martedì 26 gennaio 2016






CACCIARI: NON HA ALCUN SENSO L'EQUAZIONE CRISTIANESIMO= NATURA 

Gianfranco Giudice: Massimo Cacciari: il cristianesimo abbandoni questa trincea naturalistica della famiglia, è assurda, non ha alcun senso l'equazione cristianesimo= natura, il cristianesimo è sovrannaturale.


Commenti
Umberto Imperiali Ah ben detto!!!

Franco Cazzaniga Al di là del merito della faccenda, ma Cacciari è cristiano?

Gianfranco Giudice Cacciari ha da anni un costante e continuo dialogo con la Chiesa, è Preside di Facoltà al San Raffaele, non è cristiano in modo ortodosso, ma indubbiamente traduce nei termini della sua filosofia aspetti del cristianesimo, come non può non fare un filosofo, se resta fedele a se stesso.
Franco Cazzaniga Sì, ma queste affermazioni sono un po’ pesantine. Inoltre, non esageriamo, di dialoganti con la Chiesa come Cacciari ce ne sono un bel po’ in giro per il modo. Io non riuscirei a fare affermazioni di questa forza su una realtà che non mi appartiene senza arrossire un po’. Sembra invece che Cacciari ci riesca.
Gianfranco Giudice Posso dirti che Cacciari conosce davvero il cristianesimo, i testi sacri e la teologia, io non trovo le sue affermazioni pesantine, le condivido appieno, e ritengo giusto che lui le faccia, perché esprimono un punto di vista non ortodosso e tuttavia presente anche nella Chiesa. Cacciari parla da filosofo del cristianesimo, e non è necessario appartenere a qualcosa per parlarne, per quel poco di filosofia che conosco, posso dirti che le sue affermazioni sono serie, ridurre lo spiritualismo cristiano alla natura' è davvero assai problematico. Natura umana poi, che sappiamo essere plasmata dalla cultura.
Paolo Bolzani Sull'affermazione di Cacciari mi vengono dubbi. Certamente nell’essere umano tutto è riconducibile all’intreccio tra natura e cultura. Ma se umano non è una pura natura non possiamo neanche affermare che sia semplice prodotto della cultura. Allora diciamo che soprattutto la natura umana è relazione. Quindi la nostra identità personale si realizza in una trama di relazioni. Da qui la necessità che a livello sociale e culturale sia superata ogni situazione di emarginazione e di discriminazione. È ingiusto non riconoscere alcuni diritti a chi fino ad ora ne è stato privato. Attenzione però a creare nuove forme di ingiustizia. Come facciamo ad accettare che un figlio può essere pensato come un “diritto” da usare come mezzo di riconoscimento sociale? Crediamo davvero che la determinazione del diritto basti da sola a garantire la qualità delle relazioni?. Non è che semplifichiamo troppo pensando che con il riconoscimento di un diritto possiamo sottrarci alla responsabilità e alla cura delle relazioni?
Franco Cazzaniga Non occorre essere cristiani per parlare di cristianesimo, è ovvio, ma non è il punto. Un conto è parlarne, un altro pretendere di dare l’interpretazione autentica. Quanto al filosofo Cacciari, gli ho sentito dire tante di quelle stupidaggini su altri temi da farmi prendere con le pinze qualsiasi sua affermazione.
Paolo Bolzani Sulla affermazione di Cacciari che dice che bisogna che i cristiani abbandonino l'approccio naturalistico, è, credo, semplicistico pensare che si possa nettamente separare quanto sarebbe dovuto alla natura e quanto alla cultura. Se da una parte alcune differenze di genere che sono attribuiti alla natura in realtà sono culturali, non possiamo sentirci legittimati a ritenere che la radice della differenza sia solo di ordine culturale. Mi pare che dietro questa idea ci sia una forte ideologia. Il riconoscere che il concetto di natura sia equivoco non dovrebbe portare a negare che che esista qualcosa di dato nel nostro corpo. Oppure ci consideriamo onnipotenti e creatori di noi stessi. Allora penso che sia giusto concedere i giusti diritti alle coppie omosessuali, ma anche al contempo, in nome proprio proprio della differenza, evitare di omologare con ciò che si è chiamato matrimonio. Quanto al diritto ai figli, sia nel caso di coppie eterosessuali sia in quello di coppie omosessuali: come si può pensare che un essere umano rappresenti un diritto per altri esseri umani?
Gianfranco Giudice Sono totalmente d'accordo che l'essenza dell'uomo sia la reazione, questo è uno dei principali fondamenti del pensiero cristiano. Quanto all'avere figli sono pure d'accordo che non sia un diritto come altri. Sul fatto che l'omosessualità non possa essere guardata con sospetto dal cristianesimo, parlo della dottrina della Chiesa non certo di tanti cristiani che già oggi accettano l'omosessualità, io da sempre penso che sia l'approdo giusto. Lo dico perché al di là della dialettica natura-cultura, esiste l'idea nella religione di Cristo della irripetibilità di ogni esistenza che merita rispetto e ha una dignità assoluta. L'omosessualità è un modo di essere dell'uomo, appartiene alla NATURA umana in quanto tale, è una possibilità dell'umano nella relazione affettiva con l'altro. Per questo io modestamente credo che il cristianesimo non possa non accettarla pienamente, se accoglie ogni uomo immagine di Dio, nella sua unicità irripetibile.
Paolo Bolzani Dice Cacciari bisogna abbandonare il concetto di "cristianesimo=natura". Purtroppo la discussione è fatta troppo spesso da contrapposizioni ideologiche che distorcono i termini della questione. Credo che il centro della questione non sia tanto la "naturalità", quanto la comprensione del senso dell’umano, a fronte di sempre nuove " provocazioni", a cui dovremmo rispondere con maggiore disponibilità volto a favorire una più profonda comprensione di ciò che siamo. Ma con una attenzione al significato di uguaglianza che non può annullare le differenze, poichè dall’umano sono ineliminabili differenze di genere e di cultura. L'uguaglianza non può essere negazione , da una parte, di tali diversità, e, dall'altra, di precisi doveri e responsabilità. Inoltre l’uguaglianza concerne la dignità e i diritti fondamentali dell’uomo, i quali non vanno certo confusi con il diritto a realizzare tutto quanto si desidera.
Franco Cazzaniga La questione della naturalità nel pensiero cristiano è più complessa di quello che si sospetta. La Natura dei cristiani è la creazione che prosegue da sé. Dio non è “altro”, come per esempio nell’Islam. Il tema della natura si intreccia con quello della razionalità e non sono scindibili.Ogni religione è dotata della propria inerzia culturale, ma quello che vorrebbe Cacciari snaturerebbe il cristianesimo (e scusate il bisticcio): il concetto di natura è proprio ciò che lo aggancia alla realtà, sia pure in modo incerto e distorto. Tagliare questo legame significa andare alla deriva. La forza della Chiesa Cattolica non sta nel fatto che non sbaglia, ma nella sua capacità di recuperare gli errori. Una Chiesa tutta proiettata sulla rivelazione non saprebbe farlo, oppure sarebbe trascinata dalle mode.
Gianfranco Giudice Concordo sul fatto che quella di Cacciari sia una provocazione, che a me piace molto, non accoglibile dalla Chiesa cattolica, come lui stesso credo sappia...nel cristianesimo eterno e tempo si intrecciano, l'eterno è nel tempo, Dio si incarna, si fa uomo, questa è per me la grandezza di questa religione. Ma se la Natura è sacra e dinamicamente prosegue la creazione da sé, perché limitare con un veto naturalistico il carattere polimorfo della sessualità umana? Certo, so che le mie sono considerazioni di un non cadente, o forse di un cedente non ortodosso...
Pietro Cazzaniga Queste parole di Cacciari mi lasciano perplesso. Forse sono estrapolate da un discorso più complesso, perché messe così sembrano più uno slogan che una affermazione. La distinzione "naturale" / "soprannaturale" messa così non mi pare azzeccata per il cristiano, visto che "naturale" e "soprannaturale" si mescolano e coesistono. Il discorso si fa più profondo (e palatabile) se si tiene conto che il termine "natura" è da intendersi come "realtà spiegabile per via razionale" e ci si riferisce a San Tommaso che considera la razionalità come un fatto centrale all'interno del cristianesimo. Questa è una intuizione fecondissima per il cristianesimo e che rende il cristianesimo sia capace di correggere gli errori dei cristiani, sia capace di aprire le porte alla modernità. Ed è un modo di procedere che sopravvive intatto nella teologia di Ratzinger. In questo contesto l'affermazione di Cacciari è già più interessante perché il concetto di "natura" è diventato per molti cristiani un feticcio che non ha nulla a che fare con l'idea di una realtà razionale. In questo senso la "natura" diventa quasi metafisica, una entità irrazionale concorrente alla rivelazione cristiana stessa. Quindi in questo senso è assurdo che il cristiano la proclami. In questo senso il naturale (inteso come feticcio soprannaturale della sedicente natura) è veramente contrapposto al sovrannaturale (inteso come rivelazione in Cristo). E quindi ragionando così si può dare ragione a Cacciari. Se questo poi sia il Cacciari-pensiero non lo so.
Pietro Cazzaniga Declinato nel caso della "famiglia" il pericolo dei "sedicenti cristiani" che sbandierano il tema della naturalità di un certo tipo famiglia è che sono appunto "sedicenti". Il nocciolo del cristianesimo è considerare la rivelazione come chiave di lettura della realtà, non puntellare i propri convincimenti con una osservazione storico/sociologica (peraltro neppure molto approfondita) e poi puntellare a sua volta questa osservazione storico/sociologica con il nesso logico "natura=buono per il cristiano" ottenuto attraverso un scivolamento impercettibile, ma profondo di significati a partire da quello che è il legame razionalità-cristianesimo. Il meccanismo di questo cambio di significati è lo stesso su cui punta il dito Hume quando afferma che da una descrizione della realtà non può discendere una regola morale. Rileggersi lo scettico Hume sarebbe utile anche per i sedicenti cristiani.



P B