PENSARE IL POSSIBILE?
Possiamo considerare archiviato l’insegnamento di Herbert Marcuse come sforzo del pensiero rivolto verso il futuro? Non è che questo avviene anche perché la pratica della filosofia come esercizio di elaborazione del domani ci sono diventate totalmente estranee?. Mi chiedo allora se abbia ancora un significato in un'epoca come quella attuale, che non riesce più ad immaginare il futuro, reclamare, come faceva Marcuse, un principio di possibilità che apra al cambiamento incrinando il dominio del principio di realtà comunemente riconosciuto.
Allora rileggendo “Teoria critica del desiderio. Scritti e interventi di Herbert Marcuse, IV.” penso che abbia molto senso il riflettere su passaggi come questo:"una società che possa dirsi, in verità, qualitativamente differente, poiché l’intero modo di vivere, l’intero sistema dei valori, le aspirazioni e i bisogni degli uomini saranno differenti. Anche su questi nodi vorrei tornare, almeno brevemente, martedì. Qui, contro una simile diffamazione delle possibilità storiche, spacciate per utopistiche, voglio aggiungere solo questo: per ciò che riguarda la natura umana, certo vi sono ampi livelli e dimensioni di essa che sono immutabili, quelli cioè nei quali l’essere umano è e rimarrà un animale. Al di là della dimensione animale e degli istinti animali, la natura umana può mutare non solo superficialmente, ma nella sua stessa essenza. Possiamo e dobbiamo mettere in discussione la diffamazione di questa concezione come utopistica - possiamo accettare il termine utopistico solo se pensiamo che le società costituite siano in se stesse eterne; solo se facciamo di condizioni politiche e sociali condizioni metafisiche immutabili; solo se dimentichiamo che la storia nelle condizioni date è fatta da esseri umani, e che ciò che si definisce natura umana è molto spesso solo quell’essere umano che la società costituita ci ha fatto diventare - certo non la natura immutabile degli esseri umani.” (Cit.pag.160)