CRESCITA ECONOMICA E RIDUZIONE DELLE DISUGUAGLIANZE
Sul tema dei rapporti su disuguaglianze e crescita economica ci sono due aspetti che porrei all'attenzione. Il primo e' quello dell'andamento delle disuguaglianze all'interno dei paesi occidentali. Il secondo e' relativo alle azioni della politica sul tema (politiche redistributive per combattere le disuguaglianze contro chi sostiene l'automaticità della riduzione che deriverebbe dalla crescita). Sul primo punto è opininione prevalente che la disuguaglianza all’interno dei Paesi avanzati, nel corso degli ultimi due o tre decenni (soprattutto se misurate con riferimento ai redditi disponibili) sono aumentate ovunque, con pochissime eccezioni. Questo processo non si è svolto in modo continuo ma, attraverso una serie di episodi. Inoltre la cadenza temporale non è stata uguale in tutti i Paesi. I primi a compiere la svolta, probabilmente anche per effetto dei governi Thatcher e Reagan, sono stati gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che hanno anticipato di circa un decennio gli altri Paesi. Tra gli ultimi vi sono i Paesi nordici. Ad esempio la svolta in Svezia si colloca attorno alla fine degli anni ottanta e ad essa è seguito un notevole ampliamento delle disuguaglianze. In Italia, ci sono state due fasi (1) si è avuto un drastico e repentino peggioramento all’inizio degli anni novanta e, (2) da allora, l’indice del Gini segnala una situazione sostanzialmente immutata. Sulla supposta stabilita' negli ultimi vent'anni nascono dubbi sulla attendibilita' dei dati disponibili. Ma a prescindere dalle tendenze la situazione del nostro Paese, si caratterizza, per essere uno dei Paesi avanzati a più alta disuguaglianza, almeno con riferimento ai redditi disponibili, superato soltanto dagli Stati Uniti e, per alcuni, aspetti dalla Gran Bretagna.
Il secondo tema e' realitivo alla discussione su quali politiche siano auspicabili per ridurre la disuguaglianza. E' nota la tesi di chi sostiene che interventi redistributivi siano distorsivi del funzionamento dei mercati e inoltre tendano a favorire comportamenti considerati opportunistici, come quelli di riduzione dell’impegno lavorativo, con un effetto combinato di freno del processo di crescita economica. Gli stessi sostengono anche che effetto della crescita economica sulla disuguaglianza funziona automaticamente in modo efficace e positivo. La ricetta che ne deriverebbe non può che essere il non intervento per ridurre le disuguaglianze, ma invece a usare strumenti per sostenere la crescita, anche se questa inizialmente dovesse aumentare le disuguaglianze. Contro la tesi suddetta vi e' chi all'opposto ritiene, da un lato, che la riduzione delle disuguaglianze sia sempre benefica per la crescita economica, mentre invece, che solo raramente la crescita economica riesce a ridurre le disuguaglianze. Il mio punto di vista è che (1) non mi convincono entrambi i punti di vista. (2) che non esiste contraddizione fra interventi redistributivi e politiche per la crescita. Ma che solo con la crescita ci si puo' permettere politiche redistributive senza dover aggravare il peso del bilancio statale.