venerdì 10 maggio 2024

NUOVO ANTISEMITISMO Winston P.

 


PERCHÉ ANTISEMITISMO?

Winston P.

Molte persone continuano a lamentarsi in ragione del fatto che la loro critica ad Israele venga etichettata come antisemitismo. Si tratterebbe, secondo costoro, di un trucchetto, di un abile ricatto morale volto ad etichettare con il marchio dell’infamia l’espressione delle loro libere opinioni. Spesso, per smarcarsi da quest’etichetta che (per il momento) risulta ancora scomoda, tirano in ballo il fatto che anche persone di religione ebraica hanno espresso le stesse critiche allo Stato d’Israele. Se è per questo, aggiungo io, anche molti israeliani rivolgono pesanti obiezioni alle politiche dell’attuale governo d’Israele. Qualcuno definisce antisemiti gli israeliani che criticano il loro governo? A me non risulta. Per altro, anche l’idea che non vi possano essere degli ebrei antisemiti è un po’ deboluccia se è vero che non mancano esempi in tal senso. E allora come mai questa “doppia morale”? Perché tra coloro che criticano Israele solo a qualcuno tocca l’etichetta di antisemita? Non è difficile dare una risposta: è una semplice questione semantica. Se qualcuno, ad esempio, sostenesse che la rappresaglia d’Israele al massacro del 7 ottobre è sproporzionata o sbagliata tout court, sarebbe un’affermazione sulla quale sarebbe possibile discutere. Se qualcun altro sostenesse che il bilancio in vite umane innocenti, necessario per sconfiggere Hamas, è un prezzo troppo alto da pagare, anche in questo caso, sarebbe un’obiezione legittima.

Ma se la critica ad Israele si fonda sulla banalizzazione e la mistificazione di parole come Genocidio, Sterminio, Nazismo, Processo di Norimberga, tutti fortissimamente e semanticamente connessi alla tragica storia dell’ebraismo della Diaspora, allora il discorso cambia completamente ed è bene che qualcuno se ne faccia una ragione.

Non ci può essere alcuna confusione tra la tragica vicenda del conflitto israelo-palestinese e il progetto deliberato e sistematico di eliminare dalla faccia della terra un intero popolo, attraverso una macchina dello sterminio su scala industriale quale fu la “Soluzione Finale” voluta da Hitler. Si tratta di una mistificazione storica così gigantesca e oltraggiosa che non è possibile archiviarla come un semplice errore di prospettiva. E non è un caso se i primi ad operare questa dolosa banalizzazione della Shoa furono alcuni storici negazionisti nonché antisemiti conclamati. Si badi, non è una questione di numeri perché anche la morte di un solo innocente è un atto tragico e terribile. Si tratta di conservare un minimo di buona fede, rispettando i fatti nella loro dimensione storica autentica.

Ecco perché associare quelle parole ad Israele e solo ad Israele non può essere considerato un esercizio innocente. La storia dell’odio e del pregiudizio nei confronti degli ebrei è costellata dall’uso di menzogne e false accuse. Chi oggi utilizza abusivamente certe parole, con l’intento di associarle ad Israele, s’iscrive di diritto nella lunga e dolorosa Storia dell’Antisemitismo.