sabato 20 febbraio 2021

SAGGI Michel de Montaigne Bompiani


SAGGI
Michel de Montaigne
Bompiani
....I libri forniscono inesauribile materia a ragionare e, per riflesso, a ragionare sui propri ragionamenti.... ragionare per 
ri-ragionare.....

I "Saggi" di Montaigne non sono un breviario di saggezza ben temperata, un prontuario di morale salutifera, ma lo specchio delle paure e delle difese di un essere che si scopre frammentario e diversificato. È infatti Montaigne stesso il soggetto di questo libro: soggetto mutevole, di cui appunto non l'essere si può descrivere, ma solo il passaggio, e un passaggio "di giorno in giorno, di minuto in minuto", adattando la descrizione al momento. Con alcuni secoli di anticipo sulle ricerche della psicologia, Montaigne sperimenta come la personalità sia un aggregato provvisorio, incomprensibile e affascinante, di soggetti istantanei, un mosaico di io che variano secondo le contingenze. Non per nulla i "Saggi" sono un'opera in divenire, in continua trasformazione. I due libri consegnati al tipografo per la prima volta nel 1580 (e ristampati con alcune aggiunte nel 1582), nella successiva edizione del 1588 si trovano accresciuti d'un terzo libro, non solo, ma intarsiati di più di seicento addizioni: via via che l'io muta - senza peraltro rinnegare la sua forma precedente - l'opera, sosia dell'io, dovrà mimarne le metamorfosi. In edizione tascabile la nuova traduzione di Fausta Garavini, condotta sul testo stabilito da André Tournon e con un ricco apparato di commento, che fanno di questo volume un contributo per apprezzare la modernità della scrittura dei "Saggi".


Qui miro soltanto a scoprire me stesso, e sarò forse diverso domani, se una nuova esperienza mi avrà mutato» 
(I, XXVI).Michel de Montaigne. “Saggi" 
Bompiani.
È una guida per ognuno alla comprensione della propria condizione: «Non dico gli altri, se non per dirmi di più» (I, XXVI).” Dire agli altri per meglio dire a se stessi.
I libri forniscono inesauribile materia a ragionare e, per riflesso, a ragionare sui propri ragionamenti....ragionare per 
ri-ragionare....."Essai" di Montaigne distrugge l'illusione d’una identità oggettiva, per costruire un soggetto che si interroga problematicamente  e si cerca, sotto forma di riflessi che cambiano continuamente come ridultato delle proprie ricerche. 

Non dico gli altri, se non per dirmi di più. Questo non riguarda i centoni che si pubblicano come centoni; e ne ho visti alcuni ingegnosissimi ai tempi miei, fra gli altri uno, sotto il nome di Capilupo,5 oltre agli antichi. Sono ingegni che si mostrano in altri modi e anche in questo, come Lipsio in quel dotto ed elaborato tessuto delle sue Politiche.6 [A] Comunque sia, voglio dire, e quali che siano queste sciocchezze, non ho deciso di tenerle nascoste, non più di un ritratto di me calvo e incanutito dove il pittore avesse messo non un volto perfetto, ma il mio. Perché, allo stesso modo, ci sono qui i miei umori e le mie opinioni. Le do come cose che credo io, non come cose che si debbano credere. Qui miro soltanto a scoprire me stesso, e sarò forse diverso domani, se una nuova esperienza mi avrà mutato. Non ho autorità per essere creduto, né lo desidero, sentendomi troppo male istruito per istruire gli altri.” (I,XXVI)
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Protagora dice che non c’è niente in natura se non il dubbio. Che si può ugualmente discutere di tutte le cose. Ed anche di questo, se si possa ugualmente discutere di tutte le cose. Nausifane, che delle cose che appaiono, niente esiste più che non esista. Che non vi è altra certezza che l’incertezza. Parmenide, che di ciò che appare, non esiste alcuna cosa in generale. Che non esiste che l’uno. Zenone, che nemmeno l’uno esiste. E che non c’è nulla. Se l’uno esistesse, sarebbe o in un altro o in se stesso. Se è in un altro, sono due. Se è in se stesso, sono ancora due, il contenente e il contenuto. Secondo questi dogmi la natura delle cose non è che un’ombra o falsa o vana.

  [A] Mi è sempre sembrato che per un uomo cristiano questo modo di parlare sia pieno d’indiscrezione e d’irriverenza: «Dio non può morire, Dio non può contraddirsi, Dio non può fare questo o quello». Non trovo ben fatto rinchiudere così la potenza divina sotto le leggi della nostra parola. E l’evidenza che si offre a noi in queste proposizioni, bisognerebbe rappresentarla con maggior reverenza e religione. Il nostro linguaggio ha le sue debolezze e i suoi difetti, come tutto il resto. La maggior parte delle cause degli sconvolgimenti del mondo sono grammaticali. I nostri processi non nascono che dalla disputa sull’interpretazione delle leggi; e la maggior parte delle guerre, dall’impotenza di non aver saputo chiaramente enunciare le convenzioni e gli accordi tra i principi. Quante dispute, e quanto importanti, ha prodotto nel mondo il dubbio sul senso di questa sillaba: Hoc!285 [B] Prendiamo la frase che la logica stessa ci presenterà come la più chiara. Se dite: «Fa bel tempo», e dite la verità, fa dunque bel tempo. Non è questo un parlare esplicito? Eppure ci ingannerà. A riprova, teniamo dietro all’esempio. Se dite: «Io mento», e dite il vero, dunque mentite. L’arte, la ragione, la forza della conclusione di questa frase sono uguali all’altra, tuttavia eccoci impantanati. [A] Vedo i filosofi pirroniani che non possono esprimere la loro concezione generale in alcuna forma di parlare: poiché occorrerebbe loro un nuovo linguaggio. Il nostro è tutto formato di proposizioni affermative, che sono loro assolutamente invise. Sicché quando dicono: «Io dubito», li si prende subito alla gola per far loro riconoscere che almeno affermano e sanno questo, che dubitano.286 Così sono stati costretti a rifugiarsi in quest’altro paragone della medicina, senza il quale la loro posizione sarebbe inesplicabile: quando proferiscono «Io ignoro», o «Io dubito», dicono che questa proposizione se ne parte insieme al resto, né più né meno che il rabarbaro che spinge fuori gli umori cattivi ed esce fuori insieme con essi. [B] Questa fantasia è più chiaramente espressa in forma interrogativa: «Che cosa so?» come io l’ho posta per motto su una bilancia. (Cap. XII)