VECCHIO E FINITO
Estratto da "Herzog"
Saul Bellow
Mondadori
Seduta sul puff accanto a lui, Ramona gli prese la mano. «Ma quello che hanno cercato di farti credere» disse «proprio non è vero.»
Era questo che lui agognava di sentire da lei. «Come sarebbe?»
«Me ne intendo di uomini, io. Appena ti ho visto ho capito quanta poca parte di te era valorizzata. Eroticamente. Addirittura intatta.»
«Delle volte ho fatto cilecca. Cilecca completa.»
«Ci sono certi uomini che dovrebbero essere protetti... dalla legge, se necessario.»
«Come i pesci e la selvaggina?»
«Non sto scherzando, sai» disse. Lui vide chiaramente, inequivocabilmente, quanto era gentile Ramona. Era dispiaciuta per lui. Sapeva che provava dolore, e di quale dolore si trattasse, e gli offriva la consolazione per la quale evidentemente lui era venuto. «Hanno tentato di farti credere che eri vecchio e finito. Ma lascia che ti spieghi una cosa, un fatto. Un uomo vecchio puzza di vecchio. Qualsiasi donna te lo può dire, questo. Quando un uomo vecchio prende una donna fra le braccia, lei la sente, la puzza di stantio, di polveroso, come di vestiti vecchi che hanno bisogno di prendere aria. Se una donna ha fatto arrivare le cose fino a quel punto, e non lo vuole umiliare quando scopre che in effetti lui è molto vecchio (come si camuffa la gente! Non è mica facile indovinare), probabilmente quella donna andrà avanti. E questo è bruttissimo! Ma Moses, tu sei chimicamente giovane.» Gli mise le braccia nude intorno al collo. «La tua pelle ha un odore delizioso... Che ne sa Madeleine? Lei non è altro che una bellezza in scatola.»
Lui pensò al bel risultato che aveva ottenuto nella sua vita a come, invecchiando, era diventato vano, terribilmente narcisistico, a come soffriva senza dignità - e adesso ecco, era lì a ricevere conforto da qualcuno che in definitiva non ne aveva nemmeno troppo di spreco. Lui l'aveva veduta, quando era stanca, agitata e debole, quando gli occhi le si cerchiavano, quando la gonna non le buttava bene e quando aveva le mani fredde, labbra fredde si schiudevano sui suoi denti, quando era sdraiata sul sofà, una donna di corporatura piccola, molto piena, ma in fondo, una donna bassa, stanca, il cui alito aveva il sapore cinereo della stanchezza. La storia, allora, si raccontava da sola lotte e delusioni; un elaborato sistema di teoria ed eloquenza al fondo del quale giacevano semplici fatti di necessità, le necessità di una donna. Lei s'è accorta che io sono per la famiglia. Perché io sono un tipo da famiglia e lei vuole me per farsi una famiglia. La sua idea sulla condotta di una famiglia mi piace. Gli stava strofinando le labbra con le labbra, su e giù. Lo stava allontanando (con una certa aggressività) dall'odio e dal fanatico corpo a corpo. Il capo rovesciato indietro, respirava rapidamente, con eccitazione, abilità, intenzione. Cominciò a mordergli il labbro e lui si ritirò, ma solo perché sorpreso. Lei gli teneva forte il labbro, premendogliene una parte sempre più grande fra i denti, e il risultato fu che Herzog fu scosso da un sussulto di eccitazione sessuale. Lei gli stava sbottonando la camicia. Una mano di lei era sulla sua pelle. E l'altra se la portò dietro la schiena, girandosi sul puff, per slacciarsi la blusetta. Si tenevano stretti. Lui cominciò ad accarezzarle i capelli. Il profumo di rossetto e l'odore della sua carne gli giungevano dalla bocca. Ma improvvisamente i loro baci vennero interrotti. Il telefono stava suonando.
«Oh, Signore!» disse Ramona. «Signore, Signore!»
«Risponderai?»
«No, è George Hoberly. Deve averti visto arrivare, e ci vuole rovinare tutto.
Non gli dobbiamo permettere di...»
«Io, per lo meno, non sono disposto» disse Herzog.
Lei azzittì il telefono spostando la levetta alla base. «Anche ieri m'ha fatto piangere.»
«L'ultima volta che ne ho sentito parlare, ti voleva regalare una macchina sport.»
«E adesso mi supplica di portarlo in Europa. Insomma, vorrebbe che io gli facessi vedere l'Europa, gli facessi da guida.»
«Non sapevo che avesse tanti mezzi.»
«Non ce li ha, infatti. Se li dovrebbe far prestare. Scendendo ai Grand Hotel ci vorrebbero diecimila dollari.»
«Chissà, forse sta cercando di farti capire...»
«Che vuoi dire?» Ramona avvertì qualcosa di sospetto nel tono di Herzog.
«Niente... niente. Magari crede che tu disponga della somma necessaria per un tour del genere.»
«I soldi non c'entrano per niente. Non c'è semplicemente rimasto niente nel nostro rapporto.»
«E che cosa c'era mai stato?»
«Io pensavo che qualche cosa ci fosse...» I suoi occhi castanoverdi gli lanciarono uno strano sguardo; lo rimproveravano; o, con maggiore tristezza, gli chiedevano perché mai dicesse delle cose così strane. «Ne vuoi fare una questione, adesso?»
«Che cosa ci fa laggiù, in strada?»
«Non è colpa mia.»
«Per te lui s'è lanciato a testa bassa, ha fatto il suo passo più importante, e gli è andata male, e così adesso è convinto di essere perseguitato dalla malasorte e si vuole ammazzare. Sarebbe meglio che se ne stesse a casa sua, sul suo sofà, con una lattina di birra, a guardarsi Perry Mason.»
«Sei troppo severo» disse Ramona. «Forse credi che io rinunci a lui per te, e questo ti fa sentire a disagio. Hai l'impressione di metterlo fuori e che quindi ti toccherà rimpiazzarlo...»
Herzog si concesse una pausa, riflettendo, e s'appoggiò allo schienale della poltrona. «Forse» disse. «Ma il fatto è, credo, che mentre a New York io sono l'uomo che sta dentro, a Chicago quello che sta giù in strada sono io.»
«Ma tu non assomigli minimamente a George Hoberly» disse Ramona con quello slancio musicale che a lui piaceva tanto. La sua voce, quando le si alzava dal petto, e cambiava tono nella gola - gli dava un grandissimo piacere, a Moses. Un altro magari non avrebbe neanche reagito alla studiata sensualità di Ramona, ma lui sì. «George mi faceva pena. È per questo che non poteva essere altro che una relazione provvisoria. Ma tu - tu non sei il tipo d'uomo per cui una donna senta compassione. Tu sarai tutto, ma non debole. Tu hai forza...»
Herzog annuì. Gli faceva la predica un'altra volta. E non è che gli dispiacesse poi tanto. Che avesse bisogno di idee più chiare era ovvio. E chi ne aveva più diritto di una donna che gli offriva asilo, gamberi, vino, musica, fiori, simpatia e comprensione, gli faceva posto, per così dire, nella sua anima, e gli concedeva infine l'amplesso del suo corpo? Bisogna che ci aiutiamo l'uno con l'altro. In questo mondo irrazionale, dove la misericordia, la compassione, il cuore (anche se un tantino venato di interesse personale), tutte cose rare - conquistate a fatica in molte umane battaglie combattute da rare minoranze, vittorie i cui risultati non si dovrebbero mai ritenere scontati, poiché raramente ci si può fidare di essi - cose rare, erano spesso spogliate del loro valore, ripudiate, disconosciute da tutte le generazioni di scettici. Ma è la ragione, la logica che ti impone di inginocchiarti e rendere grazia per il minimo segno di vera gentilezza ricevuta. La musica suonava. Circondata da fiori estivi e da oggetti belli, persino di lusso, sotto la soffice lampada verde, Ramona gli parlava con fervore, sincerità - lui guardava affettuosamente il suo viso caldo, quel calore maturo. In lontananza, New York afosa; una notte così luminosa che non aveva neppure bisogno della luna. Il tappeto orientale con i suoi disegni snodati protendeva la speranza che anche le più grandi perplessità potessero essere risolte. Teneva il morbido e fresco braccio di Ramona fra le dita. La sua camicia era aperta sul petto. Sorrideva, annuendo, mentre la ascoltava. E gran parte di quello che lei gli diceva era giusto, giustissimo.
Era una donna intelligente, e ancor meglio, una donna cara. Aveva buon cuore. E aveva addosso delle mutandine di pizzo nero. Lui lo sapeva.
«Tu hai una grande capacità di vivere» gli stava dicendo. «E sei un uomo affettuosissimo, amorevole. Ma devi cercare di smetterla con i rancori, i risentimenti. Finiranno per mangiarti vivo.»
«Già, credo che sia vero.»
«Lo so, tu pensi che io teorizzi troppo. Ma ne ho avute anch'io di batoste - un matrimonio terribile, e tutta una serie di brutte relazioni, cattive. Guarda - tu ce l'hai la forza di riprenderti, ed è un peccato non usarla. Usala, e subito.»
«Capisco.»
«Forse è questione di biologia» disse Ramona. «Tu hai un organismo forte. Vuoi sapere una cosa? La signora della pasticceria ieri m'ha detto che sembravo tanto cambiata - la mia carnagione, gli occhi, m'ha detto. "Signorina
Donsell, lei dev'essere innamorata." E io ho capito che era per via di te.» «Effettivamente sei cambiata» disse Moses.
«Più carina?»
«Molto bella» disse lui.
Il colore di Ramona si fece ancor più profondo. Gli prese la mano e se la infilò dentro la blusetta, sempre continuando a guardarlo, mentre gli occhi le si liquefacevano. Dio la benedica!
Che gran piacere gli dava! Tutto il suo modo di fare lo soddisfaceva - il suo modo di fare francese-russo-argentino-ebreo. «Togliamoci anche le tue, di scarpe» disse lui.
Ramona spense tutte le luci eccetto la lampada verde accanto al letto. Gli sussurrò. «Torno subito».
«Ti dispiace spegnere quell'egiziano piagnucoloso, per favore? Quello si dovrebbe pulire la lingua con lo strofinaccio.»
Lei fermò il grammofono con un piccolo tocco, e disse: «Qualche minuto soltanto» chiudendo pian piano la porta.
"Qualche minuto" era una figura retorica. Ci metteva molto, nei preparativi, lei. Lui s'era abituato ad aspettare, ora capiva il perché, e non era più impaziente. La sua ricomparsa era ogni volta "drammatica" e l'attesa valeva sempre la pena. In sostanza, comunque, capiva che Ramona cercava di insegnargli qualche cosa e lui faceva quel che poteva (l'abitudine dell'acquiescenza all'insegnamento essendo così forte in lui) per imparare. Ma come descrivere quella lezione? La descrizione sarebbe potuta cominciare coll'immenso disordine interiore che provava, o addirittura col fatto che stava tremando. E perché? Perché lasciava che il mondo intero premesse su di lui. Per esempio? Be', per esempio, che cosa significa essere un uomo. In una città. In un secolo. In transizione. In una massa. Trasformato dalla scienza. Sotto il potere organizzato. Soggetto a tremendi controlli. In una condizione determinata dalla meccanizzazione. Dopo il recente fallimento di speranze progressiste. In una società che non aveva niente della comunità e che svalutava l'individuo. Per la moltiplicata potenza delle cifre che rendevano l'"io" trascurabile. Che spendeva miliardi in armamenti contro nemici stranieri ma che non era disposta a pagare niente per un po' d'ordine in casa propria. Che permetteva crudeltà e barbarie fin nelle proprie grandi città. Allo stesso tempo, la pressione esercitata da milioni di esseri umani che hanno scoperto cosa possano sforzi e pensieri concertati insieme. Come i megatoni d'acqua plasmano gli organismi sul fondo del mare. Come i flutti levigano le pietre. Come i venti scavano le scogliere. Il bellissimo supermacchinario che apre una nuova esistenza a innumerevoli esseri umani. Gli negheresti, tu, il diritto di esistere? Gli chiederesti di faticare e morire di fame mentre tu ti godi deliziosi Valori Vecchio Stampo? Tu - tu stesso sei figlio di questa massa e fratello di tutti gli altri. Oppure sei un ingrato, un dilettante, un idiota. È così che stanno le cose, Herzog, pensò Herzog, visto che vuoi un esempio. E in più, cuore ferito e benzina pura versata sui nervi. E che cosa risponde Ramona a tutto questo? Ti dice: rimettiti in salute. Mens sana in corpore sano. La tensione costituzionale, di qualsiasi origine, aveva bisogno di uno sfogo. Qui c'è un uomo che, qualunque sia la sua età, la sua storia, la sua condizione, le sue conoscenze, la sua cultura, il suo grado di sviluppo, in questo momento ha un'erezione. Moneta valida in tutti i paesi. Riconosciuta dalla Banca d'Inghilterra. E perché mai proprio adesso dovrebbero mortificarlo i ricordi? Le nature forti, diceva F. Nietzsche, sanno dimenticare ciò che non riescono a dominare. Certo, diceva anche che lo sperma riassorbito era il grande lubrificante della forza creativa. Sii riconoscente ai sifilitici che predicano la castità.
Ah, poter cambiare il proprio cuore, cambiar cuore - cambiar cuore davvero!
Ma lì non valeva prendere in giro se stessi. Ramona voleva che lui facesse le cose a fondo (pecca fortiter!). Perché si comportava tanto da quacchero quando faceva l'amore? Lui diceva che, date le recenti delusioni, si contentava anche solo di riuscire a fare il suo dovere e stop, con parco stile missionario. Lei rispondeva che era una rarità, a New York. A New York una donna non di rado si trova a dover far fronte a dei problemi. Spesso gli uomini dall'aria per bene hanno gusti un po' singolari. Lei voleva dargli il piacere a cui aveva diritto in qualsiasi forma lui avesse scelto. Moses ribatteva che non si può mutare una vecchia aringa in un delfino. Era strano che a volte Ramona si comportasse come una sgualdrinella da rivista pornografica. Ma lei contrapponeva ragioni più elevate. Donna colta, gli citava Catullo e i grandi poeti d'amore di tutti i tempi. E i classici della psicologia. E infine il Corpo Mistico. E così, eccola là, nella stanza accanto, a prepararsi gioiosamente, a denudarsi, a profumarsi. Voleva farlo felice. Lui non doveva far altro che essere felice, e dirglielo, e allora lei sarebbe diventata più semplice. Come sarebbe stata contenta di cambiare! Quanto si sarebbe sentita sollevata se lui le avesse detto: «Ramona, a che cosa serve tutto questo?». Ma poi, la dovrò sposare, poi?
Quell'idea del matrimonio lo rendeva nervoso, tuttavia la rimeditò da cima a fondo. Gli istinti di Ramona erano buoni, era una donna pratica, abile, e male non gliene avrebbe fatto. Una donna che sperpera il denaro del marito (e in questo tutta la psichiatria si trova d'accordo) si prefigge di castrarlo. Dal lato pratico - e trovava eccitantissimo avere dei pensieri pratici - lui non sopportava il disordine e la solitudine della vita da scapolo. Gli piacevano le camicie pulite, i fazzoletti stirati, le scarpe con i tacchi in buono stato, tutte cose che Madeleine non poteva soffrire. Zia Tamara voleva che Ramona prendesse marito. Ci deve pur essere rimasta qualche parola yiddish nella memoria della vecchia fanciulla - shiddach, ( ) tachliss. ( ) Lui avrebbe potuto fare il patriarca, cosa a cui ogni Herzog era portato per natura. L'uomo di famiglia, il padre, il trasmettitore di vita, l'intermediario tra passato e futuro, lo strumento della creazione misteriosa non erano più di moda. I padri sorpassati? Solo agli occhi delle donne mascoline sventurate e pietose suffragette. (Come era tonificante pensare spiritosamente!) Lui sapeva che Ramona ci teneva molto alla cultura, agli studi, ai suoi libri e alle sue voci dell'enciclopedia, alla libera docenza, all'Università di Chicago, e le sarebbe piaciuto essere Frau Professor Herzog. Divertito, immaginò la scena di loro due che arrivano ai ricevimenti in cravatta bianca all'Hotel Pierre, Ramona con i guanti lunghi che presenta Moses con la sua bella voce dalle note alte: «Questo è mio marito, il professor Herzog». E lui, Moses, oh, come diverso! Sprizzante benessere, sguazzante nella dignità, affabile con tutti. Dandosi un'aggiustatina ai capelli sulla nuca. Che coppia formidabile, lei con i suoi tic e lui con i suoi! Che vaudeville! Ramona si sarebbe potuta prendere la rivincita su gente che un tempo le aveva reso la vita difficile. E lui? Anche lui si sarebbe rifatto contro i suoi nemici. Yemach sh'mo! Che i loro nomi siano cancellati per sempre! Hanno teso una rete sotto i miei piedi. M'hanno scavato la fossa. O Dio, rompigli tutti i denti che ci hanno in bocca, vigliacchi!
Con viso scuro ed occhi, soprattutto, scuri, si tolse i pantaloni, si sbottonò un altro po' la camicia. Si stava chiedendo: che cosa direbbe Ramona, se le proponessi di farmi entrare nel commercio dei fiori? Perché no? Più contatto con la vita, si conoscono i clienti. Le privazioni dell'isolamento accademico erano state troppo dure per un uomo del suo temperamento. Recentemente aveva letto che certe persone che si sentono sole, a New York, chiuse nelle loro stanze, hanno l'abitudine, per trovare un po' di sollievo, di chiamare la polizia. «Mandate subito un'auto, per l'amor di Dio! Mandate qualcuno! Mettetemi dentro con qualcuno! Salvatemi. Toccatemi. Venite. Qualcuno - per favore, venite!»
Non che Herzog potesse proprio dire di non esser più capace di finire il suo saggio. Il capitolo sul "Moralismo romantico" era andato abbastanza bene, però arrivato a quello intitolato "Rousseau, Kant e Hegel" s'era arenato di colpo, senza rimedio. E se sul serio si fosse fatto fioraio? Era un commercio con prezzi scandalosamente alti, ma tanto non pagava mica lui. Si vide con i pantaloni a righe, le scarpe di camoscio. Si sarebbe dovuto abituare all'odore di terra e di fiori. Già un trent'anni prima, quando aveva corso pericolo di morire di polmonite e peritonite, il suo respiro era stato avvelenato dal dolce profumo delle rose rosse. Gli erano state mandate, probabilmente rubate, da suo fratello Shura che, allora, lavorava per un fiorista di Peel Street. Herzog pensò che adesso, forse, le avrebbe potute sopportare, le rose. Quella cosa perniciosa, quella bellezza fragrante, quel rosso carnoso. Bisogna esser forti per reggere a certe cose, se no con quella intensità ti possono trapassare da parte a parte e ne muori dissanguato.
In quel momento apparve Ramona. Spalancò la porta e rimase lì, a farsi vedere, sullo sfondo illuminato delle mattonelle del bagno. Era profumata e, fino alle anche, nuda. Sulle anche indossava quella cosina di pizzo nero, quell'unico indumento basso sul ventre. Stava lì in piedi con delle scarpe con tacchi a spillo alti otto centimetri. Soltanto perizoma e scarpe, e il profumo e il rossetto. I suoi capelli neri.
«Ti piaccio, Moses?»
«Oh, Ramona! Ma certo! E me lo chiedi! Sei una delizia!»
Abbassando gli occhi, lei rise e disse a bassa voce: «Oh, sì. Lo vedo, che ti piaccio». Si trattenne i capelli sulla fronte mentre si chinava un poco per esaminare che effetto faceva su di lui la sua nudità - che reazioni fisiologiche aveva alla vista dei suoi seni e dei suoi fianchi femminili. Ora che li aveva spalancati, i suoi occhi erano d'un nero intenso. Lo prese per il polso, in quel punto del braccio dove le sue vene erano grosse, e lo condusse verso il letto. Lui continuava a baciarla. Pensò: non ha mai senso. Mistero!
«Perché non ti togli la camicia? Non ti serve mica, Moses.»
Risero tutti e due, lei della camicia di lui, lui della tenuta di lei. Era una cosa grandiosa! Sfido io che i vestiti erano così importanti per Ramona, incastonavano quel gioiello di gran lusso che era la sua nudità. Poi la risata le si fece silenziosa, interna, diventò sempre più profonda. Le mutandine di pizzo nero erano forse l'insensatezza più pura, ma ottenevano il risultato desiderato. I suoi metodi potevano essere rozzi, ma i suoi calcoli, però, erano giusti. Lui rideva, sì, però ne era tutto preso. Il suo umorismo era solleticato, ma il suo corpo bruciava.
«Toccami, Moses. Devo toccare anch'io?»
«Oh, ti prego, sì.»
«Non sei contento di non essere fuggito?»
«Sì, sì.»
«E così ti piace? com'è?»
«Bello. Bello, bellissimo.»
«Se imparassi a fidarti dei tuoi istinti... La lampada anche? Preferisci al buio?»
«No, lascia stare la lampada adesso, Ramona.»
«Moses, caro Moses. Dimmi che appartieni a me. Dimmelo!»
«Appartengo a te, Ramona!»
«A me soltanto.»
«Soltanto!»
«Grazie al cielo che esiste una persona come te. Baciami i seni. Moses, tesoro. Oh! Grazie al cielo.»
Dormirono tutti e due profondamente, Ramona senza mai muoversi. Herzog una volta fu svegliato, da un jet - qualche cosa che urlava con immensa forza ad un'enorme altezza. Non ben desto, si alzò dal letto e si sedette pesantemente sulla poltrona a strisce, già pronto a scrivere un'altra lettera chissà, a George Hoberly. Ma quando il rumore dell'aeroplano svanì, anche il pensiero era scomparso. I suoi occhi erano pieni di quella notte immobile, calda, senza un alito - la città, le sue luci.
Il viso di Ramona, disteso dall'amore e dal sonno, aveva un colore acceso. In una mano stringeva il bordo vaporoso del copriletto estivo, e la testa era alta sui guanciali in un atteggiamento pensoso - gli ricordava quella fotografia della bambina in meditazione nella camera accanto. Una gamba stava fuori delle coperte - l'interno della coscia con la sua opulenza di pelle morbida e leggerissime increspature - sessualmente fragrante. L'arco del piede aveva una deliziosa curva carnosa.
Anche il suo naso era curvo. E poi c'erano le dita del piede tonde, pigiate l'una contro l'altra, di lunghezza decrescente.
Herzog, sorridendo a quella visione, tornò a letto con sonnolenta pesantezza. Le carezzò i capelli folti e si addormentò.