RETORICA DEL "CITTADINO"
Bruno Perlasca
La discussione tra Ignazi e Cerasa sul "populismo", ieri sera dalla Gruber, era molto interessante. Cerasa insisteva a considerare Lega e 5Stelle "populisti" ed eversivi, mentre Ignazi faceva una distinzione "tecnica": "populista" è chi ha una concezione del popolo come entità omogenea da manovrare e portare in una certa direzione, mentre i 5Stelle si rivolgono al cittadino come individuo perché si riappropri dei suoi diritti di cittadinanza. Non è un caso che il Pd a trazione renziana abbia una tendenza a essere egemonizzato culturalmente dal "Foglio" su questo punto, escludendo dal novero dei "populisti" Berlusconi e Forza Italia. A mio parere invece, se si accetta la definizione di Ignazi, è molto più "populista" (e in un certo senso anche eversivo) Berlusconi di Di Maio, pur essendoci indubbiamente elementi di demagogia nell'azione politica del movimento grillino.
Semplificando in modo forse un po' rozzo, Berlusconi ha sempre considerato il popolo come un'entità priva di una sua volontà cosciente, una moltitudine di adolescenti (come una volta si lasciò sfuggire "off line") da rimbambire con le sue televisioni e orientare culturalmente.
Paolo Bolzani
Ma Berlusconi non ha mai giocato sul disprezzo per la politica come prassi o come pretesa “democratica”. Questo è ciò che il grillismo ha pericolosamente in comune con il fascismo, Bruno. Ancora parlo della pretesa sanzionatoria del dissenso che avvicina questo movimento al fascismo che risolveva il disprezzo della politica in termini di gerarchia e di disciplina nella militanza.
Bruno Perlasca
Sarebbe un lungo discorso, però ho l'impressione che il disprezzo non sia per la politica in senso lato, ma per la politica corrotta e impotente, cioè egemonizzata dagli apparati tecnici e finanziari e comunque la filosofia di fondo dei M5S, pur con accentuazioni molto discutibili, riguarda la cittadinanza, come dice Ignazi, più che il potere di indottrinamento delle masse.
Paolo Bolzani
Bene, Bruno, facciamoli andare al governo e realizzare il loro sogno "eversivo" che è l’avvio di procedure di democrazia diretta che si sostituiscano progressivamente alle istituzioni fondate sul principio della rappresentanza indiretta, che per loro non è altro che un meccanismo volto ad espropriare il popolo delle prerogative di autogoverno che gli spetterebbero.
Il populismo Grillino si inventa un "cittadino" che non esiste. Come sostiene Tarchi nel suo libro 'Italia populista' :" la mentalità che individua il popolo come una totalità organica artificiosamente divisa da forze ostili, gli attribuisce naturali qualità etiche, ne contrappone il realismo, la laboriosità e l’integrità all’ipocrisia, all’inefficienza e alla corruzione delle oligarchie politiche, economiche, sociali e culturali e ne rivendica il primato come fonte di legittimazione del potere, al di sopra di ogni forma di rappresentanza e di mediazione”.
Bruno Perlasca
Questo è infatti l'aspetto più discutibile della loro filosofia e uno dei motivi per cui non li voterò mai. Un altro motivo è il loro indulgere alla violenza verbale che a volte non è meno grave della violenza fisica, perché oltre a essere un sintomo di autoritarismo latente, segnala il vizio di assolutizzare e generalizzare, favorendo quell'auto-accreditamento di "purezza" francamente insopportabile (ultimamente mi sembra che si siano però un po' calmati). Da questo punto di vista, più che fascisti li definirei "giacobini", anche se in genere non amo questa definizione, perché spesso rivela un margine di ambiguità nella valutazione del problema della corruzione dei colletti bianchi.