IL POPOLO NON AMA LA SINISTRA:(2) IN ITALIA
Il popolo non ama e non vota la sinistra. Perché la sinistra a trazione radical chic, con la sua supponenza, il suo complesso di superiorità non ama "il popolo". La storia si ripete. Quello che ieri si diceva di Berlusconi, oggi lo si dice di Renzi. Già due anni fa "Il Fatto Quotidiano" titolava: «Gli italiani rimbambiti che credono a Renzi». Emerge il solito fastidio snobistico della sedicente sinistra "vera" che dimostra solo disprezzo di qualsiasi cosa odori di popolare, di normale, di ordinario, di comprensibile e immediato. Ma il problema non è quanto Renzi sia di sinistra. Il problema è quello di una sinistra che rimane bloccata da atteggiamenti che l’hanno già condannata a sconfitte e frustrazioni. E che sembra non volerlo capire. Non sopporto gli atteggiamenti di quella sinistra che, in nome della difesa della "propria identità" pretende di aiutare e rappresentare quel popolo, attraverso la somministrazione, dall'alto della loro pretesa superiorità, delle basi di una emancipazione sociale, che "quel popolo" non capisce e non vuole. Per questo si deve almeno fingere di amarlo. Senza riuscirci. Così come il problema non è quanto Renzi eviti di piegarsi alla gnagnera dei "corpi intermedi". Il richiamo alla "Ditta" non serve a niente se non si ha chiaro un progetto. Chi si dice di sinistra in realtà non sa più cosa vuole. Certo c'è chi si illude di risollevarla con un nuovo radicalismo sindacale ( salvo preoccuparsi solo di occupare tutta la scena della politica e non firmare un solo contratto). Poi un’altra area, tragicamente, pensa di resuscitare il “moralismo” berlingueriano, con il giustizialismo. Siamo, nella sinistra, a una visione sempre più corta, che vede nell'Italicum l'anticamera del fascismo, che invece di proporre cose concrete sul tema della crisi fa battaglie per eleggere direttamente i senatori.