Entgotterung: il mondo "sdivinizzato"
A proposito del "mi piace" universale verso Papa Francesco. Vogliono un Papa che non sia un Papa e che vada incontro ai loro "desideri" senza Dio e senza chiesa.Heidegger: [..] il fondamento del mondo è posto come infinito, incondizionato, assoluto; e dall’altra parte, il cristianesimo trasforma il suo ideale di vita in una visione del mondo (la visione cristiana del mondo), così accomodandosi ai tempi nuovi [..]
Oggi, scrive Heidegger, assistiamo a un fenomeno senza precedenti: la “sdivinizzazione” degli dèi (Entgotterung), che non è il semplice metter da parte gli dèi, il semplice ateismo nel suo aspetto più grossolano. «La sdivinizzazione degli dèi è un duplice processo, per il quale, da una parte, l’immagine del mondo si cristianizza, nella misura in cui il fondamento del mondo è posto come infinito, incondizionato, assoluto; e dall’altra parte, il cristianesimo trasforma il suo ideale di vita in una visione del mondo (la visione cristiana del mondo), così accomodandosi ai tempi nuovi » (1) . «La teologia tende verso un orientamento più originario, delineato in base al senso della fede stessa ed all’inter- no della sua costante interpretazione dell’essere dell’uomo in rap- porto a Dio. Essa, a poco a poco, incomincia nuovamente a com- prendere l’intuizione di Lutero che la sua sistematica dogmatica riposa su un “fondamento” che non deriva da una ricerca guidata originariamente dalla fede e la cui struttura concettuale non solo non è sufficiente alla problematica teologica, ma la copre e la mi- stifica» (2) . «Le cose che stanno ai bordi del sentiero, in ampiezza e pienezza, danno il mondo. Come dice il vecchio maestro Eckhart – da lui noi impariamo a leggere e a vivere –, è solo in ciò che il loro linguaggio non dice, che Dio è veramente Dio»(3).
1. Nietzsches Wort «Gott ist tot», in Holzwege; tr. franc., Chemins qui ne mènent nulle part, Paris 1962, p. 70
2. Sein und Zeit; tr. it., Essere e Tempo, Milano 1953 p. 21.
3. Ueber den Humanismus – tr. franc. in Questions III, Paris 1966 , p. 12.