tango ballato come se fosse altro nuovo ritorno di adesso, come se avessimo il permesso dell'incendio dell'intero mondo.
Ci ricorderemo del sax, del jazz, delle trombe, del blues, delle vibrazioni e delle note a suon di pelle. 
Ci ricorderemo delle sensazioni provate una volta  varcata la porta di quel mondo possibile, dove le parole diventano corpo, dove le stelle si toccano all'altezza del suo sguardo e non è più cenere e pensiero.
Ci ricorderemo di quello straniero di passaggio, di quel bacio rubato tra le dita, e dopo il vuoto.
Ci ricorderemo della fertilità del deserto.
Ci ricorderemo di chi ci ha sorriso...

Io mi ricordo di chi mi ha sorriso.
Ma molto prima del ricordo, mi commuovo e lo assaporo. 
E lo chiamo dolcezza, questo ascolto straniero. 
Il cuore canta tra le fragole.

giovedì 28 settembre 2017




SOFIA LOREN 
di Gianfranco Giudice
Oggi ho regalato un pacchetto di Marlboro a Sophia Loren. Vi chiederete se sono matto ma non è così, anche se per certi aspetti potrebbe esserlo.  C’è una donna che buona parte dei comaschi conoscono almeno di vista, per averla osservata vagare macilenta da oltre dieci anni  in vari angoli della città, in tutte le stagioni dell’anno,  freddo, caldo, pioggia, sole, neve,  sempre con un cappotto addosso e sulle spalle un sacchetto, la sua casa, una sigaretta permanentemente  in bocca. La donna ha una età indefinita come tutte le persone che vivono sulla strada, sicuramente ha meno anni di quelli che dimostra, perché certe vite invecchiano più rapidamente e pesantemente di altre. Come fai a vedere sempre, da anni e anni una persona sulla tua strada e non provare almeno una volta a fermarti per chiedere chi sia? Così oggi appena vedo la donna misteriosa mentre passo in macchina lungo una strada della città, decido di fermarmi per andare a salutarla e regalarle un pacchetto di sigarette. Appena la saluto, mentre sta fumando seduta su un muretto,  è naturalmente assai diffidente. Quando le dico se posso offrirle delle sigarette mi risponde bruscamente se le ho con me. Le rispondo che le do i soldi per comprarle, ma lei rifiuta orgogliosamente. Appena accenno un domanda praticamente mi manda a quel paese, dicendomi di lasciarla in pace. Così la saluto e me ne vado…verso una vicina tabaccheria per comprare un pacchetto di Marlboro, con cui dopo pochi minuti mi ripresento davanti alla donna.  Appena mi vede avrà pensato: ”Che vuole ancora questo rompipalle?”, quando però le allungo il pacchetto di sigarette mi sorride e ringrazia, aggiungendo che non dovevo correre per portargliele. Le chiedo da dove arrivi, ma si capisce bene la provenienza  dal suo accento tedesco. Mi risponde che è internazionale, fa dei gesti con le mani dicendo  che arriva dall’altra parte,  si intende del mondo, da Cuba e dalla Turchia. Quando le chiedo il suo nome, dopo averle detto il mio, mi dice che si chiama Sophia Loren, al che le dico che infatti è bella come lei. Ascoltando le mie parole, nonostante il viso indurito dalla vita, la donna che arriva da chissà dove e con chissà quale storia, mi sorride quasi imbarazzata. Non credendo che sia né cubana né turca, la saluto: “Auf wiedersehen”, al che lei risponde con perfetto accento tedesco: “Auf wiedersehen” e poi aggiunge il più confidenziale:”Tschüss”. Mentre me ne vado lungo il marciapiede osservo Sophia Loren che scarta il pacchetto di Marlboro per fumare un’altra sigaretta e passare un’altra giornata.



FIGLI DI ADAMO
di Severina Alberti 
Sì siamo tutti figli di adamo... le differenze fra gli uomini,però,  non c'entrano nulla con la biologia. L'uomo è anche un animale, ma non solo.
Il razzismo, ormai considerato come un'epidemia, è la paura del diverso esattamente come l'antirazzismo (razzismo puro) che esotizza il diverso che sia o no 'straniero'...
Quel che è certo è che la xenofobia sottesa a comportamenti e reazioni che vengono spesso chiamate razziste o antirazziste, non è paura del diverso, ma dello 'straniero'... dell'ospite' in casa quando la casa viene continuamente destabilizzata nel suo senso di sicurezza che dovrebbe dare in un mondo globalizzato e senza più confini.
Sì, siamo tutti figli di dio e/o della natura... non tutto ciò che è naturale e umano è per forza buono in sè...

mercoledì 27 settembre 2017



SALVIAMO I MANISCALCHI

LA FAVOLA DELLA SINISTRA CHE NON C'È
di Chiara Boriosi 
C'erano una volta i maniscalchi che ferravano i cavalli. Essendo questi l'unico mezzo di trasporto, i maniscalchi erano tanti e avevano molto lavoro.
Poi venne il treno, e più tardi anche le automobili.
I maniscalchi persero il lavoro, ma nacquero molti nuovi lavori legati alla mobilità ed ai moderni mezzi di trasporto.
Chi si schierò a difesa dei maniscalchi, e contro il progresso che avanzava distruggendo lavori tradizionali, era già fuori dal suo tempo e non aveva soluzioni concrete da offrire.
Proprio come quelli che oggi attaccano Amazon e l'automazione, sostenendo di difendere posti di lavoro. Nessun elettore ventenne darebbe loro ascolto, perché vedrebbe giustamente in loro solo persone incapaci di comprendere il proprio tempo.
Morale della favola: Corbyn, Sanders, Melenchon, Schulz, Bersani e D'Alema parlano ai maniscalchi che non ci sono più. E infatti perdono, perché sono capaci solo di testimoniare il passato come l'album delle figurine.
Se la sinistra vuole avere collocazione, peso e capacità di attrazione nel terzo millennio, cominci a parlare al presente e a disegnare una idea convincente di futuro.
E invece che dei ferri dei cavalli, provi a parlare ai giovani di progettare città, mezzi, professioni in sintonia con il loro tempo. 
Hai visto mai che si sentano compresi?!



TARDO-MORALISMO
di Severina Alberti
Il mondo tardomoderno, diversamente da quanto si crede e si scrive, è pesantemente condizionato dalla morale. In parte ne è persino ossessionato. 
In quest’ epoca storica caratterizzata dalla fuggevolezza ameboide e plastica di ogni esperienza, le poche morali ancora in uso divengono maschere legnose senza espressione.
Le innumerevoli versioni del bene ed il male, ormai ossificate non vengono spiegate più a nessuno, perché nel frattempo è diventato sdrucito e nebuloso ogni loro referente. Ridotte a mera convenzione, costume, senso comune, da esse trae inizio però ogni tentativo di spiegazione. Per cui, qualsivoglia narrazione, o interpretazione assume inevitabilmente il carattere di un subdolo giudizio morale su qualcosa o qualcuno. E’ questo strisciante e implicito verdetto finisce per sostituirsi interamente all’ oggetto cui è applicato, fino a risultare indistinguibile da esso.
Il giudizio morale degli altri e sugli altri, nell’ epoca dell’ obsolescenza del bene e del male, diviene, paradossalmente, l’ unica dimensione etica di cui l’ uomo contemporaneo è capace.

lunedì 25 settembre 2017



LA RAGAZZA SUL PONTE
(Discussione su...da Facebook ) 
Marianne Faithfull song "Who Will take My Dreams Away?"

From the fantastic French movie La Fille Sur Le Pont (In English The Girl On The Bridge) This scene is from the rail…
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Commenti
Severina Alberti ...incantevole la donna, un insieme di maliziosa purezza, e sensualità... intensa ed emozionante è l'interpretazione di lui, affascinante e bellissimo..
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Anna Maria Mattei Molto sensuale l'interprete femminile.
Lui lascia trapelare un "godimento" discutibile.
La musica ....parla.

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Michele Volpe C'è gente che lo fa così.........io sono alla vecchia !!!
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Severina Alberti ... sembra quasi che si interpreti la scena come sesso...non è così...
Il rapporto fra i due è un rapporto simbolico che sfronda l' atto carnale per esaltarne un incontro nel pericolo e nel suo superamento...
Nulla può essere più sensuale di una scena 
pericolosa...vissuta come sfida della morte per riappropriarsi della vita...
una sospensione sull' abisso di entrambi, lui e lei, uniti in un rapporto di amore enigmatico e pure sublime...
Così lo ho letto io con la musica che accompagna per tutta la scena

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Michele Volpe Non è così per te. Io ci ho visto un amplesso profondo, carico di erotismo ........al limite !!!
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Severina Alberti Allora i coltelli che sono?
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Michele Volpe La fascia protetta è superata, ma..........
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Michele Volpe ...ma è solo una lettura, è soggettiva, magri l'autore vuol dire tutt'altro !!! 
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Loredana Canderle Anch'io l'ho letta come Michele, un amplesso sadomasochistico, non mi prende l'anima, sono più...normale.
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Severina Alberti Certo che è una scena che richiama l' erotismo, ma la sospensione vita morte...il brivido ...non sono nel sesso...vai oltre
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Michele Volpe Non voglio fare il sapientone Severina (non lo sono) ma ci sono delle pratiche ultimamente in ambito di rapporti sessuali spinti talmente al limite anche a rischio della vita stessa.......non vado oltre, non è il caso !!!
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Severina Alberti È un film, Michele. Un film e una canzone. Dietro ci sta la storia di una donna che stava tentando il suicidio, nonostante i facili amori a sua disposizione. L' intervento di un 'amico' le lancia l' invito a sfidare la vita con il pericolo...
La scena è solo un dettaglio...

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Michele Volpe Non ho visto il film, la scena proposta mi ha dato quella lettura..........ed è uscita la mia indole perversa ahahahahahahaha !!! Buonanotte Severina !!! 
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Emanuela Fortunato Non è un amico. Il salvataggio della ragazza è in realtà un salvataggio di due persone: lui e lei. E lo dice lui sulla barella mentre l'ambulanza li porta entrambi all'ospedale, per lo shock termico. E lo si vede dalla storia, dall'intero andamento del...Altro...
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Severina Alberti Sono d' accordo. Soprattutto sull' erotismo diffuso nella natura.
Non sono d' accordo con il giudizio sui piccoli borghesi. La perversione se non la si coglie nella sua essenza, come fanno gli amici Michele e Loredana, non sarebbe nemmeno erotica. Solo una debolezza psichica...insignificante.

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Emanuela Fortunato Non ho capito. Essenza cosa? Dov'è l'essenza? E, soprattutto, cos'è?
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Severina Alberti Emanuela, l'erotismo sta negli occhi di chi guarda e non nel rosso dell'alba...
Ho dato un giudizio estetico nella mia nota più sopra e solo in riferimento alla scena con la musica.
Non ho capito te che parli di convinzioni e perversioni da piccolo borghese...

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Paolo Bolzani Il film è un delirio onirico di passione che "colora" il meraviglioso bianco e nero. Bello e maliconico...sul tema " se ti ama, non temere perché non ti fará male", insieme al tema della "fortuna che viene stando insieme". Il racconto è pieno di una straordinaria sensualità/erotismo trattato con leggerezza, attraverso la fisicità e il fascino della Paradis, e alla raffinata bellezza e bravura di Auteil.
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Severina Alberti Sì, bello e malinconico... questo è il messaggio
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Anna Maria Mattei Aspettavo questo tuo intervento. 
Buona Domenica.

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Paolo Bolzani Negli occhi di chi guarda, Severina?. La scena di questa clip è erotica perchè vuole esserlo e il regista, attori e musica sono miscela riuscita a questo scopo. E chi guarda e ascolta ( miscela magica nella sua efficacia) viene coinvolto perchè questo è l'intento.
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Severina Alberti Certo, avevo colto il messaggio della scena:miscela magica che coinvolge... 
Un'alba rossa non è erotica in sè... se non negli occhi di chi la guarda...a questo mi riferivo nella nota sopra

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Emanuela Fortunato Erotismo non è solo uomo-donna o un discorso. Erotismo... Da Eros. 
Non è porno, non è un cazzo che fa da protagonista.
Ecco il piccolo borghese. 
...Altro...

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Loredana Canderle Né male né bene, ho solo detto che non mi piace, non mi emoziona, io sono piccola in queste cose, poi so benissimo che se una cosa viene accettata e voluta da due persone, può diventare gioco erotico, tutto lo può diventare...non è il mio caso!
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Severina Alberti Certo che non è solo uomo e donna o un discorso... 
Perchè non può essere anche porno? anche pudore? anche vergogna?
Senza il 'nascondimento' non c'è Eros...

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Severina Alberti Gli animali, le piante, la natura non hanno gli dei... Eros è un dio
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Emanuela Fortunato Certamente. Ma ti nascondi quanto vuoi: una cosa te la senti, ti scoppia addosso.
C'è. 
Il mio discorso va oltre. 

Non sto parlando di divinità. 
Perché se vogliamo parlare di divinità, allora sottolinea anche che Priapo è un dio. E diamo la lezione quotidiana di letteratura e cultura greca.
Ma il cazzo non ha dei.

Un saluto a tutti e buona giornata.

"Mentre il sole fa l'amore con la luna" .

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Michele Volpe ......e senza scottarla !!! 
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Severina Alberti è incredibile! per fortuna eros non è fatto di discorsi... di simboli...
Il sole non fa l'amore con la luna... se non nella costruzione mentale simbolica...

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Emanuela Fortunato Michele Sonoalla pari. Scottati entrambi. Ecco perché non si vede 
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Emanuela Fortunato Che palle Severina 😂 neppure con le canzoni ti fai un sorriso? Era un verso di una canzone. 
La prossima volta tento con quello di un animale. Non so, i gatti ti piacciono?
'mi godo la giornata' non è un richiamo al piacere che si prova in questa bellezza seducente dello stare al mondo?

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Severina Alberti Emanuela, sei scivolata nel 'moralismo all'incontrario'... 
Anche a me piace scherzare e giocare, peccato che tu non colga...
I coltelli non sempre arrivano a segno...

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Severina Alberti ah ecco... avevo colto. 
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Emanuela Fortunato Peccato proprio! Proprio quello!
😂😂😂
Buona giornata 😉

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Severina Alberti Tutto mi sarei aspettato... tranne che una 'sganasciata'...
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Michele Volpe Penso nonostante tutte le opinioni più o meno colorite, che la sfera sessuale sia estremamente soggettiva (e meno male)........cercar ragioni a forza lo vedo quasi ironico......Buona Domenica a tutti !!! 
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Emanuela Fortunato È ironico, sì. Per fortuna, non sono seria. Gioco 
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Fabio Noto Nella sua "Ifigenia in Aulide", Euripide ci dice che l'arco di Eros è duplice nel suo tendersi: uno genera felicità, l'altro torbidezza.
Per noi 'moderni occidentali', che siamo così abituati alla distinzione ed alla scelta tra opposti, quei due elemen
ti vanno in direzioni opposte: o l'uno o l'altro. Separati per forza di ragione, al primo si darà carattere 'benefico' e al secondo 'malefico'. Moralizzando, si scinde quel che è unitario e che, nel suo presentarsi, ci trafigge indipendentemente dal nostro 'controllo', travolgendoci sia con la felicità che con la torbidezza. Eros è un dio? Sì, ma cosa vuol dire? Proviamo ad eliminare il senso che la parola 'dio' ha assunto con l'avvento dei monoteismi: forse termini a noi più congeniali, quali 'inconscio' o 'irrazionale' o 'incontrollabile', ce ne potrebbero evocare il significato. Dunque, ciò che 'da fuori' ci muove. Non a caso éros è composto dalla particella ek- (che indica provenienza, il 'fuori') e dal verbo réo (scorro, divengo, muto), richiama éromai (il domandare, cioè il sottrarre allo scorrere l'istante) ed érotis (la festa, il banchettare, il divorare per piacere).
Manca del tutto il 'consenso' ed il 'volere': quel che ci attraversa, con la sua forza prorompente, non chiede il 'permesso' (e, quindi, la liceità). È 'violenza', col suo portato vitale (bíos e bía, ancora inseparabili). Ma noi, col nostro 'giudizio', abbiamo perso quella molteplicità: "dov'era l'Es, deve subentrare l'Io" impose ("deve") qualcuno. Ed obbedimmo.

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Michele Volpe Ora mi è tutto più chiaro !!! 😳😳😳
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Paolo Bolzani Moralizzando si scinde ciò che è unitario!
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Severina Alberti Certo, ma noi occidentali siamo 'tutti' occidentali... nessuno sfugge alla moralizzazione e spesso cercando di ri-comporre l'unitario si fa violenza all'unitario stesso scegliendo e privilegiando un 'io' che si nasconde dietro un 'es' fittizio
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Emanuela Fortunato Fabio deus ex machina. Una Porsche? Mi fai fare un giro?
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Paolo Bolzani Questo solo nel "discorso moraleggiante" Severina, perché poi nella vita " quel che ci attraversa, con la sua forza prorompente, non chiede il permesso" come scrive Fabio.
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Severina Alberti ... e la morale, Fabio, non è solo del piccolo borghese...non può sfuggirti questo particolare...
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Severina Alberti Paolo e chi moraleggia?... chi capovolge la regola?
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Severina Alberti ... e non mi sto più riferendo al post naturalmente, che ho 'gustato' moltissimo
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Emanuela Fortunato Un 'minuto' di silenzio. Grazie a tutti.
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Fabio Noto Rompo il silenzio (maleducatamente?) solo per tornare sul 'piccolo borghese', di cui mi si è anche chiesto conto:
Che cosa fa di un generico 'cittadino' (che, cioè, ha nella città come luogo più o meno ampio, fino alla metropoli globale, la 'base' dell
e sue relazioni esistenziali) un 'piccolo borghese'?
L'accettazione incondizionata delle 'regole' che quel luogo dispiega e, di conseguenza, l'accettazione incondizionata delle relazioni esistenziali che quelle 'regole' assicurano.
Quindi, una 'vita' eterodiretta, acquiescente, priva di 'pericoli' e 'rischi'.
Un clochard può darmi tranquillamente del 'piccolo borghese'. Allo stesso modo un eremita.
Diverso è se ne facciamo semplice categoria di pensiero: interpretare la realtà in modi differenti e viverla in modi del tutto simili, quindi entro il perimetro generale di quelle 'regole', attribuendo ad altri quel termine per affermare la singolarità di una rappresentazione, non è poi così decisivo.
In questo luogo virtuale di incontro siamo tutti 'piccolo borghesi': nessuno di noi può 'rompere' le 'regole' assegnateci per relazionarci.
Il Signore di questa città è Zuckerberg, le sue regole un algoritmo: nel suo perimetro qui 'viviamo'.


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23 h
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Severina Alberti Quella maschera del 'dire' del 'rappresentare'... ci permette di dare spettacolo senza metterci in gioco... virtuale compreso.
Grazie Fabio


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22 h
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Paolo Bolzani Ma posso comunicare, se mi va, che io ho rotto quelle "regole", di cui dice Fabio, in questo luogo Zuckerberghiano. Se l'abbia fatto veramente poco importa. Oppure posso essere influenzato, riflettendo e confrontandomi, per poi farlo fuori dal virtuale. Certo non mi serve il virtuale per questo. Ma non sono d'accordo che il virtuale non possa influenzare il reale, e nemmeno che il reale non influenzi il virtuale. La comunicazione influenza la realtà, sempre. Si può essere non "piccoli borghesi" perchè ancora Zuckerberg non riesce a renderci uguali al suo algoritmo.

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19 hModificato
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Paolo Bolzani E poi Severina, ci mettiamo sempre in gioco decidendo di esprimerci. Anche quando pensiamo di non farlo "mettendoci la maschera" che vogliamo mostrare. E le conseguenze ci sono sempre, non tanto verso gli altri, ma verso noi stessi.

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19 h
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Severina Alberti Il virtuale fa parte del reale, come le immagini, le parole e ogni forma di scambio comunicativo...
Si presuppone alla base che ci sia la cosa più importante: un recettore.
Il film, la rossa alba e la poesia...entrano nell' erotico solo a condizione c
he ci sia un recettore...
Per il tuo gatto il film non serve...( come non serve un PC o fb...)
È quello che cerco di dire fin dall' inizio... Il 'protagonista' vero nel film è lo spettatore che recepisce...
Qui i protagonisti sono i fesbucchini che recepiscono, elaborano e non fanno degli argomenti un ' usa e getta'...oppure si, liberamente


Rispondi18 hModificato
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Severina Alberti Cmq sono d' accordo con le tue note sopra...non ci vedo una contraddizione con l' intervento di Fabio che analizza è descrive...

Rispondi18 h
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Paolo Bolzani Non sarei d'accordo con  Fabio se avesse inteso dire che saremmo topi in trappola condizionati dell'algoritmo. Questo temo di aver inteso, Severina .

Rispondi16 h
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Paolo Bolzani Il protagonista del film è il protagonista del film, Severina. Il recettore può esserci o no. Ma senza il messaggio non c'è recettore del messaggio. Anche se ognuno di noi rielaboriamo il messaggio in base al nostro vissuto.

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9 minModificato
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Severina Alberti lo so bene... volevo spostare la lente sul recettore. Vedo ora che lo hai già scritto nella nota sotto: tutti lo sanno se hanno vissuto etc...
aggiungo "cos’è che del cinema attrae da sempre lo spettatore? E una risposta potrebbe essere proprio questa:
 lo spettatore stesso; l’immagine più intima dello spettatore che il grande schermo rimanda al medesimo spettatore. In questa immagineè possibile rinvenire tutto il mistero dell’uomo e dell’esistenza; e un modo per provare a renderlo più nitido e “decifrabile”.
Considero esaurito l'argomento.
Il discorso 'cinema' mi intriga... per questo mi sono lasciata prendere troppo la 'penna'...
Scusate e buona serata


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Paola Brenna Campanelli La scena è per me una metafora pertinente. La passione è rischio e resa incondizionata ad un tempo. Ed il film mi piace tantissimo.

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23 h
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Paolo Bolzani Rischio e resa incondizionata. Tutti lo sanno se hanno vissuto una vera passione. Per questo il film può piacere o no, ma ci scuote. Questo è la sua "qualità".

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18 hModificato
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Severina Alberti il 'piccolo borghese', e non solo, si ferma alla commedia... con la maschera... non arriva mai al rischio e alla resa incondizionata... troppo pericoloso.
Meglio gustare solo il film. 


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21 hModificato