La crisi attuale e' simile a quella del ’29, con un basso livello di inflazione e un alto livello di disoccupazione. Ora come allora esiste, inoltre, un progressivo calo della domanda: i consumi delle famiglie, ad esempio, sono in grande contrazione. In quella situazione le ricette di keynes funzionarono. Il problema e' che oggi non si può fare leva sugli strumenti keynesiani. Non si può manovrare il tasso di cambio, poiché vige la moneta unica. Non si può fare leva sulla spesa pubblica, perché permangono i limiti imposti dal debito pubblico. Ci si chiede se - pur essendo necessario ed utile - sia sufficiente sostenere i consumi, abbassando la pressione fiscale allo scopo di dare alle famiglie più denaro da spendere. Il richiamo agli investimenti pubblici, con quali mezzi e per farne cosa? Al di la' di citare la "banda larga". Non riesco trovare nelle proposte neo-keynesiane, a parte gli strali sul fiscal compact, una capacita' di proposta. Siamo d'accordo sull'analisi di Krugman. Ma l'unica proposta e' svalutare l'euro. E sono d'accordo. Una roba concreta. Krugman "Santo cielo! Se è la concorrenza esterna che vi preoccupa allora bisognerebbe svalutare l'euro, non tagliare i salari. E tagliare i salari in un'economia incastrata in una trappola della liquidità quasi sicuramente aggraverebbe la recessione. Com'è possibile che ci sia ancora qualcuno che non lo capisce?"