sabato 18 febbraio 2017




POLITICA DELLA PAURA. 
Propongo di seguito una riflessione come risultato della lettura di Carlo Levi, "Paura della Libertà". Sono molte le ragioni che creano paura e che influenzano le scelte di orientamento politico nelle nostre società. Sono soprattuto le questioni come la distribuzione del reddito, l'insicurezza di fronte alle immigrazioni, i salari, la difficoltà di trovare lavoro, il lavoro precario, il terrorismo, impatti sociali legati alla globalizzazione e finanziarizzazione dell'economia. Tutto ciò rende i sistemi democratici più fragili e vulnerabili e facile preda alla predicazione che esalta le paure. Questo ci porta a una ragionare, oggi come allora, su come la paura sia parte della storia italiana del Novecento, se si pensa al fascismo. Come scriveva Carlo Levi nel 1944, su «La Nazione del Popolo», il giornale del Cln da lui fondato e codiretto dopo la liberazione di Firenze,che la paura spiegava la dedizione di tanti schiavi a Mussolini, una «mediocrità divinizzata, necessaria per riempire il vuoto dell’animo, e calmarne l’inquietudine con un senso di riposante certezza»[C. Levi, Paura della libertà, in «La Nazione del Popolo», I, 2 novembre 1944, 58 ora in C. Levi, Il dovere dei tempi, a cura di L. Montevecchi, Donzelli, Roma, 2004, p.75]. Levi denunciava il fatto che la paura faceva sentire «il peso della libertà», agitando lo stato di emergenza dell’Italia, della necessità di salvare il Paese dalla miseria e da ogni problema. Levi in questi scritti, metteva in evidenza il riemergere dei custodi fedeli dei vecchi riti della politica, mai sconfitti. Nei suoi articoli troviamo l'uso del termine religioso “casta” per evidenziare come l'azione delle classi dirigenti sia fattore di resistenza cronica al cambiamento. È sorprendente scoprire che già nel 1944 il passato stava divorando ogni occasione di progresso democratico. Quel racconto dei sentimenti contrastanti di speranza/delusione di fronte all'incertezza fra passato e futuro dell’Italia alla fine della seconda guerra mondiale dovrebbe essere oggetto di una lettura oggi, per capire come l’Italia repubblicana sia strutturalmente legata a un passato che rischia sempre di condannarci per l'eternità.
......
I contadini lucani dipinti da Carlo Levi negli anni '30, durante il suo confino politico in Basilicata