domenica 6 aprile 2014






NELLA MENTE DELLO STORICO

Nella mente dello storico la conoscenza storica è la ricostruzione del pensiero la cui storia egli sta studiando"(R.G. Collingwood) A parte che Collingwood non ha mai voluto riconoscere il proprio debito al pensiero di Croce....se seguiamo il suo ragionamento, la storia non è racconto di eventi o un diario di cio' che si e' modificato nel tempo, perché lo storico deve interessarsi degli eventi in quanto espressione di pensieri. La storia è una scienza che conosce gli eventi interpretando documenti per raggiungere una maggior conoscenza di sé: la storia ci insegna, attraverso quello che l’uomo ha fatto, quello che l’uomo è. Collingwood ci dice che il legame tra lo storico e gli uomini del passato non è memoria o temporalità, ma comune partecipazione ad un solo spirito "che è" in quanto si autorealizza nella storia:  " [..]Il processo storico è un processo in cui l’uomo crea per sé questo o quel genere di natura umana col ricreare nel proprio pensiero il passato del quale è erede [...]. Il processo storico è esso stesso un processo di pensiero [...]. Col pensare storico, lo spirito la cui autoconoscenza è storia, non solo scopre in sé quelle forze di cui il pensiero storico rivela il possesso, ma effettivamente sviluppa quelle forze da uno stato latente ad uno effettivo, le porta a reale esistenza [...]. " R.G. COLLINGWOOD, The Idea of History, Oxford: Clarendon Press, 1946,cap.V, 1,3 
Anche se sono d'accordo con Momigliano quando critica l'insistenza di Collingwood)  "[..] sul principio che si trova solo quel che si cerca, e perciò ogni scavo deve partire dalla chiara formulazione del problema che si vuole risolvere con lo scavo stesso. Questo principio [...] portò spesso il Collingwood a trovare nei suoi scavi esattamente quello che desiderava di trovare, cioè a cadere in grossolani errori. Di fatto così si trascura l’ovvia verità che si scava nel passato, o con la penna del filologo o con la zappa dell’archeologo, non solo per risolvere problemi già formulati, ma per aprire le porte all’infinito della realtà,[...]" A. MOMIGLIANO, La storia antica in Inghilterra, cit., pp. 764-5).