domenica 25 maggio 2014

POPULISMO COME RIVOLTA CONTRO L'ANTI-POLITICA DELLA TECNOCRAZIA

E se interpretassimo la crescita dei partiti populisti usando le le categorie dello storico statunitense Christopher Lasch secondo il quale sarebbero state le élite tecnocratico-burocratiche a rivoltarsi per prime, e a distaccarsi dalle masse? Allora parleremmo dei partiti populisti come tentativo organizzato di reazione contro la gestione dei tecnocrati che tenta per recuperare una nuova centralita' della politica.  La loro e' sicuramente una risposta sbagliata, probabilmente, ma a fronte di una esigenza vera e sentita da larghissima parte dei cittadini europei. Bloccata l'integrazione politica dell'Europa si e' proceduto con la forzatura della moneta unica, che sul piano economico a contribuito a disgregare invece che unificare le nazioni europee. Con la crisi economica, l'imposizione delle regole sovranazionali acuisce il senso di impotenza delle popolazioni, aumentando il distacco dalle istituzioni democratiche. Le scelte "tecnocratiche", inoltre son ben lungi da realizzare i risultati promessi. Basta notare come gli economisti oltre che fallire con le loro ricette, manco si mettono d'accordo sulle diagnosi circa il loro fallimento. E' illusorio, a fronte di questa crisi, in assenza di meccanismi di controllo politico delle scelte, pensare di  creare una comunita' politica a livello europeo. Demonizzare i populismi senza riprendere l'iniziativa politica con nuovi obiettivi che diano senso a una visione della societa' che recuperi il senso della democrazia, non serve a niente.