domenica 15 ottobre 2017





PAROLE
di Gianfranco Giudice
Che cosa si insegna alla fine? Parole, parole da usare, da capire, da cogliere nel loro significato etimologico, nelle loro tante sfumature. Parole che diventano concetti con cui catturare e prendere assieme (dall'etimologia latina) la realtà, per capirla, comprenderla e cercare di prevederla. Parole con cui darsi ragione di quel che ci accade, con cui raccontarci e raccontare la vita per dargli un senso e dare un senso a questo pazzo mondo. Parole per parlare agli altri e mettere in relazione esistenze uniche che senza parole sarebbero come atomi incomunicanti, ma quando comunicano scoprono a volte sintonie meravigliose che ti lasciano senza terra sotto i piedi, che ti chiedi se la mancanza di comunicazione spesso non sia solo una difesa dall'angoscia di scoprirsi nudi di fronte all’altro. La storia, la filosofia, la letteratura, le scienze, l'arte, la matematica, l'educazione tecnica...sono tante parole, linguaggi e discorsi, tante reti gettate nel caos per renderlo almeno un poco e per poco ordinato. Finché come le reti nel mare, anche le nostre parole non si saranno consumate e sarà necessario tesserne di nuove, dentro un lavoro senza fine di educazione alla e della parola.