giovedì 2 ottobre 2014


NOTE SU POPPER DI "MISERIA DELLO STORICISMO" parte 1

Le citazioni in (grassetto corsivo)sono tutte da Karl Popper - "Miseria dello storicismo"  Feltrinelli 

SULLA DIALETTICA HEGELIANA (A) Secondo Popper con la dialettica hegeliana si ha una semplificazione sia della realtà che dei processi mentali (Renzo Grassano http://digilander.libero.it/moses/poppol1.html) 
(B) Sbaglia chi accosta il metodo di Popper alla dialettica hegeliana. Secondo Popper, infatti, il confronto tra un'idea (tesi) e la sua negazione (antitesi) non porta ad una sintesi, ma all'eliminazione dell'idea sbagliata: metodo della "falsificazione" di una teoria. 
(C) quindi qualsiasi teoria, dovrebbe indicare  tutte le sue possibili confutazioni.
(D) altrimenti siamo alla ideologia di disonesti intellettuali. 
(E) Inoltre la  dialettica hegeliana riduce la  realtà a qualcosa che non esiste mai  in modo semplice: nella realtà, si possono  avere pluralità di tesi, indipendenti l'una dall'altra e nemmeno necessariamente opposte tra loro.
(F) Popper afferma che con il pensiero dialettico di Hegel si ha quindi la mistificazione del metodo scientifico. 
(G) In particolare, Popper concentra l'attacco sul principio di non-contraddizione formulato da Aristotele, il cui superamento, secondo la dialettica hegeliana, (ma vedi anche Engels e Marx) distruggerebbe le basi della logica classica. Hegel prospetta la sua logica dialettica, non solo come una dialettica dello sviluppo storico del pensiero, ma allo stesso tempo come una teoria logica ed una visione del mondo.Da qui il fascino su Marx ed Engels. 
(H) Quindi Popper critica Marx, in quanto questi produce un edificio logico-dialettico cosi' vago che gli consente di inglobare ogni sviluppo ed ogni contraddizione (incluso cio' che la smentisce). «Qualsiasi sviluppo si adatterà allo schema della dialettica; il dialettico non deve mai temere una qualsiasi confutazione da parte dell'esperienza futura. »

SULLO STORICISMO
(A) Veniamo allo storicismo, che è il tipico prodotto di un approccio dialettico alla storia. 
Popper lapidario dice l'"attraente struttura intellettuale" dello storicismo è "un metodo povero, un metodo che non può portare ad alcun frutto". 
(B) Ma storicismo cos'e' per Popper? Per Popper il termine viene prevalentemente impiegato per significare una teoria che pretende di fare previsioni storiche. Popper procede quindi a criticare le filosofie della storia di Hegel, Marx, Comte, ma anche di John Stuart Mill, per continuare con  Spengler e il sociologo Mannheim
(C) Salva Benedetto Croce (vedi Prefazione all'edizione italiana a Miseria dello Storicismo) per il suo liberalismo e per la sua critica al positivismo, ma non per il suo hegelismo. 
(D) Popper procede a fornire una traccia della sua critica allo storicismo, attraverso una sintesi in cinque proposizioni che riscrivo come tali:
«1. Il corso della storia umana è fortemente influenzato dal sorgere della conoscenza umana. (La verità di questa premessa deve essere ammessa anche da coloro che nelle nostre idee, comprese quelle scientifiche, altro non vedono se non il sottoprodotto di sviluppimateriali di questo o quel genere.)
2. Noi non possiamo predire, mediante metodi razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica. (Questa asserzione può essere logicamente provata in base ad alcune considerazioni che seguono.)
3. Perciò, non possiamo predire il corso futuro della storia umana.
4. Ciò significa che dobbiamo escludere la possibilità di una storia teorica; cioè, di una scienza sociale storica che corrisponda alla fisica teorica. Non vi può essere alcuna teoria scientifica dello sviluppo storico che possa servire di base per la previsione storica.
5. Lo scopo fondamentale dello storicismo (vedi i paragrafi 11-16 del libro) è, quindi, infondato. E lo storicismo crolla. » 

(E) Popper risale alla presunzione storicista del pensiero antico, che pero' non aveva pretese di scientificita', come in Esiodo, Eraclìto, Platone: «esse esprimono uno dei più antichi sogni dell'umanità: il dono della profezia, l'idea che possiamo sapere cosa ci riserva il futuro e avvantaggiarci di tale conoscenza uniformando ad essa la nostra linea di condotta.»
(F) Popper si concentra nella critica all
'olismo, cioè alla pretesa di parlare del tutto, inteso come un tutto unico ed organico. L'olismo pretende di studiare la totalità ed averne pieno possesso. In questo sta l'errore. «Se desideriamo studiare qualcosa siamo costretti a sceglierne alcuni aspetti. Non ci è possibile osservare o descrivere un pezzo intero del mondo, o un pezzo intero della natura, anzi, nemmeno il minimo pezzo intero, poiché la descrizione è sempre necessariamente selettiva. » 
(G) Ma quello che mi interessa sottolineare e' che Popper contesta cio' che sta dietro al "sogno" mistico degli olisti e cioe' quello di mascherare,  attraverso la loro rappresentazione della totalità sociale, la pretesa di controllare in ogni aspetto la società. Attraverso la predizione Popper coglie l'intuizione totalitaria. Da qui deriva la pretesa di riplasmare l'intera società da parte degli  "ingegneri olistici". 
«Essi predicono che "la potenza dello stato dovrà necessariamente aumentare finchè stato e società saranno quasi identici". 
(H) Viene sottolineato come errore capitale dello  storicismo, imputabile in particolare ai positivisti, e' l'aver confuso leggi e tendenze. A questo  si riferisce Comte quando fa dire agli storicisti che le sole leggi della società universalmente valide "devono essere leggi che fanno da anello di congiunzione fra un periodo e l'altro. Debbono essere leggi di sviluppo di sviluppo storico che determinano la transizione da un periodo all'altro."
(I) Ai profeti storicisti ci si e' creduto: "Ecco, possiamo dire l'errore centrale dello storicismo. Le sue leggi dello sviluppo si rivelano essere tendenza assolute, tendenze come leggi, che non dipendono dalle condizioni iniziali, e che irresistibilmente ci trascinano in una certa direzione in futuro." 
 (L) Si chiede Popper:  "Come può essere confutato questo ragionamento?" Risponde: «Fondamentalmente vi sono due posizioni che possono essere prese da coloro che credono in una legge dell'evoluzione. Essi possono a) negare la nostra tesi che il processo evoluzionario è unico; oppure b) affermare che in un processo evoluzionario, anche se è unico, possiamo percepire una corrente, o tendenza, o direzione, e che possiamo formulare una ipotesi che asserisce questa tendenza, e provare l'ipotesi in questione per mezzo delle esperienze future. Le due posizioni a) e b) non sono incompatibili fra loro. La posizione a)risale ad un'idea antichissima: l'idea che il ciclo vitale - nascita, infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia e morte - si riferiscano non solo ad animali e a piante individuali, ma anche alle società, alle razze, e forse perfino "al mondo intero." di questa dottrina antica si servì Platone nella sua interpretazione della decadenza e caduta delle città greche e dell'impero persiano. Se ne servirono pure Machiavelli, Vico, O. Spengler, e recentemente se ne è servito il professor Toynbee nel suo affascinate A Study of History. Dal punto di vista di questa dottrina, la storia si ripete, e le leggi del ciclo vitale della civiltà, per esempio, possono essere studiate allo stesso modo che studiamo il ciclo vitale di certe specie animali. E' una conseguenza di questa dottrina, sia pure non voluta dai suoi autori, che la nostra obiezione basata sulla "unicità" del processo evoluzionario o storico cessa di essere valida. Ora, io non intendo negare che talvolta la storia può anche ripetersi in certi suoi aspetti ( e sono certo che non lo intende negare neppure il professor Fisher nel passo citato), e che il parallelismo fra certi tipici eventi storici, come il sorgere delle tirannie nella Grecia antica e nei tempi moderni, possa essere significativo per lo studioso della sociologia del potere politico.» 
(M) Popper critica quindi il vizio storicista di Stuart Mill. In una lunga disamina del pensiero di Mill circa la spiegazione, intendendo la spiegazione causale. Dice "non c'è molta differenza per quel che riguarda la riduzione di leggi ad altre leggi più generali, cioè per la spiegazione causale di regolarità".
Però, Mill fa un "uso non chiaro" del termine causa, perche' lo usa sia per riferirsi a leggi universali, sia per evidenziare eventi singolari. Questo crea confusione e porta Mill ad un errore grossolano: ad ignorare, cioè, che il persistere di tendenze è strettamente connesso alle condizioni iniziali che hanno reso possibile la tendenza stessa. «Mill e i suoi compagni storicisti non hanno notato la dipendenza delle tendenze dalle condizioni iniziali. Adoperano leggi come se fossero leggi assolute. La confusione che fanno tra leggi e tendenze fa sì che essi credano in tendenze non condizionali ( e quindi generali); oppure potremmo dire, in tendenze assolute; per esempio, in una tendenza storica generale verso il progresso - "una tendenza verso uno stato migliore e più felice"...
[...] Ecco, possiamo dire, l'errore centrale dello storicismo. Le sue "leggi dello sviluppo" si rivelano essere tendenze assolute, tendenze come leggi, che non dipendono dalle condizioni iniziali, e che irresistibilmente ci trascinano in una certa direzione nel futuro.» 



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