domenica 20 novembre 2016



DALLA PARTE GIUSTA

Noi abbiamo sempre più informazioni, per capire sempre meno la realtà che ci circonda. Noi capiamo poco e quindi ci fa comodo dar ragione a chi rappresenta “la nostra parte”, sia esso il politico o chi si autoproclama "esperto" (il più dannoso) di turno. In genere ci fidiamo del politico che già abbiamo deciso di votare o dell'esperto che conferma le nostre idee, mentre pensiamo che dicano solo menzogne ( che adesso va di moda chiamare "post-verità")il politico o l'esperto che abbiamo sempre avversato. Siamo riluttanti a cambiare idea su questioni rilevanti, o giudizio su fatti che ci disturbano. Ci poniamo poche domande, e a quelle che ci poniamo diamo quasi sempre le stesse rassicuranti risposte.
Siamo ferreamente convinti di essere dalla "parte giusta" in quanto biologicamente nelle condizioni di ragionare con la "nostra testa". Anche se questo vuol dire che ci limitiamo a considerare le nostre opinioni “giuste”, a priori, solo perchè, fermamente, sono le nostre, nascondendo a noi stessi quanto siano frutto di arbitrariarietà, casualità, e scarsa dimostrabilità. Siamo ad esse legati tanto fermamente da difenderle come verità assolute disprezzando coloro che hanno opinioni differenti.
Da qui, io credo, possiamo capire quale siano le difficoltà di un approccio razionale applicato ai temi della politica e dell’analisi sociale.
Allora forse, in tempi di grandi incertezze e di grandi cambiamenti, per cercare di calmare o quantomeno ingannare l’ansia della vita, l’emotività diventa un valore strategico delle narrazioni. E compaiono e vincono i personaggi tipo Trump.