"Ode alla stupidità" di Hans Magnus Enzenberger
Potenza celeste che ti nascondi nelle pieghe dell'encefalo,
dote senza fondo elargita al genere umano in saecula saeculorum,
tu sei innumere come la via latteae molteplice come l'erba.
Potente gemella dell'intelligenza,mano nella mano
celebri con essa una triste tiritera.
Si, è forte, come tu ci ispiri in sempre nuove guise,
come scemenza femminile e come idiozia maschile,
come sprizzi dagli occhi iniettati di sangue del picchiatore
e muovi passetti con aristocratica boria tossicchiante,
come ci fiati addosso con l'alito cattivo di una musa sbronza
e come polisillabo delirare nel seminano filosofico.
Cosa sarebbe l'uomo d'azione senza di te, stupidità granitica, totale e idiota,
che corri ardente per le sue vene come una overdose di amfetamina,
e cosa il ricercatore senza l'idea fissa che insegue
per i bianchi corridoi del suo istituto come la pantegana nel labirinto?
Senza contare la storia universale: di chi mai si ricorderebbe,
se non dei vincitori, nella sua ottusità napoleonica?
Sicché a noi sarà trasmesso lo stolido orgoglio del vincitore
e il rancore sordo del perdente, solo di quando in quando addolcito
dallo sproloquio ispirato dei sacerdoti delle sette,
dei comici e dei bevitori coatti. Stupidità,
tu spesso diffamata, che nella tua scaltrezza
ti fingi più stupida di quello che sei, protettrice di tutti i menomati,
solo agli eletti concedi il tuo dono più raro,
la benedetta semplicioneria dei sempliciotti.
Essi sono le pagine bianche nel tuo grande libro
che a nessuno di noi tu dissigilli.