giovedì 10 agosto 2017



UOMINI E GIRASOLI
Di Chiara Boriosi
Molti anni fa, in una mattina di luglio calda come un ferro a vapore - ché ogni estate è così, anche se poi ce ne dimentichiamo - nell'ufficio in cui lavoravo allora si presentò il fioraio con un grande mazzo di girasoli da consegnare proprio a me.
Poiché non mi aspettavo nulla del genere, naturalmente fui molto sorpresa, non solo per i fiori ma perché la busta che li accompagnava conteneva solo il testo di una canzone di Jovanotti e nulla più.
Non una firma, un nome, un indizio, una traccia biologica da consegnare ai Ris, nulla.
Solo le parole di "Bella", con una frase sottolineata: "Chiara come un abc, come un lunedì di vacanza dopo un anno di lavoro".
E non fate subito gli snob, ora, ostentando disgusto e supremazia intellettuale, che tanto lo so benissimo che a nessuno di voi ha mai scritto Leopardi o Emily Dickinson per manifestarvi la propria ammirazione, eh.
Comunque, la curiosità mi prese, ma più che altro lo stupore. Perché in quel periodo non avevo nessuna storia in corso, se si esclude una sorta di schermaglia a distanza con un giornalista che avevo soprannominato l'uzbeko, perché aveva la sorprendente capacità di mangiarsi metà delle parole che pronunciava, riuscendo ad esprimersi in una lingua misteriosa che rendeva del tutto incomprensibile il fatto che costui, di professione, facesse il telecronista.
Nel dubbio, gli scrissi un messaggio per chiedergli se per puro caso fosse stato lui  a mandarmi quei fiori, ma la sua risposta "nn mnd frrrr ana dnnna", chiara ed incisiva come nel suo stile, mi convinse a toglierlo dalla lista dei sospettati. Uno che scrive con un codice criptato da un frullatore, al massimo può fare il referente del cartello di Medellin, ma certo non invia fiori, anche perché rischierebbe di farsi fraintendere e di farti recapitare un meraviglioso Minipimer tre velocità che, infatti, fa frrrrrrr.
Ma anni di appassionata dipendenza dalle serie investigative mi vennero subito in soccorso, suggerendomi la brillante idea di telefonare al fioraio e raccogliere qualche indizio che mi aiutasse nella mia indagine.
Mi rispose la titolare, una signora che doveva aver fatto giusto in tempo a formarsi nel Kgb prima che lo sciogliessero per metterlo direttamente al governo della Russia.
La spia che non mi amava fu infatti irremovibile e nel suo bel fiorentino asciutto mi disse: "Oh nina, 'un tu lo sai che il fioraio gli è come il confessore, e 'un te lo posso dire chi gli ha ordinato i fiori, ma poi che ti importa di sapello. 'I mi'marito e 'un m'ha mai regalato neanche un fiorellino di campo, ma ringrazia Iddio che tu c'hai chi ti manda dei fiori che paian alberi".
E con questo prezioso consiglio riagganciò, lasciandomi esattamente al punto di partenza.
Con in più una certa inquietudine, perché l'idea che qualcuno mi osservasse nell'ombra senza palesarsi, tanto tranquilla, ad essere sincera, non mi lasciava.
Dopo un paio di settimane, mi telefonò un ex politico locale, persona che conoscevo da anni e che peraltro in quel periodo aveva intrapreso una delle sue innumerevoli relazioni con una signora che era anche mia amica e che aveva preso l'abitudine di scrivermi email traboccanti gioia per il fatto di aver finalmente incontrato l'uomo della sua vita.
Nel corso della telefonata, meramente lavorativa, di punto in bianco mi sentii chiedere: "Ti è successo nulla di strano negli ultimi tempi?" e mi venne da pensare che il caldo avesse appena mietuto i suoi neuroni, ma questo insisteva e continuava a chiedermi se mi fosse accaduto qualcosa che non mi aspettavo.
Fu un attimo, e compresi. I fiori. Me li aveva mandati lui, insieme a quel "Bella" che era veramente una sfacciata dichiarazione. Raramente mi sono arrabbiata tanto nella vita, raramente ho trattato così male qualcuno come feci con lui quel giorno. E non solo per la sua stupida e certo non richiesta messinscena, ma perché continuava ad illudere quella ingenua della mia amica mentre era il solito cercafemmine di sempre.
Dopo essermi sfogata bene ed aver percorso avanti e indietro tutto il mio personale vocabolario degli epiteti, decisi di non dire nulla alla mia amica, perché non avevo cuore di guastare la sua gioia e soprattutto perché non me la sentivo di arrogarmi il diritto di entrare così pesantemente nella sua vita che, alla fine, era cosa che apparteneva solo a lei.
All'inizio dell'autunno, quando scese il buio ad accorciare le giornate e i pomeriggi si fecero più lunghi e noiosi, il galletto si fece beccare dalla fidanzata insieme ad un'altra, e il grande amore finì, come quei girasoli che erano stati profetici nella loro breve stagione prima di piegarsi al freddo di un nuovo lungo inverno.