venerdì 25 ottobre 2019


NELLE TENEBRE
Estratto da "Novelle"
Anton Čechov

Una mosca di media grandezza s'insinuò nel naso del sostituto procuratore, consigliere di Corte Gaghin. L'avesse punta la curiosità o, forse, vi fosse capitata per storditezza, fatto è che il naso non resse alla presenza d'un corpo estraneo e accennò a uno starnuto.
Gaghin starnutò, starnutò con sentimento, con un sibilo acuto e così forte che il letto sussultò e mandò un suono di molla agitata. La consorte di Gaghin, Maria Michàilovna, una bionda grossa e paffuta, sussultò anche lei e si destò. Ella guardò nelle tenebre, sospirò e si girò sull'altro fianco. Di li a un cinque minuti si girò ancora una volta, chiuse più stretti gli occhi, ma il sonno ormai non le ritornava. Dopo aver sospirato un po' ed essersi voltata da un fianco sull'altro, ella si sollevò, scavalcò il marito e, calzate le pianelle, andò alla finestra.
Fuori era buio. Si vedevan solo i profili degli alberi e gli scuri tetti delle rimesse. L'oriente era un tantino impallidito, ma anche quel pallore si accingevano a velarlo le nubi. Nell'aria, addormentata e avvolta nella caligine, stagnava la quiete. Taceva perfino il guardiano delle villette, che riceveva denaro per turbare con colpi la quiete notturna, taceva anche il re di quaglie, l'unico pennuto selvatico che non fuggisse la vicinanza dei villeggianti della capitale.
La quiete turbò Maria Michàilovna in persona. Stando alla finestra a guardar fuori, ella d'un tratto mandò un grido. Le era parso che dall'aiuola col gracile pioppo tosato s'insinuasse verso la casa una figura scura. Dapprima pensò che fosse una mucca o un cavallo, ma poi, stropicciatisi gli occhi, prese a distinguere chiaramente dei contorni umani.
Dopo di ciò le parve che la figura scura si fosse accostata alla finestra che si affacciava dalla cucina e, dopo aver sostato un po', evidentemente incerta, fosse salita con un piede sulla cornice e... scomparsa nel buio della finestra.
-Un ladro! , le balenò in testa; e un pallore mortale le si diffuse sul volto.
E in un lampo la sua immaginazione le disegnò il quadro che tanto paventano le villeggianti: un ladro s'introduce in cucina, dalla cucina in sala da pranzo... l'argenteria è nella credenza... più in là c'è la camera... un'accetta... una faccia da brigante... gli ori... Le ginocchia le si piegarono e un formicolio le corse per la schiena.
- Vassia! - ella prese a tirare il marito. - "Basile"! Vassili Prokofic'! Ah, Dio mio, è come morto! Svégliati, "Basile", te ne supplico!
- B-be'? - muggì il sostituto procuratore, tirandosi dentro l'aria ed emettendo suoni masticatori.
- Svegliati, per amor del Creatore! Da noi in cucina s'è cacciato un ladro! Sto alla finestra, guardo, e qualcuno entra dalla finestra.
Dalla cucina penetrerà in sala da pranzo... I cucchiai sono nella credenza! "Basile"! Da Mavra Jegòrovna l'anno scorso, s'introdussero pure così.
- Chi... chi vai cercando?
- Dio, non sente! Ma capisci dunque, pezzo di sasso, che ho visto or ora come da noi in cucina s'è introdotto un uomo! Pelagheia si spaventerà, e.. l'argenteria è nella credenza!
- Scempiaggini!
- "Basile", questo è intollerabile. Ti parlo d'un pericolo, e tu dormi e mugoli! Ma che vuoi? Vuoi che ci derubino e ci sgozzino?
Il sostituto procuratore si levò lentamente e sedette sul letto, facendo risonar l'aria di sbadigli.
- Il diavolo vi conosce, che razza di gente siete! borbottò. Possibile che perfin di notte non si abbia requie? Ti destano per bazzecole.
- Ma ti giuro, "Basile", ho visto come un uomo s'è rampicato sulla finestra!
- Ebbene che c'è? Si rampichi pure... Secondo tutta probabilità, da Pelagheia è venuto il suo pompiere.
- Che co-o-sa? Che hai detto?
- Ho detto che da Pelagheia sarà venuto il pompiere.
- Tanto peggio! - gridò Maria Michàilovna. - Quest'è peggio di un ladro! Non sopporterò in casa mia il cinismo!
- Ma che virtù, guarda un po'... Non sopporterò il cinismo... Ma forse che questo è cinismo? A che pro avventare senza senso parole forestiere? Questo, mammina mia, usa da tempo immemorabile, è consacrato dalla tradizione. E' pompiere appunto per andarsene colle cuoche.
- No, "Basile"! Vuol dire che non mi conosci! Io non posso tollerare il pensiero che in casa mia una tale... una simile cosa... Fa' il favore di andar sull'istante in cucina e ordinagli di filar via!
Sull'istante! E domani dirò a Pelagheia che non ardisca permettersi consimili azioni! Quando sarò morta, potrete permettere in casa vostra atti di cinismo, ma ora guardatevene bene. Favorite andare!
- Diavolo... - brontolò Gaghin con dispetto. - Su, ragiona col tuo microscopico cervello di donna; perché ci andrei?
- "Basile", io svengo!
Gaghin sputò, calzò le pantofole, sputò ancora una volta e si avviò in cucina. Era buio come in una botte tappata, e al sostituto procuratore toccò dirigersi a tentoni. Per via tastò l'uscio della camera dei bambini e destò la bambinaia.
- Vasilissa, - disse, - ieri avevi preso la mia veste da camera a pulire. Dov'è?
- L'ho data a pulire a Pelagheia, padrone.
- Che disordine è questo? Prendere prendete, e non mettete a posto...
Va' ora a girare senza veste da camera!
Entrato n cucina, si diresse verso il posto dove, su un baule, sotto un palchetto con casseruole, dormiva la cuoca.
- Pelagheia! - cominciò egli, palpando una spalla e spingendo. - Tu!
Pelagheia! Su, perché fingi? Non dormi mica! Chi è entrato or ora da te per la finestra?
- Uhm!... buongiorno! Entrato dalla finestra! Chi doveva entrare?
- Ma tu quel... è inutile confonder le carte! Di' dunque piuttosto al tuo birbo che se la squagli mentr'è sano e salvo. Senti? Qui non ha nulla da fare!
- Ma siete in senno, padrone? Buongiorno... Han trovato la sciocca...
Ti strapazzi tutto il santo giorno, correndo di qua e di là, non conosci requie, e ti vengon di notte con parole così. Tiri avanti a quattro rubli al mese con tè e zucchero a conto tuo, e tranne che queste parole, altr'onore non vedi da parte di nessuno... Sono stata da mercanti, ma un'onta simile non l'ho mai vista.
- Via, via... non c'è da pianger miseria! Che sul momento non ci sia più qui il tuo soldataccio! Senti?
- Fate peccato, padrone! - disse Pelagheia, e nella sua voce si sentirono le lacrime. - Signori istruiti... nobili, e punta di quella comprensione che, forse, con le nostre pene... con la nostra vita infelice... - Ella si mise a piangere. - Ci si può offendere, noi.
Non c'è chi ci difenda.
- Su, su... per me, sai, è tutt'uno! Mi ha mandato qui la padrona. Per me, fa' magari entrare un folletto dalla finestra, che non me n'importa.
Al sostituto procuratore restava solo da confessare di aver avuto torto nel far quell'interrogatorio, e tornarsene dalla consorte.
- Ascolta, Pelagheia, - disse, - hai preso la mia veste da camera per pulirla. Dov'è?
- Ah, padrone, scusate, ho dimenticato di mettervela sulla sedia. E' appesa accanto alla stufa, a un chiodino.
Gaghin cercò a tentoni la veste da camera accanto alla stufa, la indossò e lemme lemme filò nella stanza da letto.
Maria Michàilovna, uscito il marito, si era stesa sul letto e messa ad aspettare. Per un tre minuti era stata tranquilla, ma poi aveva cominciato a torturarla l'inquietudine. -Quanto ci mette a venire, però! , pensava. -Va bene, se là vi è quel... cinico, già, ma se c'e un ladro? .
E la sua immaginazione le aveva nuovamente disegnato un quadro: il marito entra nella cucina buia... un colpo col dorso della scure... muore, senza emettere un suono... una pozza di sangue...
Eran passati cinque minuti, cinque e mezzo, infine sei. Sulla fronte le spuntò un sudore freddo.
- "Basile"! - strillò. - "Basile"!
- Be', perché gridi? Sono qui... - ella udì la voce e i passi del marito. - Che forse ti si scanna?
Il sostituto procuratore si accostò al letto e sedette sulla sponda.
- Non c'è nessuno di là, - disse. - T'è parso di vedere, bel tipo che sei... Puoi tranquillarti; la tua scioccona, Pelagheia, è virtuosa al pari della sua padrona. Ma che paurosa sei! Ma che...
E il sostituto procuratore cominciò a stuzzicare sua moglie. Egli si era rasserenato, e non aveva più voglia di dormire.
- Che paurosa! - rideva. - Domani stesso va' dal dottore a curarti delle allucinazioni. Sei una psicopatica!
- Si sente un odor di catrame... - disse la moglie. - Di catrame o... qualcosa di simile, cipolle... "s'ci".
- Ma sì... Qualcosa di simile nell'aria... Non si ha voglia di dormire! Ecco che cosa, ora accendo la candela. Dove li abbiamo i fiammiferi? E a proposito, ti mostrerò la fotografia del procuratore della Corte d'appello. Ieri si accomiatò da noi e diede a ciascuno il suo ritratto. Con autografo.
Gaghin sfregò un fiammifero sul muro e accese la candela. Ma prima ch'egli avesse fatto un passo dal letto per andar a prendere la fotografia, dietro di lui risuonò un grido acuto, che lacerava l'anima. Voltatosi a guardare, scorse i due grandi occhi della moglie a lui rivolti e pieni di stupore, di sgomento, d'ira...
- Ti sei tolto in cucina la tua veste da camera? - domandò ella, facendosi smorta.
- Ebbene?
- Datti un'occhiata!
Il sostituto procuratore si guardò addosso e mandò un gemito. Sulle sue spalle, invece della veste da camera, ciondolava un cappotto da pompiere. Com'era capitato sulle sue spalle? Mentr'egli risolveva tale quesito la moglie disegnava nella propria immaginazione un nuovo quadro, orrendo, impossibile: buio, silenzio, bisbigli eccetera, eccetera...