martedì 28 marzo 2017


RICORDI: Kiev 1989
di Piero Carnini
Facevo parte della delegazione del PCI con Patrizio del Nero in quel lontano 1989. Missione Mosca, S. Pietroburgo, Kiev e qualche altra cittadina minore per visitare la tomba di Boris Godunov o qualche statua di eroi e operai come raccontava il poeta ne “Le ragazze dell’Est”.Tutti quelli che erano con noi avevano impegni commerciali per promuovere le loro aziende presso le autorità sovietiche. Chi comperava gas… chi vendeva prodotti dell’Emilia Romagna… chi prenotava il Coro dell’Armata Rossa. Il mio impegno era molto semplice: assicurarmi i campioni del mondo di pattinaggio artistico e di ginnastica ritmica per alcuni spettacoli tra Bormio e Chiavenna; a tale scopo incontrai il Ministro dello Sport dell’Unione Sovietica e la trattativa fu breve e positiva: 50 milioni di lire, una stretta di mano, nessuna tangente o richiesta men che lecita. Invitai sua figlia a visitare la Valtellina e l’Italia. Come si direbbe oggi, un bell’incontro. Con Patrizio invece, dopo la visita alla sede della Pravda, ebbi l’incarico di incontrare il Primo segretario del Partito Comunista Ucraino, Shcherbitsly. Ci alzammo di buonora. Scegliemmo il miglior vestito e ci avviammo con qualche timore verso questo per noi sconosciuto personaggio. Sulla piazza antistante la sua residenza, con nostra sorpresa, ci imbattemmo in una manifestazione di protesta promossa da intellettuali e gente comune contro il regime dell’uomo di Breznev. Patrizio, mi propose di partecipare al finanziamento della manifestazione. Mi parve pazzo, ma l’idea mi stuzzicò… A rischio di un arresto mettemmo le mani in tasca per estrarre i dollari che non ci sarebbero serviti e li donammo ai leader dei manifestanti. Nessuno ci fermò. Scattammo alcune foto ricordo molto discrete e andammo all’incontro con l’uomo del potere di Kiev. La camera dove ci ricevette era surriscaldata; la forte emozione dovuta al nostro incauto agire a sostegno dello sciopero; le domande piene di azzardi che volevamo porre… il riscaldamento che funzionava a pieno regime in un caldissimo giorno di fine settembre mi fece apparire quel luogo l’anticamera dell’inferno. Il leader ucraino tenne la sua relazione scontata come ci aspettavamo. Lo lasciammo finire e, non mi ricordo chi, formulò il quesito scottante:” Abbiamo visto in piazza migliaia di manifestanti”, cosa ne pensa?! La risposta fu lapidaria :”Straccioni”… 
Nessuno ebbe l’ardire di continuare; passammo subito ad argomenti di circostanza. Al clima esterno e interno, atteggiamento naturale di chi è in grave difficoltà. Scoprimmo allora che i caloriferi erano accesi con le finestre aperte, perché la nafta andava consumata prima dell’arrivo pianificato da tempo del nuovo carico e le rondelle arrugginite non consentivano di spegnere ogni singolo riscaldamento. Nessuno di noi sorrise prima di accomiatarci dall’illustre interlocutore. 
A pomeriggio inoltrato ci arrivò la notizia all’Hotel “Cigno Bianco” che il Primo segretario del Partito Comunista dell’Ucraina era stato dimesso dagli uomini del Kremlino.
In ottobre iniziò il lavoro del Movimento degli Arancioni che ha visto negli anni seguenti alterne vicissitudini.
A volte, quando ascolto il poeta che canta “La primavera che non venne mai”, torno con il pensiero a Kiev… a quello storico giorno.
Putin senza fare nulla di storico ancora oggi reprime ogni dissenso facendomi sprofondare nello sconforto… Con Patrizio, al ritorno in Italia avevamo qualche speranza che quel mondo (e non solo quello, cambiasse)… ma, purtroppo l’oggi è rimasto uguale a quel lontano fine settembre del 1989.