Katarina Tonkova
Per la maggior parte di noi, la guerra in Ucraina è cominciata il 24 febbraio 2022, ma per le parti coinvolte, il conflitto dura già da 11 anni a 57 giorni.
Sempre che non si voglia tornare alla prima guerra d'indipendenza Ucraina del 1917, .combattuta ovviamente contro la Russia.
Che si tratti di un conflitto complesso, senza una soluzione soddisfacente in vista, l'hanno percepito un po' tutti, anche l'amministrazione statunitense.
Trump, quando ha compreso che la pace in Ucraina non sarà il suo biglietto per l'eternità storica, ha cominciato prima innervosirsi per poi disinteressarsi.
E così le parole di Witkoff, un abile immobiliarista, ma non altrettanto capace negoziatore, nella speranza di raggiungere l'obiettivo, hanno da subito fatto la sponda alle richieste di Putin sull'annessione ufficiale delle 4 zone occupate.
Dello stesso tenore anche le parole del Segretario di Stato, Marco Rubio che ha chiesto che il conflitto venga congelato allo stato attuale, ovvero, che i territori conquistati dai russi, rimangono ai russi, altrimenti gli USA si dichiarano pronti ad abbandonare i negoziati.
"The Ukraine war is a terrible thing, but it's not our war."
Il messaggio è chiaro: Trump vuole la pace ad ogni costo, non importa come andrà finire, purché finisca e lui si possa attribuire la grande vittoria. Anzi, continuava a sottolineare come i territori ucraini sono sempre stati russi e come gli ucraini non siano altro che i russi manipolati prima dai polacchi e poi dagli austro-ungarici allo scopo di indebolire la Grande Russia. Carlson ha più volte tentato di ottenere la risposta alla domanda su perché Putin ha deciso di intervenire solo dopo 22 anni al potere e anche se quest'ultimo ha abilmente glissato nel rispondere, la replica sta tutta nei fatti. Perché Putin ha tentato da molto tempo e in ogni modo conquistare l'Ucraina. Prima in modo più ovvio e semplice, minando la politica interna sponsorizzando i dirigenti russofili, ma dopo che il suo cavallo di troia, presidente Janukovyč ha dovuto dimettersi e scappare in Russia in seguito ai numerosi scandali, corruzione e sproporzionato arricchimento dei membri della sua famiglia, Putin ha optato per la seconda soluzione - supportare e finanziare i separatisti nelle zone con forte minoranza russa.
Ma questa soluzione non solo non era ottimale, data la incontrollabilità e inaffidabilità dei personaggi coinvolti, ma non ha nemmeno portato al risultato sperato. Gli ucraini continuavano a resistere e combattere, senza cedere i propri territori.
Certo, la Crimea era una conquista, però chiaramente più simbolica che altro, non certo un risultato che Putin si aspettava. E così ha messo in atto un altro sistema di combattimento, quello sociale. Non solo la Russia da tempo offre dei stipendi sensibilmente più alti, per gli insegnati e funzionari russi disposti a trasferirsi nei territori occupati, ma con il decreto del 20 marzo di quest'anno, la Mosca ha de facto obbligato tutti gli abitanti che vivono nelle zone occupate ad assumere la cittadinanza russa, altrimenti, in quanto stranieri, devono abbandonare le proprie case entro i 90 giorni. Questa imposizione si aggiunge ad altri procedimenti coercitivi come bloccare l'erogazione delle pensioni a tutte i cittadini che non hanno preso il passaporto russo. E se nei confronti degli ucraini si procede con le minacce, dall'altra parte si offrono numerosi vantaggi come la possibilità di ottenere l'ipoteca con un tasso particolarmente vantaggioso (2%) legata alla nuove costruzioni, anche nella zone occupate dove ovviamente la maggior parte della abitazioni sono state distrutte o danneggiate.
Tutte queste manovre hanno un unico obiettivo: la sostituzione etnica sui territori occupati in modo da poter indire, tra qualche tempo, dei referendum dai risultati ampiamente scontati.
E anche se la Carta dei diritti vieta la pratica di sostituzione della cittadinanza forzata durante conflitti di guerra, questo non sembra di rappresentare alcun ostacolo nè per Putin nè per l'amministrazione statunitense.
I prossimi passi sono più che prevedibili: rimpiazzo di Zelensky con un presidente filo russo, allontanamento dell'Ucraina dall'UE e in giro di non molto, assunzione del controllo su tutto il territorio per infine annettere l'Ucraina in modo definitivo.
Putin sa che il tempo è tutto dalla sua, in fondo, anche Pietro il Grande ha condotto la Grande Guerra del Nord per 21 anni, e Putin, di certo, non si sente da meno.
Ma nulla di questo potrà portare alla pace.