domenica 5 aprile 2015



KAFKA: ESPRIMERE L'INESPRIMIBILE 

Cio' che mi attrae, e attrae credo in generale il lettore, sono le molteplici suggestioni generate dalle ricchezza di allusioni che inducono alla riflessione su ciò che prima non ci sembrava esprimibile, e che Kafka fa diventare esprimibile. Kafka ci porta a ragionare sul mondo reale. Difficile inquadrare Kafka in categorie di scuola filosofica. Sia i racconti che gli aforismi suggeriscono " noi parliamo dei tuoi problemi" senza definire di quali problemi si tratti. I pensieri di Kafka non sono espressi in forma filosofica ma in forma narrativa e figurativa mediante racconti e parabole. Il suo e' un linguaggio quotidiano, parla di persone , e si esprime in metafore attraverso le quali possiamo interrogarci sui nostri dubbi, le nostre paure, il significato della nostra vita. La similitudine che mi viene in mente e' quella delle Sacre Scritture. E' nella ricostruzione del significato del racconto, della parabola, dell'aforisma che possiamo risalire a un concetto filosofico. I testi di Kafka diventano messa in scena narrativa di un concetto, su cui possiamo riflettere. I suoi racconti generano domande non risposte. "Prima non capivo perché la mia domanda non ottenesse risposta, oggi non capisco come potessi credere di poter domandare. Ma io non credevo affatto, domandavo soltanto." Franz Kafka, Aforismi di Zürau, Adelphi, 2006. (n°36 pag. 50) . Quali domande sulla liberta' di scelta, sulla illusorieta' di certe scelte di vita, sulla mancata chiarezza nelle decisioni, etc. vengono stimolate leggendo la Piccola Fiaba di Kafka, che tutti ricordiamo?
< - Ahimè - disse il topo - il mondo si rimpicciolisce ogni giorno di più. All'inizio era così grande da farmi paura, mi sono messo a correre e correre, e che gioia ho provato quando finalmente ho visto in lontananza le pareti a destra e sinistra! Ma queste lunghe pareti si restringono così alla svelta che ho già raggiunto l'ultima stanza, e lì nell'angolo c'è la trappola cui sono destinato.
- Non devi fare altro che cambiare direzione, - disse il gatto, e se lo mangiò.>