IL TESTO NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA
Vincenzo Vitiello.
- La storia della filosofia e il testo -
“ Quali i «soggetti» della storia della filosofia? Platone, Aristotele, Duns Scoto, Spinoza… Ma che cosa indicano questi nomi? Non certo le persone fisiche. Non ha molto interesse, in filosofia, sapere che Hegel ha avuto un figlio naturale da Christiana Fischer, sua padrona di casa a Jena; né che Kant si faceva svegliare dal suo cameriere personale alle cinque in punto di ogni mattina. Ma ‹quid› dei viaggi di Platone a Siracusa presso il tiranno Dionisio? Certo questi viaggi sono importanti – solo, però, per il loro esito filosofico, per la traccia che hanno lasciato nel pensiero. È la traccia che interessa: l’‹excursus› filosofico della ‹VII Lettera› - per intenderci. Ma ipotizziamo che dei viaggi di Platone che dei viaggi di Platone si fosse perduta memoria, sarebbe per questo impedita la nostra comprensione filosofica della ‹Repubblica›, del ‹Politico›, delle ‹Leggi›?
Con ciò non s’intende separare la storia della filosofia dalle altre storie, s’intende soltanto sottrarre il loro rapporto alla banalità di un condizionamento a senso unico o reciproco, secondo le viete formule della relazione struttura/sovrastruttura o del circolo delle forme spirituali.
Dunque, riproponiamo la domanda iniziale: quale il ‹soggetto› della storia della filosofia? Se non la persona, cosa? Non Kant. Non Hegel. Ma la ‹Critica della ragion pura›, la ‹Scienza della logica›. Il testo filosofico, quindi. Ma cos’è un «testo»?”
VINCENZO VITIELLO (1935), “Storia della filosofia”, in AA.VV., “Filosofia”, ‘Dizionario’ a cura di Carlo Sini, Jaka Book, Milano 1982 (I ed.), Parte prima ‘Prolusioni’, 14, p. 50.