venerdì 25 ottobre 2019


IL ROMANZO DEL CONTRABBASSO.
Estratto da "Novelle"
Anton Čechov 

Il musicante Smic'kòv si recava dalla città alla villa del principe Bibulov, dove, in occasione d'un fidanzamento, -aveva luogo  una serata con musica e danze. Sul suo dorso posava un enorme contrabbasso in custodia di pelle. Andava Smic'kòv per la riva del fiume, rotolante le sue fredde acque, anche se non maestosamente, in guisa però assai poetica.
-Non converrebbe far un bagno? , pensò.
Senza riflettere a lungo, egli si svestì e immerse il corpo nei freschi flutti. Era una sera splendida. La poetica anima di Smic'kòv prese ad accordarsi in conformità dell'armonia di ciò ch'era intorno.
Ma qual dolce sentimento gli avvolse l'anima, quando, nuotato un centinaio di passi da un lato, scorse una bella fanciulla seduta sull'erta ripa a pescar con la lenza. Egli trattenne il fiato e si sentì mancare per un fiotto di sentimenti di varia natura: ricordi dell'infanzia, nostalgia del passato, amore che si destava... Dio; e lui che pensava di non esser più in grado d'amare! Dopo che aveva perduto la fede nell'umanità (sua moglie, ardentemente amata, era fuggita con un amico di lui, il suonatore di fagotto Sobakin), il suo petto si era colmato d'un senso di vuoto, ed egli s'era fatto misantropo.
-Che è la vita? , più di una volta s'era fatta la domanda. -Per che cosa viviamo? La vita è un mito, un sogno... un ventriloquio... .
Ma stando davanti alla bella addormentata (non era difficile osservare ch'ella dormiva), egli d'un tratto, contro la sua volontà, senti in petto alcunché di simile all'amore. A lungo ristette dinanzi a lei, divorandola con gli occhi...
-Ma basta... , pensò, mandando un profondo sospiro.
-Addio, miracolosa visione! E' ormai l'ora per me d'andare al ballo di sua eccellenza... .
E, dato ancora uno sguardo alla bella, stava già per nuotare indietro, quando nella sua testa balena un'idea.
-Bisogna che le lasci un mio ricordo! , pensò. -Le aggancerò qualcosa all'amo. Sarà una sorpresa da parte d'un ignoto .
Smic'kòv nuotò piano verso la sponda, colse un grosso mazzo di fiori di campo e acquatici e, legatolo con uno stelo di atrepice, lo attaccò all'amo.
Il mazzo andò a fondo e si tirò dietro il grazioso galleggiante.
La saggezza, le leggi di natura e la condizione sociale del mio eroe esigono che il romanzo finisca in questo punto, ma ahimè! il fato di un autore è inesorabile: per circostanze indipendenti dall'autore, il romanzo non finì col mazzo di fiori. A dispetto del buon senso e della natura delle cose, il povero e oscuro suonatore di contrabbasso doveva rappresentare nella vita d'una illustre e ricca beltà una parte importante.
Giunto a nuoto alla riva, Smic'kòv fu sbalordito: egli non scorse i suoi panni. Li avevano rubati... Ignoti malfattori, mentr'egli contemplava la bella, avevan portato via tutto, tranne il contrabbasso e il cilindro.
- Maledetti! - esclamò Smic'kòv. - Oh, progenie di arpie! Non tanto mi conturba la perdita del vestito (ché un vestito è perituro), quanto il pensiero che mi toccherà andarmene tutto nudo e con ciò mancare contro la pubblica moralità.
Egli sedette sulla custodia del contrabbasso e si diede a cercare una via d'uscita dalla sua orribile situazione.
-Non posso mica andar nudo dal principe Bibulov! , pensava. -Vi saran delle dame! E per di più i ladri hanno rubato con i calzoni anche la colofonia che vi si trovava dentro! .
Egli pensò a lungo, tormentosamente, fino ad averne dolore di tempie.
-Ah! , si rammentò infine. -Non lontano dalla riva fra i cespugli c'è un ponticello... Mentre si farà scuro, potrò starmene sotto quel ponticello, e a sera, al buio, raggiungerò la prima isba... .
Fermatosi a questo pensiero, Smic'kòv mise il cilindro, si gettò sul dorso il contrabbasso e si trascinò fino ai cespugli. Nudo, con lo strumento musicale sul dorso, egli rammentava qualche mitico semidio dell'antichità.
Adesso, lettore, mentre il mio eroe se ne sta sotto il ponte e si abbandona al suo cruccio, lasciamolo per qualche tempo e volgiamoci alla fanciulla in atto di pescare. Che ne è di lei? La bella, svegliatasi e non avendo scorto sull'acqua il galleggiante, si affrettò a tirare la lenza. La lenza si tese, ma l'uncino e il galleggiante non apparvero fuori dell'acqua. Il mazzo di Smic'kòv, è evidente, si era riempito d'acqua, gonfiandosi, e si era appesantito.
-O s'è acchiappato un grosso pesce , pensò la fanciulla, -oppure s'è impigliato l'amo .
Dopo aver tirato ancora un po' la lenza, la fanciulla concluse che l'uncino s'era impigliato.
-Che peccato! , pensò. -La sera abboccano così bene! Che fare? .
E senza pensarci a lungo, la bizzarra fanciulla gettò da sé le eteree vesti e immerse il bellissimo corpo nei flutti fino alle marmoree spalle. Non fu facile liberare l'uncino dal mazzo, nel quale si era aggrovigliata la lenza, ma pazienza e fatica ebbero il sopravvento. Di lì a circa un quarto d'ora la bella, raggiante e felice, usciva dall'acqua, tenendo in mano l'uncino.
Ma la sorte maligna la guatava. I malviventi che avevan rubato il vestito di Smic'kòv, avevano trafugato anche le sue vesti, non lasciandole se non il barattolo coi vermi.
-Che posso fare? , si mise a piangere. -Forse andare in tal guisa? No, mai! Meglio la morte! Aspetterò che imbrunisca; allora, al buio, arriverò da zia Agafia e la manderò a casa a prendere una veste... E intanto andrò a nascondermi sotto il ponticello .
La mia eroina, scegliendo i tratti dove l'erba era più alta e chinandosi, corse verso il ponticello. Nell'infilarsi sotto il ponte, scorse là un uomo nudo con una criniera da musicista e il petto villoso, mandò un grido e perdette i sensi.
Smic'kòv pure s'era spaventato. Dapprima scambiò la fanciulla per una naiade.
-Non sarà una sirena fluviale, venuta a sedurmi? , pensò, e questa supposizione lo lusingò, giacché aveva sempre avuto un alto concetto del suo esteriore. -Se poi non è una sirena, ma un essere umano, come spiegare questa strana metamorfosi? Perché è qui, sotto il ponte? E che ha? .
Mentr'egli risolveva questi quesiti, la bella tornava in sé.
- Non uccidetemi! - mormorò. - Sono la principessina Bibulov. Vi scongiuro! Vi si darà molto denaro! Or ora stavo sganciando nell'acqua l'uncino, e dei ladri mi hanno rubato il mio vestito nuovo, gli stivaletti e tutto!
- Signorina! - rispose Smic'kòv con voce supplice. - Anche a me han del pari rubato il mio vestito. Inoltre con i calzoni hanno portato via anche la colofonia che c'era dentro!
Tutti coloro che suonano contrabbassi e tromboni per lo più sono di poca inventiva; Smic'kòv invece era una piacevole eccezione.
- Signorina! - diss'egli, dopo aver atteso un poco. - Vi turba, lo vedo, il mio aspetto. Ma, convenitene, a me non è possibile uscire di qui per le stesse ragioni che a voi. Ecco che cosa ho ideato: non vi andrebbe di adagiarvi nella custodia del mio contrabbasso e coprirvi con il coperchio? Ciò mi nasconderà alla vostra vista...
Ciò detto, Smic'kòv tirò fuori dall'astuccio il contrabbasso. Per un minuto gli parve, cedendo la custodia, di profanare la sacra arte, ma l'esitazione fu di breve durata. La bella si adagiò nella custodia e si acciambellò, e lui strinse le cinghie e prese ad allietarsi che la natura lo avesse dotato di tanto ingegno.
- Ora, signorina, voi non mi vedete, - disse. - Riposate qui e state tranquilla. Quando farà buio, vi porterò a casa dei vostri genitori. A prendere il contrabbasso posso venirci anche dopo.
Al sopraggiungere dell'oscurità Smic'kòv si caricò sulle spalle la custodia con la bella e si trascinò verso la villa di Bibulov. Il suo piano era questo: da principio avrebbe raggiunto la prima isba e si sarebbe rifornito di vestiario, poi avrebbe proseguito...
-Non c'è male senza bene... , pensava, sollevando la polvere con i piedi nudi e chinandosi sotto il carico. -Del caloroso interesse che io ho preso alla sorte della principessina, Bibulov mi compenserà certo generosamente .
- Signorina, state comoda? - domandava poi col tono del "cavalier galant" che invita a una quadriglia. - Di grazia, non fate complimenti e disponete nella mia custodia come se foste in casa vostra!
D'un tratto al galante Smic'kòv parve che davanti a lui, avvolte nell'oscurità, camminassero due figure d'uomo. Scrutando più attentamente, si convinse che non era un'illusione ottica: le figure effettivamente camminavano, anzi recavano in mano certi fagotti...
-Non saranno i ladri? , gli balenò in testa. -Portano qualche cosa!
Sono probabilmente i nostri vestiti! .
Smic'kòv posò la custodia al margine della strada e rincorse le figure.
- Alto là! - gridò. - Alt! Fermi!
Le figure si volsero e, accortesi dell'inseguimento, se la diedero a gambe... La principessina ancora a lungo intese rapidi passi e grida di -alto là! . Infine tutto tacque.
Smic'kòv si era lasciato trascinare dall'inseguimento e, probabilmente, alla bella sarebbe toccato giacere ancora a lungo nel campo vicino alla strada, se non era un fortunato gioco del caso.
Accadde che in quel mentre percorressero la stessa strada per la villa di Bibulov i colleghi di Smic'kòv, il flautista Zuc'kòv e il clarinetto Razmachaikin. Inciampati nella custodia, i due si guardarono meravigliati e spalancarono le braccia.
- Il contrabbasso! - disse Zuc'kòv. - Ah, ma questo è il contrabbasso del nostro Smic'kòv! Ma com'è capitato qui?
- Probabilmente, qualcosa è accaduto a Smic'kòv, - concluse Razmachaikin. - O ha preso la sbornia, oppure l'hanno derubato... In ogni caso, lasciar qui il contrabbasso non va. Prendiamolo con noi.
Zuc'kòv si gettò sul dorso la custodia, e i musicanti proseguirono.
- Lo sa il diavolo, che peso è! - brontolò per tutta la strada il flautista. - Per nulla al mondo acconsentirei a suonare una tal cariatide... Uff!
Giunti alla villa del conte Bibulov, i sonatori deposero la custodia nel posto riservato all'orchestra e si diressero al ristoro.
In quel mentre nella villa già accendevano i lampadari e i bracci. Il fidanzato, consigliere di Corte Lakeic', funzionario bello e simpatico del dicastero delle vie di comunicazione, stava in mezzo alla sala e, con le mani in tasca, discorreva col conte Skàlikov. Parlavano di musica.
- Io, conte, - diceva Lakeic', - a Napoli conoscevo di persona un violinista che operava letteralmente prodigi. Voi non crederete! Sul contrabbasso... su un comune contrabbasso egli cavava trilli così indiavolati da far paura, semplicemente! Sonava i valzer di Strauss!
- Finitela, codesto non è possibile... - mise in dubbio il conte.
- Vi assicuro! Perfino la rapsodia di Liszt eseguiva! Io abitavo con lui nella stessa camera, anzi, non avendo da fare, appresi da lui a suonare sul contrabbasso la rapsodia di Liszt.
- La rapsodia di Liszt... Uhm! ... voi scherzate...
- Non credete? - rise Lakeic'. - Allora ve lo proverò subito!
Andiamo in orchestra!
Il fidanzato e il conte si diressero all'orchestra. Accostatisi al contrabbasso, presero lesti a scioglier le cinghie... e oh, spavento!
Ma a questo punto, mentre il lettore, dando libero corso alla sua immaginazione, delinea l'esito della disputa musicale, torniamo a Smic'kòv... Il povero suonatore, non avendo raggiunto i ladri ed essendo tornato al luogo dove aveva lasciato la custodia, più non vide il prezioso carico. Perdendosi in congetture, egli fece più volte la strada su e giù e, non avendo trovato l'astuccio, concluse che non aveva imbroccato la strada giusta...
-E' orribile! , pensava, afferrandosi per i capelli e rabbrividendo.
-Lei soffocherà nell'astuccio! Sono un assassino! .
Fino a mezzanotte in punto Smic'kòv vagò per le strade e cercò l'astuccio, ma alla fine, stremato di forze, se n'andò sotto il ponticello.
- Cercherò all'alba, - stabilì.
Le ricerche all'alba diedero lo stesso risultato, e Smic'kòv risolse di aspettare sotto il ponte la notte...
- La troverò! - mormorava, togliendosi il cilindro e afferrandosi i capelli. - Dovessi cercare un anno, la troverò!
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E tuttora i contadini che abitano i luoghi descritti narrano che le notti presso il ponticello si può vedere un uomo nudo, coperto dai capelli e in cilindro. Ogni tanto da sotto il ponticello si sente il rantolo d'un contrabbasso.