sabato 17 febbraio 2024

POLITICA E BISOGNO IDENTITARIO




POLITICA E BISOGNO IDENTITARIO
La politica non può ridursi a tecnica e la democrazia non può fermarsi alle sole regole, delle procedure e dei diritti. Deve appropriarsi di simboli, passioni. Se non viene trovato il modo di tramettere ideali e speranze per il futuro, comprendendo che post-ideologico non vuol dire tramonto del bisogno identitario, il vuoto viene riempito dall'antipolitica con i messaggi  dei Trump/Le Pen/Grillo, ed è inutile piangerci sopra. 
Le categorie della politica (popolo, soggetti, diritti, sovranità, consenso, egemonia) sono costruzioni simboliche moderne, che traducono modelli teologici, facendo scendere il trascendente nell'immanente: in quanto tali nella loro autonomia dimostrano anche tutta la loro fragilità. La trasformazione del "Dio immortale" delle religioni nel «Dio mortale» dello Stato teorizzata da Hobbes, non ha eliminato il bisogno di trascendenza, in quanto, spiega Max Weber,  non agisce la funzione compensativa del potere carismatico a fronte della perdita simbolica che il tramonto delle forme tradizionali di legittimazone comportava. 
La debolezza della democrazia dipende dal fatto ci accorgiamo che le norme della politica non possono solo poggiarsi sulla pura ragione, ma anche, come afferma Habermas, su presupposti inespressi, pre-razionali e “presecolari”, che le sostanziano e danno loro l’energia necessaria per essere efficaci. Senza un apporto di vitalità che può derivare solo da convinzioni collettive, cioè "credenze" valoriali, la democrazia si impoverisce e rischia di soccombere. La politica, deve tornare a tradurre con un suo linguaggio questi presupposti taciti, sviluppando una capacità di plasmare l’identità collettiva, per rispondere alle paure e alle speranze che caratterizzano la condizione umana.