venerdì 27 gennaio 2023

I PASSANTI Franz Kafka



 RESPONSABILITÀ

A proposito del rapporto fra responsabilità e morale nel giorno dedicato alla Memoria, c'è un racconto per me molto illuminante di Kafka che si intitola  "I PASSANTI". Ecco il testo:"Quando di notte si passeggia per una via e, già visibile da lontano -perché la strada dinanzi a noi è in salita e c'è la luna piena-, un uomo corre verso di noi, noi non lo agguanteremo, anche se è debole e cencioso, anche se qualcuno lo rincorre urlando, bensì lo lasceremo andare.

Perché è notte, e non abbiamo colpa se dinanzi a noi la via è in salita nella luna piena, e oltre tutto quei due hanno forse inscenato la caccia per loro divertimento, forse entrambi inseguono un terzo, forse il primo viene inseguito pur essendo innocente, forse il secondo vuole uccidere, e noi diverremmo complici dell'assassinio, forse i due non sanno nulla l'uno dell'altro e corrono a letto ciascuno sotto la propria responsabilità, forse sono sonnambuli, forse il primo è armato.

E infine, non abbiamo forse il diritto di essere stanchi, e non abbiamo bevuto tanto vino? Non ci par vero che anche il secondo sia ormai scomparso dalla vista."


“I passanti” Franz Kafka






[...] "Questo suo mini-racconto s’intitola I passanti e fa parte della raccolta Meditazione. La versione analizzata è tratta dalla raccolta di tutti i racconti pubblicata da Mondadori nel 1988 (primo volume, pagina 129).

L’ambientazione è notturna e indistinta. Le indicazioni relative al luogo in cui si svolge sono imprecise, volutamente generiche. Kafka adotta un inconsueto plurale maiestatis, una specie di impersonalità pluralizzata. Probabile indizio della volontà di identificarsi con l’umanità dolente.

Un uomo che urla ne insegue un altro, fragile e malmesso. I “narratori” scelgono di non immischiarsi, abbandonando quei due al loro destino, qualunque esso sia. Si avverte in questo atteggiamento la tendenza dell’autore ad accettare come perfettamente naturali eventi che invece dovrebbero apparire bizzarri o inquietanti. L’attenzione si concentra, comunque, più sull’inseguito che sull’inseguitore, la cui unica ragion d’essere è la presenza del primo.

Nel secondo capoverso, dopo avere ribadito l’ambientazione notturna, gli “osservatori” avvertono la necessità di giustificarsi (non dipende da noi), anche se in realtà non ce ne sarebbe bisogno, perché in fondo ognuno è libero di comportarsi come meglio crede nei confronti del prossimo. Segue un elenco di ipotesi, ognuna delle quali introdotta da un forse. Si pensa immediatamente alla più comoda. È tutta una finta: quei due si stanno divertendo. Un modo per tranquillizzarsi, scaricando la coscienza, legittimando ulteriormente la decisione di restarne fuori. La paura di poter essere complici di un delitto è palpabile. L’unica certezza è proprio l’incertezza: forse i due s’ignorano completamente che è poi anche la condizione in cui si dibattono i “narratori”.

I quali nella conclusione rimangono sulla difensiva. Espongono nuove giustificazioni, rivendicano il diritto alla stanchezza, all’ebbrezza, all’indifferenza, ma soprattutto al sollievo: possiamo esser contenti di non vedere più nemmeno il secondo. Anche stavolta l’hanno scampata. Fino a quando, non si sa"