Estratto da *Tutti I Racconti"
H.P. Lovecraft
Recensione
Un breve saggio che Lovecraft scrisse sui sogni, pubblicato come prefazione alle edizione italiana di “Tutti i racconti” degli Oscar Mondadori, curato da Giuseppe Lippi.
Lovecraft spiega quanto i sogni siano stati per lui la principale fonte d’ispirazione: praticamente tutti i suoi racconti più celebri (La chiamata di Cthulhu, Il colore venuto dallo spazio, La maschera di Innsmouth, Alle montagne della follia, L’ombra su Innsmouth, ecc.) nacquero inizialmente come sogni o frammenti onirici che lui annotava febbrilmente al risveglio.
In questo breve scritto confessa anche di aver sempre avuto una vita onirica straordinariamente vivida e continua fin dall’infanzia, al punto da considerare il “mondo dei sogni” una seconda esistenza, più reale e intensa di quella diurna. Arriva addirittura a dire:
«Quello che vediamo da svegli è una realtà minore; i sogni sono la vera vita dello spirito.»
È un testo molto bello e rivelatore, perché mostra il Lovecraft più intimo: non solo il razionalista materialista che tutti conoscono, ma anche il visionario che traeva la sua cosmogonia dall’inconscio.
"Mi sono chiesto più volte se la maggior parte della gente si soffermi a riflettere sul significato dei sogni, che a volte è clamoroso e comunque appartiene a un mondo di oscurità e mistero. E se la maggioranza delle visioni notturne non è che il debole e fantastico riflesso delle nostre esperienze di veglia - checché ne dica Freud col suo puerile simbolismo - ve ne sono altre il cui carattere etereo e ultraterreno non consente interpretazioni ordinarie, ma i cui effetti inquietanti, vagamente eccitanti, sembrano aprire uno spiraglio su una sfera d'esistenza mentale non meno importante di quella fisica, e tuttavia separata da quest'ultima per mezzo di una barriera impenetrabile. La mia esperienza non mi consente di dubitare che l'uomo, una volta abbandonata la coscienza terrena, si trasferisca in una dimensione incorporea e profondamente diversa da quella che conosciamo; una dimensione di cui, una volta svegli, rimangono solo vaghissimi ricordi. Da quei frammenti incerti e confusi possiamo intuire molte cose, ma provarne nessuna. Possiamo supporre, ad esempio, che la vita, la materia e l'energia come il mondo le conosce non siano costanti nei sogni, e che il tempo e lo spazio non esistano come li concepiamo da svegli. A volte penso che questa esistenza meno materiale sia quella autentica e che la nostra vana presenza sul globo terracqueo sia di per sé un fenomeno secondario o puramente virtuale."
