giovedì 28 settembre 2017




SOFIA LOREN 
di Gianfranco Giudice
Oggi ho regalato un pacchetto di Marlboro a Sophia Loren. Vi chiederete se sono matto ma non è così, anche se per certi aspetti potrebbe esserlo.  C’è una donna che buona parte dei comaschi conoscono almeno di vista, per averla osservata vagare macilenta da oltre dieci anni  in vari angoli della città, in tutte le stagioni dell’anno,  freddo, caldo, pioggia, sole, neve,  sempre con un cappotto addosso e sulle spalle un sacchetto, la sua casa, una sigaretta permanentemente  in bocca. La donna ha una età indefinita come tutte le persone che vivono sulla strada, sicuramente ha meno anni di quelli che dimostra, perché certe vite invecchiano più rapidamente e pesantemente di altre. Come fai a vedere sempre, da anni e anni una persona sulla tua strada e non provare almeno una volta a fermarti per chiedere chi sia? Così oggi appena vedo la donna misteriosa mentre passo in macchina lungo una strada della città, decido di fermarmi per andare a salutarla e regalarle un pacchetto di sigarette. Appena la saluto, mentre sta fumando seduta su un muretto,  è naturalmente assai diffidente. Quando le dico se posso offrirle delle sigarette mi risponde bruscamente se le ho con me. Le rispondo che le do i soldi per comprarle, ma lei rifiuta orgogliosamente. Appena accenno un domanda praticamente mi manda a quel paese, dicendomi di lasciarla in pace. Così la saluto e me ne vado…verso una vicina tabaccheria per comprare un pacchetto di Marlboro, con cui dopo pochi minuti mi ripresento davanti alla donna.  Appena mi vede avrà pensato: ”Che vuole ancora questo rompipalle?”, quando però le allungo il pacchetto di sigarette mi sorride e ringrazia, aggiungendo che non dovevo correre per portargliele. Le chiedo da dove arrivi, ma si capisce bene la provenienza  dal suo accento tedesco. Mi risponde che è internazionale, fa dei gesti con le mani dicendo  che arriva dall’altra parte,  si intende del mondo, da Cuba e dalla Turchia. Quando le chiedo il suo nome, dopo averle detto il mio, mi dice che si chiama Sophia Loren, al che le dico che infatti è bella come lei. Ascoltando le mie parole, nonostante il viso indurito dalla vita, la donna che arriva da chissà dove e con chissà quale storia, mi sorride quasi imbarazzata. Non credendo che sia né cubana né turca, la saluto: “Auf wiedersehen”, al che lei risponde con perfetto accento tedesco: “Auf wiedersehen” e poi aggiunge il più confidenziale:”Tschüss”. Mentre me ne vado lungo il marciapiede osservo Sophia Loren che scarta il pacchetto di Marlboro per fumare un’altra sigaretta e passare un’altra giornata.