martedì 6 dicembre 2016




DEFORESTAZIONE ADDIO?

RICORDI. Deforestazione addio?. Quando negli anni ottanta ero spesso negli Usa e lavoravo in un ufficio a Morristown (New Jersey) vivevo in una casa con un prato al limite di un bosco. Al mattino in fondo al prato vedevo stupendi cervi che mangiavano non so quali bacche dai fitti cespugli. Per me gli Stati Uniti erano il sogno delle grandi foreste, mentre da noi pensavo all'orrenda cementificazione di "Le mani sulla città " e alla deforestazione selvaggia. Immaginavo il deserto prossimo venturo. Già allora pensavo che il nostro futuro sarebbe stato  in grande pericolo: le piogge acide e il rischio nucleare, la crescita demografica, la fine del petrolio, e ovviamente la deforestazione. Ma è successo questo? Non in Italia. Leggendo i dati dell’ultimo annuario dell’agricoltura italiana (2014) del Crea siamo passati da 4 milioni di ettari, negli anni Trenta agli 11 milioni di adesso (allora la legna in gran parte serviva per le stufe, il gas in Italia ha raggiunto una buona parte della popolazione a metà degli anni Settanta). Solo 1.700 ha/anno sono dovuti a imboschimento a opera dell’uomo, il resto è il risultato dell’espansione naturale del bosco. Ora, qualcuno ne parla? Mi sembra nessuno. La natura  che finalmente riprende il suo territorio, il ritorno dei lupi, che un tempo pensavamo fossero quasi scomparsi:  negli anni Settanta se ne contavano solo 100, ora abbiamo superato il migliaio. Per non parlare dei cinghiali che in alcune regioni stanno diventando un problema. Ma è tutto positivo?  Nelle zone interne il bosco si allarga, e in alcuni tratti diventa impenetrabile. Abbandonato a sè stesso il suolo si riempie di rami che si seccano ed è più facile che si sviluppi un incendio. Inoltre ne facciamo poco uso sia come biomasse a fini energetici sia come legname per mobili e cucine: produciamo ottime cucine e arredi ma il legno non è a chilometro zero, per la maggior parte arriva da Francia, Slovenia, Austria, Croazia e Svizzera.