GIOCARE COL FUOCO.
Immagine di un sogno.
di Emanuela Fortunato
Al di là della mente, della morale.
Sfondo una porta aperta se vedo mille uomini con te e mille donne e mille istanti in cui io non ci sono più.
Vedo la tua bocca stanca dopo aver detto tante parole diverse, e gli sguardi e il sangue.
Ontofobia. Una scossa nel corpo. Le mani in pasta, gli alberi con la neve sui rami, la grandine che picchia sui vetri, il Vesuvio mangiato dalla nebbia.
Mille facce mille donne mille attenzioni d'amore. Mor(t)ale.
Mille facce mille uomini mille attenzioni d'amore. Mor(t)ale.
Torno a me, a questi'io che dimentico, che è solo un'ombra, un'idea fissa, un'idea vostra. Il fuoco mi nutre. Mi nutro del possibile nella distanza fra me e le stelle.
Lasciare andare, lasciarsi andare e andare oltre una ferita per dire tutto e il suo contrario a te, a me, al mondo. Perché ero ben consapevole di farti del male quando una fredda scommessa mi portò nel letto di un passante. La pioggia si aggiungeva al mare e il mare a ponente non riportava le onde. Volevo le onde e ti ferii con la notte.
Lasciare andare, lasciarsi andare.
Ma un amore che ha bruciato nel sangue una volta e il fuoco lo scosse è un ventre fertile che partorisce e lascia figli nel bosco. Annuso le margherite, i fili d'erba, accarezzo la terra bagnata, mi tuffo nelle pozzanghere.
Un amore che ha bruciato nel sangue è un invito a ripetere, a cantare altro stupore, altra amicizia, altro amore, ancora.