sabato 27 maggio 2023

MYRIAM

Estratto da "Che tu sia per me il coltello"

 David Grossman

Uno sconosciuto ha visto in me qualcosa che lo ha tanto colpito da spingerlo ad affidarmi la sua anima
Tu sai che la somiglianza tra noi è anche in ciò che definisci “torbidi meandri dell’anima”. E’ lì, con un’intensità che ancora non conoscevo, potrai forse capire perché voglio avvicinarmi a chi mi rimanda l’eco delle cose che meno amo di me stessa. Vorrei conoscere i rivoli in cui scorrono i tuoi sentimenti e i tuoi istinti. Quelli visibili e quelli nascosti. Quelli irruenti e quelli tortuosi. Perché la sorgente da cui sgorgano è ai miei occhi un luogo primordiale, una sorgente viva e preziosa alla quale io anelo.
All’improvviso si riaccende in me il desiderio irrefrenabile di assecondare il tuo gioco, di incontrarti solo a parole, come proponi. Di lasciarmi andare sulla pagina, di sciogliermi nelle tue fantasie per vedere fin dove sei capace di trascinarmi.

Ricorda come mi hai visto la prima volta, quella sera, e capirai sì finalmente capirai per quale motivo ero così triste e disperata nel momento in cui mi hai guardata. Considera che abisso, questo “quasi” esser donna. Per un attimo tocchi il mio dolore a mani nude e io sento che ti è caro. Vuoi sinceramente che non lo viva da sola. E un attimo dopo fuggi il più lontano possibile. Ti prego solo di non andartene, perché se te ne vai ora non farai più ritorno. Fuggirai oltre i confini del mondo e non vorrai ricordarti di quello che è iniziato qui, tra me e te, quando l’anima si apre così, lentamente e con dolore, verso un’altra persona. Non smettere di scrivere, aggrappati alla penna con la forza che ti è rimasta. Stai tremando per lo sforzo, ma continui a scrivere, affondando in me le tue radici. Non avere paura. Nemmeno di quel pensiero che hai avuto una volta, un milione di anni fa, quando avresti voluto risvegliarti senza memoria, dopo un incidente o un intervento chirurgico, ricordando a poco a poco, la tua storia e la mia per raccontarla a te stesso, dall’inizio, senza sapere, nemmeno per un momento, se in quella storia tu sei l’uomo o la donna. Vorrei che tu potessi ricordare come ci si sente quando si è donna, e come ci si sente quando non si è né uomo né donna. Solo “essere”, prima di tutto, prima delle definizioni, dei pronomi personali, delle parole e dei generi. Forse, in questo modo, potresti anche arrivare, quasi per caso, alla possibilità primordiale di essere me.
Da ieri la mia mente si va schiarendo e capisco facilmente cose che prima mi sembravano complicate. Per esempio, che in nessun caso vorrei voltare le spalle a quello che c’è tra di noi. Sono disposta ad aspettare quanto occorre, quanto ti occorre. Perché “quello che c’è tra noi” merita l’attesa. Anzi, c’è tempo. Così mi sembra oggi. Io non credo tu sia la persona in grado di guarirmi dalle ferite interiori; ma forse in questa fase della mia vita, non ho tanto bisogno di un medico quanto di una persona che ha una ferita simile alla mia.

Magritte "La condizione umana"
Se deciderai di venire da me, sarà alla luce del sole, senza bugie, perché io non so vivere negli anfratti.
Io credo con tutto il cuore che ci sia un luogo, forse non il giardino dell’Edenm in cui potremo stare insieme. Un luogo che nella realtà non è più grande di una capocchia di spillo, per via delle inevitabili restrizioni, ma per noi sarà grande abbastanza e lì potrai essere te stesso, chiunque tu sia.
Noi siamo stati creati nell’immaginazione e com’è possibile che tu (tu?) non comprenda fino a che punto lei rappresenti la nostra materia prima, il nostro luz...
Tu sei l’unico a cui voglio dare quello che risvegli in me. Altrimenti non c’è gusto. Lo sai? L’hai capito? All’improvviso mi sento sprofondare. Dimmi: questo desiderio, questa mia fame, li hai capiti? La voglia che per una volta, un uomo osi togliermi i vestiti e guardi con me cosa ho laggiù e di cosa sono fatta.
Non sono solo nuda in quel punto, sono svelata.
Strano, ora mi è difficile rinunciare a questa voglia più che a ogni altra. Grida da tutti i pori.
Come sei entrato nella mia vita? Com’è possibile che fossi così indifesa? E non sei nemmeno entrato da una finestra, o da un lucernaio. Sei riuscito a trovare una fessura attraverso la quale mi hai trafitto il cuore.
Dopo tutto la mia vita è più o meno piena di “ho”. Che lista invidiabile. Ed è proprio il “non ho” a svegliarsi, ora, a diventare così esigente che per me è difficile contenerlo. All’improvviso il mio “non ho” è pieno di vitalità. Cosa ne sarà di lui a questo punto? Cosa ne farò?
Un altro giorno. Non ci sei. Non smetto di guardare il cielo. Come sei riuscito a trasformare il mondo intero in un’enorme morsa che, a poco a poco, stringe intorno a me? Guarda: sei un orologiaio losco e intrigante. Stai seduto nel tuo sgabuzzino soffocante e pieno di ticchettii. Sei tu. Un uomo in cui arde un istinto fortissimo e perverso. Fai girare incessantemente gli ingranaggi di alcuni orologi e li carichi in modo che squillino uno dopo l’altro, in base a un piano segreto che hai messo a punto: notte e giorno, estate e inverno, per tutto il tempo...
E’ possibile ravvisare in te qualcosa di questo orologiaio, vero? La forza di volontà, l’arroganza con cui carichi i tuoi continui innamoramenti, così da essere sempre immerso in una musica (femminile?) che risuonerà e farà udire i suoi rintocchi intorno a te. Echeggerà per te. Perché non ci sia nemmeno un momento di quiete, di silenzio, in cui potrai percepire, Dio non voglia, il tempo che scorre.
Questo è successo? Sono stata solo un accessorio in un culto privato?
Forse cambi donna a ogni stagione, e questa è stata l’ “estate di Myriam”, a cui seguirà l’inverno di chissaà chi... Forse misuri il tempo in donne, e io ero soltanto una lancetta che sogna il trascorrere di un’altra ora... Forse la tua versa conversazione non si svolge con noi, povere e piccole figlie di Eva, bensì con Sua Maestà il tempo...
Lettera dopo lettera sentivo che avrei potuto fare qualcosa per te e non era un caso che tu ti fossi rivolto a me, perché grazie al tuo intuito avevi capito che io avrei potuto guarire quella cicatrice, fino a rivelare il bambino, il tuo gemello luminoso e, ricominciando da lui, avresti potuto tornare a essere l’uomo che sei, che eri destinato a essere.
Chi è quest’uomo? Temo che non mi permetterai più di scoprirlo. Posso solo indovinare che è tutto quanto insieme: adulto e bambino, uomo e donna, morto e vivo, e molte altre cose e molte altre persone – ma riunitiinsieme, senza le divisioni artificiali e violente che esistono dentro di te.
Perché ai miei occhi, nel punto in cui tutte quelle “anime” si toccano, si mescolano e si uniscono senza che nulla le separi, sento che laggiù si trova il tuo vero io. Laggiù tu mi ecciti veramente, mi stimoli, mi infiammi e mi fai male.
E quando talvolta mi hai permesso di stare laggiù con te, mi sono sentita viva come non mi era mai successo con nessuno. Con nessun uomo.
Cosa succede? Hai sentito? All’improvviso provo freddo e caldo allo stesso tempo. E ti sento reale, con tutto il corpo. Mi stai di fronte, così vicino, come se ti trovassi al di là della porta.
No, non mi farò illusioni.
Ma fuori è silenzio già da qualche minuto. Non si muove una foglia e io ho paura a sollevare la penna. Sento i tuoi occhi sospesi sulle mie labbra. Cosa vuoi che dica? Cosa potrei dire che ancora non ho detto? E cos’altro rimane da dire, a parole?
Sento dei passi all’esterno, salgono le scale verso la veranda. Yair, se mi rimane un altro desiderio voglio, chiedo, che tutte quelle migliaia di parole diventino corpo.
Con amore, Myriam