giovedì 10 agosto 2017



POLITICA ED ECONOMIA 
Parliamo del rapporto fra politica ed economia. È convinzione diffusa che si debba tornare a una politica forte per dare delle regole al mercato, per ristabilire la democrazia minacciata dal potere delle multinazionali e delle Banche. Ma la domanda da porsi e' se politica e democrazia siano davvero il contrario dell'economia che agisce in autonomia e se la politica sia davvero capace di riportarla sotto controllo "democratico". Questa idea nasce da un assunto che si dimostra ogni giorno profondamente sbagliato. Si assume cioe' che la politica sia esterna o al di sopra della sfera economica, mentre  e' vero il contrario, e cioe' che essa si muove completamente all'interno di questa. E non per cattiva politica, ma per motivi strutturali: per essere esterna all'economia ed agire, la politica avrebbe bisogno, di strumenti autonomi di azione. Gli interventi della politica richiedono finanza, cioe' economia. Deve sempre servirsi del denaro, ed ogni decisione che prende dev'essere "finanziata". ll potere della politica funziona solo quando puo' prelevare denaro da processi di valorizzazione che si realizzano nel mercato, quando questi processi cominciano a rallentare, l'economia riduce l'azione della politica.  Diventa quindi sempre piu' evidente che la politica si trova in un rapporto di dipendenza diretto con l'economia. Ed e' che sta avvenendo da tempo: l'economia e' fuori dalla portata della politica, e non puo' che subirla. La politica da tempo non puo' che girare a vuoto e degenerare, nella ripetizione di parole vuote, di governi, di destra o di sinistra, che non possono che gestire, ormai in tutti i paesi occidentali,  una urgenza continua.
E' come se avessimo perso di vista il compito primario della Politica, come azione che crea le condizioni perche' ci sia il ritorno alla crescita del reddito per migliorare le condizioni di vita e rimpolpare le casse dello stato affinche' fornisca welfare efficiente . Allora vediamo  che quando la Politica ha come preoccupazione principale quella di mettere regole al mercato, mentre essa si trova impotente, senza idee nel creare le condizioni affinche' la societa', non lo Stato, generi sviluppo, allora ci si trova a far fronte a una crisi che si autoalimenta. Ci si trova anche ad affrontare minacce sempre piu' pericolose alla democrazia che non vengono principalmente e solo dallo strapotere delle multinazionali, dalle banche e dalle infiltrazioni criminali - senza volerle sottovalutare - ma molto di piu', credo, dalla poverta' e dalla disperazione, che portano a percorsi tragici che abbiamo conosciuto in altri tempi. Non si puo' gridare solo ai populismi e alle "derive" antidemocratiche, se poi riusciamo a fare molto poco per contrastarle nei fatti.