NON MENO CHE SAPER, DUBBIAR MI AGGRADA (Dante)
La metodologia del dubbio sistematico la troviamo nell'XI dell’Inferno, allorché, rivolgendosi a Virgilio che gli sta spiegando la disposizione dei peccati/peccatori, Dante così si esprime “O sol che sani ogne vista turbata,/ tu mi contenti sì quando tu solvi,/ che, non men che saver, dubbiar m’aggrada”; concetto che riprenderà nel IV del Paradiso “Nasce per quello, a guisa di rampollo,/ a piè del vero il dubbio; ed è natura/ ch’al sommo pinge noi di collo in collo”, ossia è dal dubbio che nasce il naturale desiderio di trovare la verità.
Avere il coraggio mettere in dubbio le proprie idee significa riuscire a mettere in discussione ciò che pensiamo dei fatti che succedono a noi e agli altri nel mondo, e vederli con una prospettiva diversa rispetto al passato. Si tratta in questo modo di crescere e maturare. Soltanto gli ottusi non crescono mai, restano sempre "ingenui" perché non riescono a modificare il proprio punto di vista nel corso del tempo. E poi ci sono quelli a tutto ciò aggiungono l'esibizione della propria immobilità per farne un "brand". Mentre molti altri lo fanno con una frequenza sospetta e sempre per proprio personale tornaconto. Certamente non sono stupidi ma probabilmente sono troppo furbi.
Lasciare che nuove idee entrino e accoglierle criticamente consente la crescita di sapere, la comprensione di concetti e fenomeni. Capire ciò che succede in modo aperto significa vivere. La coerenza sempre e comunque non è vita, bensì è stare fermi. Non muoversi in nessuna direzione è un po' morire
P.B.
P.B.
L'immagine è da un dipinto di
William Adolhe Bouguereau, Dante e Virgilio, particolare