venerdì 6 novembre 2020

SIMULACRO E IPERREALTÀ Il pensiero di Jean Baudrillard

 


SIMULACRO E IPERREALTÀ 

Il pensiero di Jean Baudrillard


Da reale a simulacro

Secondo il filosofo francese Jean Baudrillard (1929-2007), il mondo nel quale ci ritroviamo a vivere oggi non è reale, ma è un simulacro. Simulacro!? Cioè viviamo in un simulacro? Proviamo anzitutto a chiarire che cosa vuol dire “simulacro”.
Baudrillard in La Précession des simulacres (1978, La Precessione dei simulacri), apre il suo saggio citando l’Ecclesiaste: «Il simulacro non è mai  ciò che nasconde la verità; ma è la verità che nasconde il fatto che non c’è alcuna verità. Il simulacro è vero».
Chiaro, no? Mmmm… si… boh… no, non proprio. OK vediamo allora se il caro vecchio dizionario ci può dare una mano. Etimologia: dal latino simulacrum “figura, statua”, indicava originariamente l’immagine o la rappresentazione di una divinità. Definizione libera: un simulacro è un’immagine o rappresentazione che non rimanda ad alcuna realtà sottostante, e pretende di valere per quella stessa realtà.
Ora va meglio, no? Ma sì dai, andiamo avanti, tanto non può che peggiorare. Allora, tornando al pensiero del filosofo francese, egli sostiene che il reale non esiste più, è scomparso, sgretolato dai media e dalle moderne tecnologie. Quindi la colpa di tutto questo è dei media? La risposta è “sì”, perchè secondo Baudrillard, i media ci offrono immagini che non fanno riferimento al reale, ci offrono immagini che ricevono senso solo da altre immagini e che si rigenerano perpetuamente da se stesse, rimanendo così sempre più sconnesse da ciò che in origine era reale.
Ma quel che è peggio (e te pareva!!!) è che, mentre una volta era possibile distinguere il mondo reale dal regno delle immagini, oggi tale distinzione non è più possibile in quanto i media (sì, ancora loro), con la complicità delle moderne tecnologie (ah ecco, ci sono pure i complici), hanno assorbito la realtà tutta e, sostituendosi ad essa, hanno creato un corto-circuito destabilizzante all’interno del quale si è progressivamente persa ogni referenzialità. Quindi, tutto nella nostra epoca (la cultura, l’informazione, la politica, l’economia, l’intrattenimento, la vita sociale) è governato dal principio di simulazione, che determina come la nostra vita viene percepita e vissuta.
La conseguenza è che la società contemporanea è immersa in quella che Baudrillard chiama iperrealtà, vale a dire una pseudo-realtà generata dalla simulazione di modelli che sono però privi di un referente nel mondo reale. In L’Échange symbolique et la mort (1976, Lo Scambio simbolico e la morte), egli afferma:
Al giorno d’oggi, tutto il sistema precipita nell’indeterminazione, tutta la realtà è assorbita dall’iperrealtà del codice e della simulazione. È un principio di simulazione quello che ormai ci governa al posto dell’antico principio di realtà. Le finalità sono scomparse: sono i modelli che ci generano. Non c’è più ideologia, ci sono soltanto dei simulacri.


I tre stadi del valore

Per arrivare a comprendere meglio il pensiero del filosofo francese bisogna partire da lontano. Baudrillard rileva anzitutto che il concetto di valore ha subito un’evoluzione (o meglio, un’involuzione) nel corso della storia moderna, e in particolare ne individua tre determinati stadi che, dal Rinascimento ad oggi, si sono succeduti e che tratteggiano tre periodi storici precisi:
  1. il periodo pre-moderno, che parte dal Rinascimento e nel quale vige la legge naturale del valore d’uso;
  2. il periodo moderno, che parte dalla Rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo e nel quale vige la legge mercantile del valore di scambio;
  3. il periodo post-moderno, che corrisponde alla fase corrente e nel quale vige la legge strutturale del valore-segno.


I tre ordini di simulacri

Parallelamente ai tre stadi del valore, Baudrillard esplora le fasi dell’immagine, nella cultura occidentale moderna, e teorizza tre ordini di simulacri che si sono succeduti proprio in relazione alle mutazioni della legge del valore, e all’interno dei quali viene collocata l’interpretazione del concetto di “realtà”:
  1. il simulacro di primo ordine, la cui forma è la contraffazione, nasce nel periodo pre-moderno e specula sulla legge naturale del valore;
  2. il simulacro di secondo ordine, la cui forma è la produzione, nasce nel periodo moderno e specula sulla legge mercantile del valore;
  3. il simulacro di terzo ordine, la cui forma è la simulazione, nasce nel periodo post-moderno e specula sulla legge strutturale del valore.
Dunque il significato di realtà non è una costante, bensì una variabile. Inoltre per Baudrillard la successione di ciascuno di questi tre ordini non determina la fine dell’ordine precedente, ma solo un indebolimento del suo principio. Proviamo ora a vedere in dettaglio questi tre ordini di simulacri.

Il simulacro di primo ordine

La contraffazione è la forma di simulacro che nasce nel Rinascimento. In questa prima fase il segno, pur superando la rigidità dell’impianto sociale feudale, non va mai oltre il vincolo che le impone di imitare una preesistente struttura naturale del mondo. I segni quindi vengono prodotti tenendo sempre ben presente l’obbligo di avere un referente ultimo ed originale.
Esempi di questa forma di simulacro si possono osservare nelle arti rinascimentali, come l’uso dello stucco nelle arti plastiche per imitare la natura, oppure nel teatro in cui è messa in scena l’imitazione della società. Altri esempi possono essere: un romanzo, una scultura, o una semplice mappa.
Nel simulacro di primo ordine abbiamo dunque un ovvia copia della realtà, cioè l’immagine è una chiara rappresentazione del reale ed è riconosciuta come semplice illusione. Il simulacro di primo ordine non abolisce mai la differenza: presuppone immancabilmente la divergenza, sempre tangibile, del simulacro e del reale.

Il simulacro di secondo ordine

La produzione è la forma di simulacro che nasce nell’epoca della Rivoluzione industriale, il periodo moderno. In quest’ordine ciò che emerge non è tanto il carattere imitativo (sempre più avanzato e accurato) quanto la produzione in serie di copie tra di loro indistinguibili; inoltre le copie cessano di essere dei contraffatti in quanto sono ormai identici in tutto e per tutto al loro modello di riferimento. Dunque in questa fase la copia minaccia di rimpiazzare l’originale.
Nel saggio La Précession des simulacres, Baudrillard porta come esempio la favola di Jorge Luis Borges tratta da Del rigor en la ciencia, nel quale i cartografi di un potente Impero, su richiesta del loro Re, disegnano una mappa così dettagliata e perfetta che finisce per coprire tutto il territorio e corrispondere in ogni punto con la geografia reale dell’Impero. Per Baudrillard questa favola, nella quale la mappa finirà col consumarsi e disintegrarsi, è «la più bella allegoria di simulazione» e possiede «il discreto fascino del simulacro di secondo ordine».
Nel simulacro di secondo ordine abbiamo dunque una copia così simile all’originale che i confini tra realtà e rappresentazione vengono offuscati e la possibilità di distinguerle inizia a vacillare a causa della produzione di massa e della proliferazione di copie; ciò nonostante, il simulacro di secondo ordine permette ancora, seppur a fatica, di accedere al reale.

Il simulacro di terzo ordine

La simulazione è la forma di simulacro che nasce nella nostra epoca, il periodo post-moderno. Ora, se ci soffermiamo sui termini che Baudrillard usa per indicare i tre ordini di simulacri, ci accorgiamo che mentre nei primi due ordini c’è uno scarto tra il simulacro e il significato che lo denota (simulacro-contraffazione, simulacro-produzione), nel terzo ordine emerge solo il senso del simulacro, la simulazione appunto, privo quindi di qualsiasi referente che non sia sé stesso.
Riprendendo la favola di Borges (di qui sopra), e rivisitandola in chiave post-moderna, Baudrillard afferma che oggi subirebbe un ribaltamento: non è più il territorio a fornire il modello per la mappa, ma è la mappa a definire il territorio ed è proprio il territorio a disintegrarsi e a marcire sulla mappa:
Oggi l’astrazione non è più quella della mappa […] La simulazione non è più quella di un territorio […] È la generazione da modelli di un reale senza origine o realtà: un iperreale. Il territorio non precede più la mappa, né le sopravvive […] È la mappa che precede il territorio – precessione dei simulacri – è la mappa che genera il territorio, e se uno dovesse riprendere la favola, oggi sarebbero del territorio i brandelli che marciscono lentamente sulla mappa. Sono del reale, e non della mappa, le vestigia che persistono qua e là nei deserti che non sono più quelli dell’Impero, ma i nostri. Il deserto del reale stesso.
Quello che è successo nella nostra società è che i cittadini, avendo dato sempre più importanza alla mappa e avendo fatto sempre più riferimento a essa, sono arrivati al punto di perdere qualsiasi contatto con il territorio, vale a dire il mondo reale. Ecco perché, secondo Baudrillard, il modello (la mappa) ha preso il sopravvento sulla realtà, che ora si limita a imitare il modello. È perciò il modello, oggi, a precedere e determinare la realtà.
Baudrillard porta ad esempio anche un luogo come Disneyland, negli Stati Uniti d’America. Tale luogo dovrebbe apparirci, in teoria, come un simulacro di terzo ordine in quanto è una rappresentazione favolistica, e quindi non ha referenti nel mondo reale. Invece Baudrillard considera Disneyland, e il paese che lo circonda, un simulacro di terzo ordine per un altro motivo, alquanto subdolo. Infatti egli afferma:
Disneyland è là per nascondere il fatto che è il vero paese, la vera America tutta, ad essere Disneyland […] Disneyland viene presentato come immaginario per farci credere che (per contrasto) tutto il resto (all’esterno) è reale, quando di fatto tutta Los Angeles e L’America che la circonda già non sono più reali, ma dell’ordine dell’iperreale e della simulazione .
Nel simulacro di terzo ordine la copia è dunque persino priva di un originale, e genera da sé stessa una realtà che non ha referenze nel mondo reale. Quindi, mentre nel primo e nel secondo ordine il reale ancora esiste, ossia abbiamo un originale e siamo in grado di misurare la buona riuscita della copia proprio mediante un confronto con il referente originale, nel terzo ordine non abbiamo più il reale come parte dell’equazione. Infatti la simulazione precede e quindi determina il reale. Non c’è più possibilità di distinzione tra realtà e copia: c’è solo il simulacro.