martedì 6 ottobre 2015



LEVIN NON HA CONVINZIONI

Levin, più di ogni altro personaggio, è uno strumento che Tolstoj utilizza per sollevare una serie di argomentazioni circa le idee che circolano nella politica russa nel 1870. Dopo tutto, la Russia nella seconda metà del 19 ° secolo è un paese in una fase di cambiamento caotico. Ora come allora c'era una differenza enorme tra ricchi e poveri. Nel 1861 era stata abolita la servitu' della gleba...cosi' lo zar favoriva la nascita del proletariato per i bisogni della nascente industria. Ma Tolstoj non è un rivoluzionario. Lui è d'accordo che  i servi siano  liberati, certo, ma tutto questo movimento per le città (di nobili e contadini), sembra a lui che portino all'ozio, al gioco d'azzardo, e alla vita "peccaminosa". Certo, non é un "rivoluzionario", infatti fa dire a Levin  che é e rimarrà un aristocratico fiero della sua origine, ma è innegabile che vi sia una volontà di miglioramento delle condizioni dei contadini, che dimostra una certa apertura verso idealità che potremmo definire, passami il termie, "socialisteggianti".
Levin si chiede perché ci si dovrebbe preoccupare di costruire scuole a cui i contadini non vogliono  andare o migliorare le strade nessuno vorra' percorrere. Levin non vede il punto di "fare del bene", solo per il gusto di una "causa comune".
Levin é figlio del suo tempo...ma non si può certo dire che sia un "padrone" ottuso e cattivo
Levin vuole rimanere sulla sua terra e migliorare le condizioni. Vuole lavorare con persone che conosce per migliorare la loro vita su base individuale.
No certo! Non e' ottuso e cattivo. Ma non vuole seguire le idee della "modernita'"
Non e' per le idee socialiste che incominciano a scuotere le coscienze...
Come fa rimarcare Isaiah Berlin [citando Il critico russo Boris Eykhenbaum nel saggio THE HEDGEHOG AND THE FOX, su Tolstoy] , il fratello, nella discussione sul comunismo, dice a Levin che non ha convinzioni...Pag 301 “— Là — diceva Nikolaj con gli occhi scintillanti di cattiveria e sorridendo ironicamente — là almeno vi è il fascino, per così dire, geometrico della chiarezza, della certezza. Può darsi che sia un’utopia. Ma ammettiamo che di tutto il passato si possa fare tabula rasa: non c’è proprietà, non c’è famiglia, e allora anche il lavoro si organizza. Ma da te non c’è nulla....” .... “— Tu non avevi e non hai convinzioni, ma vuoi solo soddisfare il tuo amor proprio.”
Dice Berlin "The Russian critic, Boris Eykhenbaum, who has written the best critical work on Tolstoy in any language,' in the course of it develops the thesis that what oppressed Tolstoy most was his lack of positive convictions: and that the famous passage in Anna Karenina in which Levin's brother tells him that he - Levin- had no positive beliefs, that even communism, with its artificial, 'geometrical', symmetry, is better than total scepticism of his-Levin's-kind, in fact refers to Lev Nikolaevich himself, and to the attacks on him by his brother Nikolai Nikolaevich. "