IL PROFETA DELLA INSENSIBILITÀ UMANA
Estratto da "Un incontro" di Milan Kundera
Ricordo, a proposito dei sentimenti che giustificano la crudeltà umana, una riflessione di Carl Gustav Jung. Nella sua analisi dell’Ulisse, definisce James Joyce «il profeta dell’insensibilità»: «Noi possediamo» scrive «alcuni dati per comprendere che l’inganno sentimentale ha raggiunto proporzioni veramente eccessive. Pensiamo al ruolo realmente catastrofico dei sentimenti popolari in tempo di guerra ... Il sentimentalismo è una superstruttura della brutalità. Sono convinto che siamo prigionieri del sentimentalismo e che, di conseguenza, dobbiamo trovare perfettamente ammissibile che nella nostra civiltà sopraggiunga un profeta dell’insensibilità compensatrice».
Benché «profeta dell’insensibilità», Joyce poteva restare un romanziere. Penso addirittura che avrebbe potuto trovare nella storia del romanzo i predecessori della sua «profezia». Il romanzo in quanto categoria estetica non è necessariamente legato alla concezione sentimentale dell’uomo.