venerdì 2 dicembre 2016






ADELINA

"......Poi, un giorno, Adelina spinse lo sguardo sur un vaghìssimo viso di giovanetto, e un altro scontrò, lungo e appassionato sguardo. Voi dite, amanti, qual rivoltura, qual bollimento di sangue ella dovette sentire! Ebbene! ciò che per tutte sarebbe stato il lietìssimo fiore del giardino più lieto, per lei fu erba di cimitero.Sgomentata del suo sgomento, senza un'amica alla quale narrar tutto il suo cuore, ella ricorse al confessionale; e ne tornò, riandando che gli occhi èrano la prima porta al peccato, che con la chiave di quella, oh se ne aprìvan ben altre! che l'Avversario tendeva infiniti calappi, e che, ad ogni costo, non avèasi a cèdere. Imaginate! si osò consigliarle perfino, digiuno e sinistre pozioni.
Così, la fanciulla, sensibilìssima fin dalla cuna e or doppiamente al progredire di una di quelle infermità di languore, sottili, lente, instancàbili, i germi di cui sarèbbersi in pace dimenticati di aprirsi, e sottosopra fra scrùpoli tormentosi e una passione devastatrice; in mezzo a vampe di fuoco e a zaffate di gelo, sfiniva, diventava un filo di refe, traspariva come ambra.
E giunse alfine quel dì, in cui non potè più levarsi. O voi, lasciate di attènderla, gentili vestine pendenti in un canto della cameretta di lei, e tu pel primo, scialletto rosso, uso a seguire sì amorosamente le sue virginee forme. Pòvero canarino, chi ti offrirà mai il pignòlo? Vasetti di fiori, v'inaffierà chi? le làgrime di una madre, forse? Due giorni ancora, e la vostra graziosa padrona si torcerà in delirio sul suo lettuccio, un crepitìo di fiamma dannata all'orecchio, serrando convulsamente nelle mani aggrinzite una croce e nella mente esaltata un amante; ancora una notte! e voi la vedrete supina, immota, pàllida e fredda come l'alba nascente.O giovinette, peccate!."
Carlo Dossi. "Gocce d'inchostro"