lunedì 9 aprile 2018


ASSASSINO SENZA VOLTO
Henning Mankell
Estratto da

"Appena si sveglia lo sa con sicurezza. Qualcosa che ha sognato durante la notte. Qualcosa che dovrebbe ricordare. Si sforza di ricordare. Ma il sonno è come un buco nero. Un pozzo che non rivela niente di ciò che contiene. Eppure non ho sognato i tori, pensa. Se fosse stato così sarei fradicio di sudore, come se mi fossi svegliato per la febbre nel pieno della notte. E questa notte, i tori mi hanno lasciato in pace. Rimane disteso al buio e ascolta. Il respiro di sua moglie è appena percettibile e deve sforzarsi per captarne il suono.
Una mattina o l'altra sarà lì, distesa di fianco a me, morta senza che io me ne sia accorto, pensa. Oppure lo sarò io. Uno di noi morirà prima dell'altro. Un'alba sorgerà e nel silenzio delle prime luci del giorno uno di noi si troverà solo. Guarda la sveglia sul comodino di fianco al letto. Le lancette fosforescenti indicano le cinque meno un quarto. Perché mi sono svegliato a quest'ora, pensa. Di solito dormo fino alle cinque e mezza. È sempre stato così da quarant'anni. Perché mi sono svegliato adesso? Tende l'orecchio nel buio e improvvisamente è completamente sveglio. C'è qualcosa di diverso. Qualcosa che non è come dovrebbe. Sposta una mano con cautela fino a toccare il volto di sua moglie. Appoggia appena i polpastrelli e sente il calore del viso. Questo vuole dire che non è morta. Questo vuole dire che non è ancora stato lasciato solo.
“Continua a cercare di ascoltare nel buio.
La cavalla, pensa. Non nitrisce. Ecco perché mi sono svegliato. D'abitudine, lo fa ogni notte. La sento senza svegliarmi e nel mio subconscio so che posso continuare a dormire.
Si alza lentamente cercando di evitare che il letto cigoli. Lo stesso letto nel quale hanno dormito per quarant'anni. L'unico mobile che avevano potuto permettersi quando si erano sposati. L'unico letto che avrebbero avuto in tutta la loro vita.
Mentre attraversa il pavimento di legno per arrivare alla finestra, sente la solita fitta di dolore mattutino al ginocchio sinistro.
Sono vecchio, pensa. Vecchio e consumato. Ogni mattina quando mi sveglio non riesco a fare a meno di pensare che ho già settant'anni.
Arrivato alla finestra, sposta la tenda e osserva la notte d'inverno. È l'8 gennaio e in Scania non è ancora caduta la prima neve. La lampada al di sopra della porta della cucina illumina un triangolo del giardino, la quercia spoglia e l'inizio dei campi appena al di là. Socchiude gli occhi e volge lo sguardo verso il giardino dei vicini. La famiglia Lövgren. La loro casa bianca lunga e bassa è avvolta dal buio. Sulla porta a battenti della loro stalla, che forma un angolo retto con la casa, è accesa una lampada dalla luce giallastra. La giumenta è lì all'interno del suo box ed è da lì che regolarmente la notte gli giunge il suo nitrito inquieto. Si sforza di ascoltare al di là del buio.
Dietro di lui sente il letto scricchiolare.
«Che cosa stai facendo?» farfuglia sua moglie.
«Dormi» risponde. «È solo un crampo.»
«Hai male?»
«No.»
«Torna a dormire allora. Non rimanere lì al freddo.»
Poi sente che la donna si gira su un fianco.
“Una tempo ci siamo amati, pensa. Ma subito si pente di quel suo pensiero. Troppo sentimentale. Amare. Non è più per quelli come noi. Un uomo che ha fatto il contadino, chino a lavorare la dura terra della Scania, per più di quarant'anni, non lascia uscire la parola "amare" dalla bocca quando parla con sua moglie. Nella nostra vita l'amore è sempre stato qualcosa di diverso...
Continua a osservare la casa dei vicini, socchiude gli occhi, cerca di penetrare con lo sguardo il buio della notte d'inverno.
Nitrisci, pensa. Nitrisci nel tuo box, così so che tutto è come sempre. Così posso tornare sotto il piumone ancora un po'. La giornata del contadino in pensione, di un uomo pieno di acciacchi, è già sufficientemente lunga e triste così come è.
Improvvisamente si rende conto che, per qualche motivo, il suo sguardo è rimasto fisso sulla finestra della cucina dei vicini. Qualcosa è cambiato. Per anni aveva sempre gettato uno sguardo alle finestre dei vicini, più per abitudine che per curiosità. Ora c'è qualcosa che è improvvisamente cambiato. O forse è stato solo il buio, o le ombre a dargli quella impressione? Chiude gli occhi e conta fino a venti per farli riposare. Poi li riapre e fissa nuovamente la finestra e ora è sicuro che sia aperta. Una finestra che di notte è sempre stata chiusa ora, improvvisamente, è aperta. E la giumenta non nitrisce...
La giumenta non ha nitrito perché il vecchio Lövgren non ha fatto la sua solita camminata notturna fino alla stalla, quando, come ogni notte, la prostata lo ha buttato giù dal letto caldo...
È solo la mia immaginazione, si dice. Uno scherzo dei miei occhi. Tutto è come sempre. Cosa può mai accadere da queste parti? In questo minuscolo villaggio chiamato Lenarp, poco a nord di Kadesjö, sulla strada che porta al magnifico lago di Krageholm, nel cuore della Scania? Qui non succede mai niente. Il tempo si è fermato in questo piccolo villaggio dove la vita scorre come un ruscello senza energia né volontà. Qui rimangono solo alcuni contadini che hanno venduto o dato in affitto le proprie terre ad altri. Qui viviamo anche noi aspettando l'inevitabile...”