RACCONTI DEI NONNI DI ARIANNA
Marianna Saraceno
Dovevo scrivere due righe..... poi la nostalgia mi ha preso la mano.....
Quando eravamo bambini mangiavamo sempre quello che i nostri genitori ci preparavano; non c'erano supermercati o grandi negozi in cui fare la spesa, c'erano solo piccoli negozietti dove si compravano le cose indispensabili.Tutto il resto veniva dalla campagna e dal lavoro di conservazione dei prodotti delle nostre mamme e nonne. Mangiavamo solo prodotti di stagione: al tempo delle ciliegie ne avevamo ceste piene che mangiavamo a piene mani, d'estate pere, pesche, albicocche e fichi, colti maturi dalla pianta e consumati di giorno in giorno; in autunno castagne, noci e uva in abbondanza, d'inverno gli agrumi. Si cercava di conservare per l'inverno e per le feste tutto ciò che non veniva consumato, trasformandolo in golosi dolci. I fichi erano abbondanti d'estate , allora si tagliavano a metà e si facevano seccare al sole conservandoli in sacchi di juta. Verso Natale le mamme li tiravano fuori e li riempivano col gheriglio delle noci e un pezzettino di buccia di mandarino, li chiudevano bene con le mani e li mettevano nel forno a legna che ogni famiglia possedeva. Si spandeva nell'aria un profumo delizioso che faceva venire l'acquolina in bocca. Le famiglie più ricche impreziosivano questi fichi immergendoli nel cioccolato fuso e lasciato raffreddare. Era il nostro dolce di Natale insieme a noci, nocciole e mandarini.
Nel forno a legna,come quello dei pizzaioli, le donne cuocevano il pane una volta la settimana: preparavano la pasta col lievito madre e, quando era bella gonfia, ne facevano tante forme che venivano incise a croce sulla superficie e infornate.Quando il pane era dorato si tirava fuori e si poneva in una cassapanca ben ricoperto con teli bianchissimi e consumato durante la settimana.Qualche volta, per noi bambini, le nonne infornavano pizzette preparate con lo stesso impasto e arricchite con pomodori, origano e olio; noi le aspettavamo con ansia e le gustavamo a piccoli bocconi per farle durare di più.
Il nonno , ogni sera portava a casa il bidoncino del latte appena munto ,così al mattino la nonna lo faceva bollire e lo versava in una tazza grande con una fetta di pane più secco a pezzettini, lo mangiavamo col cucchiaio prima di andare a scuola. Niente merendine o biscotti.
per pranzo si mangiava tutto ciò che la campagna ci forniva, verdure, legumi freschi o secchi, secondo la stagione, salumi fatti in casa, formaggi, olio e vino di nostra produzione.La carne si mangiava di domenica ed era la gallina o il pollo che allevavamo liberi di razzolare in campagna; d'inverno, quando si uccideva il maiale per produrre salumi, si mangiava anche carne di maiale,quella che non si poteva conservare. Il maiale veniva alimentato con tutto quello che avanzava in casa e che si conservava in un secchio, ma anche patate, fichi, pere e tutto ciò che la campagna offriva. Dunque gli animali, così allevati mangiavano più o meno lo stesso cibo che mangiavamo noi, pertanto le carni erano sane e gustose. Del maiale non si buttava niente, pensate che le nonne, col grasso ed un preciso sistema di bollitura producevano anche il sapone!
I salumi e i formaggi venivano conservati per durare tutto l'inverno co diversi metodi: sott'olio, sotto sale, o sotto spezie varie per non ammuffire. Non mangiavamo mai cibi surgelati, d'altronde non avevamo surgelatori. D'estate, con i pomodori colti alla giusta maturazione si faceva la salsa, tantissime bottiglie di vetro che le nostre mamme preparavano,il metodo di conservazione era la bollitura sottovuoto.
A noi bambini davano da bere anche le uova appena prese dal pollaio, come energetico, a volte crude facendo due buchini che poi ci toccava succhiare, questo non ci piaceva e cercavamo di scappare per non mangiarle, invece le nonne ci preparavano l'uovo sbattuto con lo zucchero, allora era una festa, oppure alla coque con un po' di sale e pezzettini di pane da intingere. Le nonne cercavano di addolcire tutto quello che potevano per vederci contenti: noi il gelato e i dolci li mangiavamo solo in occasione di matrimoni e cerimonie.
Si faceva la pasta in casa per la domenica, in Calabria i filatelli, specie di bucatini, i nonni del nord mangiavano spesso la polenta con intingoli di funghi o di carni e verdure fresche dell'orto, la nonna Nadia che viveva a Milano mangiava spesso il risotto con le salamelle e la cotoletta.
Ciò che accomunava l'alimentazione di questi nonni del nord e del sud era che si comprava solo l'indispensabile, si procurava tutto il resto col lavoro dei campi e di conservazione tutto il resto. Avevamo il necessario, fresco, di stagione, coltivato con metodi naturali, senza sostanze chimiche e conservanti.
La spazzatura prodotta era minima, infatti l'ambiente non era inquinato come adesso e noi bambini crescevamo sani e vivaci all'aperto.