PERCHÉ NON BALLATE?
Estratto da "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore"
Raymond Carver
In cucina si riversò da bere e guardò la camera da letto sistemata sul prato davanti a casa. Il materasso era scoperto e le lenzuola a righe bicolore erano piegate sul comò, accanto ai due cuscini. A parte ciò, aveva lo stesso aspetto di quando stava al chiuso –comodino e lampada da lettura dalla parte di lui, comodino e lampada da lettura dalla parte di lei. Di lui, di lei. Ci pensò un po’su mentre sorseggiava il whiskey. Il comò era a poca distanza dal fondo del letto. Quella mattina ne aveva svuotato i cassetti e sistemato il contenuto in scatoloni, che adesso erano in salotto. Accanto al comò c’era una stufa portatile. Ai piedi del letto, una poltroncina di vimini con un cuscino. La cucina di alluminio lucido occupava parte del vialetto d’ingresso. Una tovaglia di mussola gialla, troppo grande, un regalo, copriva il tavolo e pendeva tutt’intorno. Sul tavolo c’era un vaso di felci e piú in là un cofanetto di argenteria e un giradischi, regali anche quelli. Un grosso televisore a console poggiava su un tavolino basso e, a poca distanza, c’erano un divano, una poltrona e una lampada a piantana. La scrivania era contro la porta del garage. Sul suo piano c’era qualche utensile, un orologio da parete e due stampe incorniciate. Sempre nel vialetto, c’era uno scatolone pieno di tazze, bicchieri e piatti, ciascuno avvolto in una pagina di giornale. Quella mattina aveva svuotato gli armadi e ora, a parte i tre scatoloni in salotto, ogni cosa era fuori dalla casa. Aveva tirato una prolunga dalla casa e tutti gli apparecchi erano collegati. Funzionavano, proprio come facevano quand’erano dentro casa. Ogni tanto una macchina di passaggio rallentava e la gente guardava incuriosita. Ma nessuno si fermava. Gli venne in mente che non si sarebbe fermato neanche lui. –Dev’essere una svendita, –disse la ragazza al ragazzo. I due stavano arredando un piccolo appartamento. –Vediamo quanto chiedono per il letto, –disse la ragazza. –E per quel televisore, –disse il ragazzo. Entrò nel vialetto e fermò la macchina accanto al tavolo della cucina. Scesero e cominciarono a esaminare gli oggetti. La ragazza toccò la tovaglia di mussola. Il ragazzo accese il frullatore e lo regolò su trita. Lei prese uno scaldavivande. Lui accese il televisore e cominciò a sintonizzarlo con cura. Sedette sul divano a guardare qualcosa. Si accese una sigaretta, diede un’occhiata in giro e gettò il fiammifero nell’erba. La ragazza si accomodò sul letto. Scalciò via le scarpe e si sdraiò. Le parve di vedere una stella. –Ehi, Jack, vieni qua. Prova un po’il letto. Prendi uno di quei cuscini, –disse. –Com’è? –chiese lui. –Provalo, –fece lei. Lui si guardò intorno. La casa era buia. –Mi pare un po’strano, –disse. –Meglio vedere se c’è qualcuno in casa. Lei rimbalzò sul letto. –Prima provalo, –disse. Lui si distese e si mise il cuscino sotto la testa. –Allora, che te ne pare? –chiese la ragazza. –Sembra sodo, –disse lui. Lei si girò su un fianco e gli mise le braccia attorno al collo. –Dammi un bacio, –gli disse. E lui: –Dài, alziamoci. –Baciami, –disse lei. Chiuse gli occhi. Lo teneva stretto. Lui disse: –Fammi vedere se c’è qualcuno in casa, –ma si limitò a mettersi a sedere e rimase dov’era, facendo finta di guardare la televisione. Qualche luce si accese nelle case lungo la strada. –Non sarebbe divertente se... –disse la ragazza, e sorrise senza finire la frase. Lui rise, ma senza motivo. E senza motivo accese l’abat-jour. Lei scacciò una zanzara. Lui si alzò e si sistemò la camicia nei pantaloni. –Guardo se c’è qualcuno in casa, –disse. –Secondo me non c’è nessuno, ma se ci sono gli chiedo quanto vengono queste cose. –Qualsiasi cifra ti chiedano, offri dieci dollari di meno. È sempre la cosa migliore, –disse lei. –Mi sa che sono disperati o giú di lí. –Il televisore non è male, –disse lui. –Chiedigli quanto viene, –disse lei. L’uomo arrivò lungo il marciapiedi con una busta del supermercato. Aveva panini, birra e whiskey. Vide la macchina nel viale e la ragazza sul letto. Il televisore era acceso. Poi vide il ragazzo in veranda. –Salve, –disse alla ragazza. –Hai trovato il letto. Bene. –Salve, –disse lei. –Lo stavo giusto provando –. Diede qualche pacca sul materasso. –Non c’è male come letto. –Sí, un letto niente male, –disse lui. Mise giú la busta e ne tirò fuori la birra e il whiskey. –Credevamo non ci fosse nessuno, –disse il ragazzo. –Ci interessano il letto e forse il televisore. Magari anche la scrivania. Quanto vuole per il letto? –Per il letto pensavo cinquanta dollari, –disse lui. –Le vanno bene quaranta? –disse la ragazza. –Quaranta, d’accordo, –disse l’uomo. Prese un bicchiere dallo scatolone, lo liberò del giornale e aprí la bottiglia di whiskey. –E il televisore? –disse il ragazzo. –Venticinque. –Le vanno bene quindici? –disse la ragazza. –Quindici, sí. Mi vanno bene quindici, –disse lui. La ragazza lanciò un’occhiata al ragazzo. –Volete bere qualcosa, ragazzi? –chiese l’uomo. –I bicchieri sono in quella scatola. Io mi siedo un attimo. Mi siedo qui sul divano. Si sedette sul divano, si appoggiò allo schienale e li fissava. Il ragazzo tirò fuori due bicchieri e versò il whiskey. –Basta cosí, –disse la ragazza. –Mi sa che nel mio ci voglio un po’d’acqua. Tirò fuori una sedia e si sedette al tavolo della cucina. –L’acqua è in quel rubinetto lí, –disse Max. –Apri quel rubinetto. Il ragazzo tornò con il whiskey allungato. Prima di sedersi anche lui al tavolo della cucina si schiarí la gola. Poi sorrise. Ma non bevve dal suo bicchiere. L’uomo fissava lo schermo del televisore. Si scolò il bicchiere e se ne versò un altro. Allungò una mano per accendere la lampada a piantana e la cicca gli cadde tra i cuscini del divano. La ragazza si alzò per aiutarlo a trovarla. –Vuoi qualche altra cosa? –disse il ragazzo alla ragazza. Tirò fuori il libretto degli assegni e se lo accostò alle labbra, con l’aria pensierosa. –Oh, voglio la scrivania, –disse la ragazza. –Quanto costa la scrivania? L’uomo agitò la mano per scacciare quella domanda ridicola. –Di’una cifra, –disse. Li guardò lí seduti attorno al tavolo. Alla luce della lampada c’era qualcosa di speciale nell’espressione dei loro volti. Simpatica o malevola, non c’era modo di capirlo. –Adesso spengo il televisore e metto su un disco, –annunciò l’uomo. –Anche il giradischi è in vendita. A poco. Dite una cifra. Si versò altro whiskey e aprí una birra. –Tutto in vendita. La ragazza gli porse il bicchiere e l’uomo le versò altro whiskey. –Grazie, –disse lei. –È molto gentile. –Dà subito alla testa, –disse il ragazzo. –Già comincia a girarmi –. Sollevò il bicchiere e lo fece tintinnare. L’uomo finí di bere e se ne versò un altro, poi trovò lo scatolone con i dischi. –Scegli qualcosa che ti piace, –disse alla ragazza, porgendole i dischi. Il ragazzo stava compilando l’assegno. –Ecco, –disse la ragazza, indicando un disco, perché non conosceva i nomi sulle copertine. Si alzò dal tavolo, ma poi si rimise a sedere. Non voleva starsene seduta lí ferma. –Lo faccio al portatore, –disse il ragazzo. –Benissimo, –disse l’uomo. Bevvero. Ascoltarono il disco fino alla fine. Poi l’uomo ne mise su un altro. Perché voi ragazzi non ballate?, decise di dire, e alla fine lo disse. –Perché non ballate? –No. Non mi pare il caso, –disse il ragazzo. –Coraggio, –disse Max. –Il vialetto è mio. Ci potete ballare. Abbracciati, i corpi stretti l’un l’altro, il ragazzo e la ragazza si spostarono su e giú per il vialetto. Ballavano. Appena finí il disco, ne misero un altro, e quando finí anche quello il ragazzo disse: –Sono brillo. –Ma no che non sei brillo, –disse la ragazza. –Be’, io lo sono, –disse il ragazzo. L’uomo cambiò lato al disco e il ragazzo disse: –Lo sono proprio. –Balla con me, –disse la ragazza al ragazzo, e poi all’uomo, e quando lui si alzò lei gli andò incontro a braccia spalancate. –Quelli là. Ci stanno guardando, –disse lei. –Va bene, –rispose l’uomo. –Il vialetto è mio. –Che guardino pure, –disse la ragazza. –Giusto. Credevano di averne viste di tutti i colori quaggiú, ma questa non l’avevano ancora vista, eh? –disse. Sentí l’alito caldo di lei sul collo. –Spero che ti piacerà il tuo letto, –disse. La ragazza aprí e chiuse gli occhi. Affondò il viso nella spalla dell’uomo. Si strinse di piú a lui. –Lei dev’essere disperato o giú di lí, –disse. Settimane dopo la ragazza disse: –Il tizio era di mezz’età. Tutti i suoi averi erano sparsi lí sul prato. Non scherzo mica. Ci siamo ubriacati e abbiamo cominciato a ballare. In mezzo al vialetto. Oh Signore! Non ridete. Ha messo su dei dischi. Guardate questo giradischi. Ce l’ha regalato quel vecchio. Anche questi dischi orrendi. Ma avete visto che roba? Continuava a parlare. Raccontò la storia a tutti. C’era dell’altro, lo sapeva, ma non riusciva a metterlo in parole. Dopo un po’, smise di parlarne.